Storia della letteratura europea - Torna in homepageIsabella di Morra


Isabella di Morra


Isabella di Morra nacque nel 1520 a Valsinni [ex Favale, Mate- ra], figlia di un feudatario, ebbe una relazione segreta con il poeta spagnolo Diego Sandoval De Castro. I fratelli, scoperta la tresca, la uccisero nel 1548 insieme all'amante e al precettore loro complice. Lasciò le sue Rime (pubbl. 1552) che introducono all'interno del petrarchismo toni personali di malinconia e medi tazione. Si leggano in particolare i sonetti "I fieri assalti di crudel Fortuna", "Torbido Siri, del mio mal superbo", "Se a la propinqua speme" (i titoli derivano dai versi iniziali dei ri spettivi sonetti).

I fieri assalti di crudel Fortuna | scrivo, piangendo la mia verde etate, | me che 'n sì vili ed orride contrate | spendo il mio tempo senza lode alcuna. | Degno il sepolcro, se fu vil cuna, | vo procacciando con le Muse amate, | e spero ritrovar qualche pietate | malgrado de la cieca aspra importuna; | e, col favor de le sacrate Dive, | se non col corpo, almen con l'alma sciolta, | essere in pregio a più felici rive. | Questa spoglia, dove or mi trovo involta, | forse tale alto re nel mondo vive, | che 'n saldi marmi la terrà sepolta.
[Piangendo la mia verde età, (de)scrivo | i selvaggi as salti della Fortuna crudele | me, che in così vili e orridi luoghi | spendo il mio tempo senza averne alcuna lode. | Va do chiedendo con le amate Muse | degno sepolcro, se fu culla (o scolo) vile, | e spero di ritrovare una qualche pietà | malgrado il cieco aspro e importuno (destino?); | e, con il favore delle dee sacre, | se non con il corpo, almeno con l'anima sciolta (dal corpo), | (spero) di essere in pregio a rive più felici. | Questa spoglia, in cui mi trovo per ora avvolta, | forse un tale alto re vive al mondo | che la seppellirà in saldi marmi]

Torbido Siri, del mio mal superbo, | or ch'io sento da presso il fine amaro, | fa' tu noto il mio duolo al padre caro, | se mai qui 'l torna il suo destino acerbo. | Dilli com'io, morendo, disacerbo | l'aspra fortuna e lo mio fato avaro, | e, con esempio miserando e raro, | nome infelice a le tue onde io serbo. | Tosto ch'ei giunga a la sassosa riva | (a che pensar m'adduci, o fiera stella, | come d'ogni mio ben son cassa e priva!), | inquieta l'onda con crudel pro cella, | e di': - M'accrebber sì, mentre fu viva, | non gli occhi no, ma i fiumi d'Isabella.
[Torbido Siri, del mio male superbo, | ora che io sento vicino la fine amara, | rendi noto al padre caro il mio do lore, | se mai tornerà qui il suo destino acerbo. | Digli che io, morendo, mitigo | l'aspro destino e il mio fato ava ro, | e, con esempio miserando e raro, | conservo un nome infelice alle tue onde. | Che egli giunga presto alla riva sassosa | (a che cosa mi spingi a pensare, o destino crude le, | come sono priva e vuota di ogni bene!), | l'onda in quieta con la crudele sciagura, | e digli: Mi accrebbe in questo modo, mentre era viva, | non gli occhi, ma i fiumi (le lacrime come fiumi) di Isabella]

Se a la propinqua speme muovo impaccio | o Fortuna crude le o l'empia Morte, | com'han soluto, ahi lassa, non m'ap porte, | rotta avrò la prigione e sciolto il laccio. | Ma, pensando a quel dì, ardo e agghiaccio, | che 'l timore e 'l desìo son le mie scorte; | a questo or chiudo, or apro a quel le porte, | e, in forse, di dolor mi struggo e sfaccio. | Con ragione il desio dispiega i vanni, | ed al suo porto appressa il mio pensiero | per trar quest'alma da perpetui affanni. | Ma Fortuna al timor mostra il sentiero | erto ed angusto e pien di tanti inganni | che, nel più bel sperar, poi mi dispero.
[Se alla vicina speranza dò impaccio | o Fortuna crudele o Morte empia, | come hanno risolto, ahi poverina, non m'im porta, | avrò rotta la prigione e sciolta la catena. | Ma, pensando a quel giorno, ardo e gelo, | perché il timore e il desiderio sono le mie compagne, | per questo ora chiuso, ora apro a quello le porte, | e, indecisa, mi struggo e sfaccio di dolore. | A ragione il desiderio dispiega le ali, | e il mio pensiero si avvicina al suo porto | per trarre via quest'anima da affanni perpetui. | Ma la Fortuna mostra il sentiero al timore | (un sentiero) ripido e stretto e pieno di inganni | tanto che, nel bel mezzo dello sperare | mi dispero poco dopo]



[1997]

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