Vittoria
Aganoor
Vittoria Aganoor
Vittoria Aganoor nacque a Padova nel 1855 (morì
a Roma nel 1910) da una famiglia di origine armena nobiliare da
molti anni in Italia. Fu discepola di Giacomo Zanella e di Enrico
Nencioni ; la sua casa era frequentata tra gli altri da Andrea
Maffei, Antonio Fogazzaro. Nel 1976 si trasferì a Napoli.
Fu legata sentimen talmente al poeta Domenico Gnoli con cui scambiò
un interessante epistolario. Nel 1901, uscita da un infelice amore,
sposò il nobile e deputato Guido Pompilj, e andò
a vivere con lui a Perugia. La sua prima raccolta di versi, Leggenda
eterna (1900), è caratterizzata da una esasperata e teatrale
confessione del proprio tormento interiore. La seconda delle sue
raccolte, Nuove liriche (1908) mostra un più pacato lirismo
nella descrizione del paesag gio umbro. Riprendendo certi modi
della poesia estetista, li in terpretò con un gusto classicista
non privo di originalità. Le sue Poesie complete furono
pubblicate postume nel 1912 (a cura di Luigi Grilli). Tra le sue
liriche può essere indicativa del suo modo di poetare,
"Adolescentula", in cui sono i tremòri e i ricordi di un
innamoramento da giovinetta: «Quando t'ho conosciuto era d'aprile,
| quel mese traditore | che nell'ebbrezza del nascente amore |
pinge ogni cosa d'un color gentile. | Quando t'ho conosciuto era
d'aprile!»: si tratta in realtà di un breve incontro, fuggevole,
uno scambio di saluto. Di quell'«ebbrezza» romantica e virginale
rimangono le notazioni del paesaggio: «Ed era, ben ricorso, era
il tramonto; | veniva su dai prati | l'alito sano dei timi falciati,
| la fragranza che vince ogni confronto; | ed era, ben ricordo,
era il tramonto!». Poi, un altro incontro casuale e fuggevole,
il disinganno: «Io tremai come se vedessi un morto, | un caro
morto amato inutilmente, | tra quella folla gaia e indifferente.
|| Sul cor mi cadde, come un velo fosco, | un sù bito sgomento.
| E a chi di te mi chiese in quel momento | io ri spondere osai:
- Non lo conosco! - | Sul cor mi cadde come un ve lo fosco». Situazioni
e emozioni di un petrarchismo ottocentesco, romanticista: le giovinette
della buona borghesia già pronte al fotoromanzo.
[1997]
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