Storia della letteratura europea - Torna in homepageElia Bachur Levita


Elia Bachur Levita


Elia Bachur Levita (1469\1549) visse a Roma; originario della Germania, si trasferì in Italia dove entrò in contatto con l'umanesimo cristiano. Da questa rottura nacque un pensiero originale, radicato nella tradizione ebraica ma desideroso di nuovo; egli del resto ebbe una vita inquieta, esercitò vari mestieri, fu copista e amanuense per il cardinale Egidio da Viterbo, insegnante di ebraico, stampatore (in particolare, per Blomberg di Venezia), proto e correttore presso l'umanista cristiano Paulus Fagius a Isny, semplice maestro di scuola. Seppe conciliare la tradizione erudita e quella popolare; scrisse trattati sulla lingua sacra e la Massora [il suo Massoret ha- massoret (Venezia 1538) contestava l'opinione allora accettata sulla cantilena e la punteggiatura della Bibbia, in esso espresse tesi pionieristiche di critica biblica ebraica] , e rime in volgare; fu l'iniziatore del primo lessico jiddish, il Shmous dvorim (Isny 1538); la sua traduzione dei Salmi (Venezia 1545) testimonia la sua preoccupazione di mantenersi vicino agli ebrei "ignoranti", per i quali l'ebraico era diventata una lingua incomprensibile. Suoi sono anche due poemi satirici, il Sreife lid e il Hamavdil lid, redatti a Venezia negli anni 1514-1515, ispirati ai canti della tradizione carnascialesca ebraica legati alla festa di Purim. La sua opera maggiore resta per noi il Bovo bukh (Isny 1541), lungo poema epico. Esso è all'origine di un importante cambiamento nella letteratura jiddish: annuncia la fine del dominio assoluto della religione sui testi jiddish, testimonia una forma di laicizzazione della cultura in lingua non canonica. Elia Levita liberò la poesia dalla metrica delle chansons de geste tedesche e inventò una nuova versificazione (ricalcata sulla ottava rima, con una alternanza di rime maschili e femminili, creando un metro giambico inedito nella lingua jiddish) che influenzò tutta la poesia jiddish che seguì. All'origine del poema è l'epopea anglo-normanna del Bueve d'Hanstone che aveva avuto vari rifacimenti anche in italiano. Elia Bachur procedette a una ebraicizzazione del testo, dandogli un tono umoristico e comico estremamente vivace. A Elia Bachur Levita è attribuito ma senza certezza, anche il Paris un Viene (Verona 1594), lungo poema cavalleresco ispirato a un romanzo cortese del '500 italiano; in questo poema in jiddish si ritrovano molti degli ingredienti del Bovo bukh: forma poetica, vivacità di racconto, humour ecc.



[1997]

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