Cultura
ebraica e jiddish nel XVI secolo
Cultura ebraica e jiddish nel XVI secolo
Nell'ambito della cultura ebraica, la mistica ha un posto di
rilievo con l'opera dei cabbalisti di Safed [Galilea], il gruppo
guidato da Jizchaq Luria, che si basano
sullo "Zohar" di Mosheh de León. La diffusione
della stampa permette una maggiore diffusione anche dei testi
scritti in jiddish. Nel XVI secolo è l'Italia uno dei centri
più fecondi della creazione e della stampa di testi in
jiddish [dal 1545 al 1609 furono stampati circa 35 libri: traduzioni
della Bibbia (Salmi di Venezia, 1545; il Taytsh chumesh di Cremona,
1560), prosa narrativa tra cui il Ku bukh (Verona, 1594), libri
di morale (Mitswes hanoshim, Venezia 1552), libri di preghiere
(Mantova 1562), haggadot (Venezia 1609), libri di condotta Venezia
1589 e 1593)]
Le opere migliori sono due romanzi cavallereschi: il Libro di
Bovo (Bovo-Buch) e Paris e Vienna (Paris un Viene) del dotto
Elia Bachur Levita (1469\1549). Parallelamente
continua la tradizione di canti epici di derivazione biblica.
Due opere emergono in questo secolo: lo Shmuel bukh di Moshe Esrim
Vearba (Augusta 1544), e il Melokhim bukh (Augusta 1543); chansons
de geste in versi, basati sui libri di Samuele e dei Re, e che
raggiungono una simbiosi raffinata tra Bibbia, fonti post-bibliche
(Midrash, Aggabot...) e il romanzo cavalleresco occidentale; la
forma poetica adottata è quella dei canti epici germanici
(come il "Dietrich di Berna", "Hildebrand"
o il "Nibelungenlied"), ma con l'influsso dei piyyutim
(gli inni liturgici) ebraici nel ritmo degli accenti. Il racconto
si ispira a episodi biblici della conquista della terra di Canaan
da parte del popolo di Israele, mescolate con leggende talmudiche,
midrashiche o tratte dal folklore rabbinico. Una raccolta di favole
sugli animali era il Ku bukh (Verona 1595).
[1997]
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