Enea
Silvio Piccolomini
Enea Silvio Piccolomini
Nato a Pienza [Siena] nel 1405, fu allievo di
Sozzini, forse anche di Filelfo, amico di Bracciolini, Bruni,
Guarini, Becchadelli. Prese parte del concilio di Basilea come
segretario del cardinale Capranica, da cui scrisse i tre libri
de Gli avvenimenti del concilio basilense (De gestis basileensis
concilio, 1450), le cui tesi conciliari poi sconfessò nella
epistola "De rebus Basileae gestis stante vel dissoluto concilio"
(1450) e nella bolla "Execrabilis" (1460). Nel 1442
ricevette la corona poetica da Federico III ed entrò nella
cancelleria imperiale di Vienna dove restò fino al 1444.
Scrive in questi anni un romanzo passionale, La storia dei due
amanti (Historia de duobus amantibus), in forma di lunga epistola
all'amico Sozzini. La commedia di stampo e lessico plautino Chrysis.
E Le miserie dei curiali (De curalium miseriis). Si tratta di
opere spregiudicate, che hanno anche un fondo di amara malinconia
(specie ne "La storia"). Nel 1446 scrive L'origine e
l'autorità dell'impero romano (De ortu et authoritate romani
imperii) in cui rilancia l'imperialismo, ai potenti di un'europa
divisa e in difficoltà per l'avanzata dei turchi.
Nel 1447 prende gli ordini. E' nominato vescovo
di Trieste e poi di Siena (1450). Nel 1452 sostenne la necessità
di una crociata, che fu bandita dal papa l'anno successivo. Continua
la sua attività di scrittore umanista. Scrive la Storia
di Federico III imperatore (Historia Federici III imperatoris,
1458), una incompiuta Cosmografia (Cosmographia, 1461) in tre
parti: "Uso, sito, costumi e condizione dei Germani"
(De ritu, situ, moribus et conditione Germanorum), "L'europa"
(De europa), "L'asia" (De asia). Nel 1458 fu eletto
papa e prese il nome di Pius II, ma non abbandonò la scrittura.
Fu autore di una autobiografia priva di reticenze, nonostante
il fine autoapologetico, scritta in maniera elegante e incisiva:
I commentari delle cose memorabili che riguardarono i suoi tempi
(Commentarii rerum memorabilium quae temporibus suis contingerunt).
Essi furono pubblicati solo nel 1584 da Bandini Piccolomini, arcivescovo
di Siena, che li rimaneggiò profondamente e li presentò
come opera di G. Gobellino (italianizzazione del copista austriaco
Johannes Göbelin, autore di un codice miniato de "I
commentari"). Ne "I commentari" Piccolomini parla
dell'impegno per la costruzione di Pienza (che allora si chiamava
Corsignano d'Oria) e soprattutto della sua fissa per la crociata.
Essa fu bandita solennemente a Mantova nel 1459.
Piccolomini morì nel 1464, ad Ancona, quando
si accingeva a guidarla personalmente dopo aver tentato con una
lettera (Epistola a Mahomet, Epistula ad Mahometem, 1460) di risolvere
pacificamente il problema turco invitando alla conversione Mahomet
II e promettendogli la corona imperiale.
Italia nel XV secolo
[1997]
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