Martin
Luther
Martin Luther
Emerge nell'opera di Luther uno spirito popolaresco forte e
vigoroso: la solenne versione della Bibbia, i corali (tra cui
"Una salda fortezza è il nostro dio"), i densi
e puntuti Detti conviviali, attingono il loro realismo al contatto
con la vita popolare e con la situazione economico-sociale del
tempo.
Nato a Eisleben nel 1483 (morì nel 1546), di origine contadina,
fu avviato agli studi di giurisprudenza. Nel 1505 entrò
nel convento degli Eremiti agostiniani di Erfurt e ricevette due
anni dopo gli ordini sacerdotali. Assegnato all'Università
di Wittenberg, tenne lezioni di esegesi biblica commentando i
Salmi. Deluso della cultura religiosa di derivazione aristotelico-tomista,
iniziò lo studio di Augustinus elaborando le basi della
sua teo logia. E' di questi anni la presa di coscienza della radicale
peccaminosità dell'uomo, servo della propria concupiscenza,
in grado di ottenere la liberazione solo attraverso il totale
abban dono alla misericordia divina. Nelle opere scritte in questo
pe riodo condanna l'eccessivo ricorso alle indulgenze e il culto
dei santi.
Quando la chiesa di Roma "pronunziò" l'indulgenza
per la co struzione del nuovo San Pietro, Luther riassunse le
sue idee in materia religiosa in 95 tesi che affisse alle porte
della chiesa di Ognisanti a Wittenberg il 31 ottobre 1517: questa
data segna il suo distacco dalla chiesa cattolica e l'inizio della
riforma luterana. Al 1520 appartiene un gruppo di scritti con
cui Luther elaborò la sua teologia: Alla nobiltà
cristiana della nazione tedesca per la riforma del ceto cristiano
(An den christlichen Adel deutscher Nation: von des christlichen
Standes Besserung), La schiavitù babilonese della chiesa
(De captivitate babilonica Ecclesiae), La libertà cristiana
(De libertate christiana). Queste opere aumentarono il dissidio
con la chiesa di Roma. Luther fu scomunicato nel 1521 e posto
al bando dall'impero. Rispose intensificando la sua azione religiosa
politica e culturale. Iniziò la traduzione tedesca della
Bibbia, dando così un nuovo strumento di diffusione delle
sue tesi e creando un monumento letterario destinato a influenzare
in modo decisivo lo sviluppo lessicale e grammaticale della lingua
tedesca. Nel 1524 iniziò la pubblicazione dei suoi 42 inni
sacri. Alcuni sono rifacimenti di salmi, inni latini e canti religiosi
popolari, altri sono creazioni originali. La loro importanza storica
è grandissima, furono alla base dell'innografia protestante,
furono all'origine di un nuovo genere poetico. Nei Detti conviviali
(Tischreden) raccolti e pubblicati per la prima volta nel 1556
da un suo discepolo, traspare la personalità di Luther,
attraverso coloriti ricordi, giudizi, aneddoti, osservazioni morali
e psicologiche.
Tutta interna alla storia della cultura (e non della storia
letteraria) è l'opera di risposta a Geertsz, Il servo arbitrio
(1525), tra i testi centrali dell'elaborazione teologica lutheriana
e che rende conto dell'alterità della 'riforma' lutheriana
sia rispetto alla chiesa cattolico-romana che alla cultura umani
stica più aperta a istanze laiche. Scrivendo all'amico
Wolfgang Capitone di Strasburgo il 9 luglio 1537, diceva: «Sulla
disposizione da dare ai volumi delle mie opere sono piuttosto
freddo e pigro: spinto da un appetito saturnino preferirei che
fossero divorati. Nessun mio libro infatti riconosco giusto. Se
non forse "Il servo arbitrio" e il "Catechismo"».
"Il servo arbitrio" fu redatto in maniera concitata
nell'ultimo trimestre del 1525. L'opposizione a Geertsz fu per
lui una questione cruciale: «ri sponderò a Geertsz, non
per lui ma per coloro che abusano della sua autorità per
glorificare lui in opposizione a Cristo» scriveva nel dicembre
1524. E nel settembre 1525: «sono ormai tutto preso da Geertsz
e dal libero arbitrio e mi impegnerò a non la sciare che
nulla sia detto da lui con ragione, giacché in verità
egli non ha detto nulla con ragione». Tra cultura umanistica e
cattolica e la cultura di cui Luther è portatore è
una frattura insanabile anche dal punto di vista stilistico oltre
che contenu tistico. Il contenuto de "Il libero arbitrio"
di Geertsz era riassumibile nell'espressione «philosophia Christi»
presente an che nel "Manualetto del soldato cristiano"
(1502) che ebbe enorme fortuna: una cultura tesa a ritrovare nella
Scrittura il pane nu triente per l'anima, con una prosa fatta
di citazioni e confron ti. Luther invece procede ne "Il servo
arbitrio" per asserzioni, rifugge dalla 'disputatio'. Non
è la ragione impegnata a dimo strare, ma l'evidenza teologica
basata sull'autorità dello Spiri to Santo che illustra
ai cuori la verità della Scrittura. La disputa tra Luther
e Geertsz è una disputa teologica e cul turale, in cui
due mondi si confrontano, si affrontano, restando ne comunque
segnati e contaminati. "Il libero arbitrio" con la sua
apertura dell'uomo verso Dio, "Il servo arbitrio" con
l'al trettanto caratteristica apertura di Dio verso l'uomo. Due
diffe renti antropologie teologiche. E per entrambi, la chiarezza
che il punto centrale di dissenso risiedeva nella maniera di intendere
il rapporto dell'uomo con dio e quindi la dottrina della salvezza
e della libertà del volere umano. In questa ottica, per
Geertsz il discorso su dio non può non avere un continuo
riferimento agli uomini, partire da loro, costruirsi in relazione
alle loro possibilità e necessità; il Cristo che
ha recato la salvezza al mondo, ha insegnato una filosofia, un
sapere che si integra con quello degli uomini e che ne rigenera
la vita stessa nella misura in cui è compenetrazione di
teoria e pratica all'insegna dell'amore e della pace. Per Luther
invece non all'uomo ma a dio appartengono libertà e servitù,
pace e guerra: "Il servo arbi trio" dal principio alla
fine, rende testimonianza sulla base della Scrittura dell'infinita
potenza e misericordia di dio. Punti di contrasto sono: l'autorità
della Scrittura, la dialettica tra Legge e Evangelo, il rapporto
tra dio e uomo; ma anche la visione della storia, pacificata in
Geertsz e drammatizzata in Luther ciò che lo porta all'idea
della continua e inquietante presenza di Satana: è quest'ultima
idea che porta Luther all'elaborazione della dottrina politica
dei due regni, che proprio ne "Il servo arbitrio" raggiunge
formulazioni molto nette: «la volontà umana è stata
pertanto posta nel mezzo come una bestia da soma. Se la cavalca
Dio, vuole e va come Dio vuole, come dice il libro dei Salmi:
"Davanti a te stavo come una bestia. Ma io sono con te sempre".
Se invece la cavalca Satana, vuole e va dove Satana vuole. E non
è nella sua facoltà scegliere o cercarsi uno dei
due cavalieri, bensì sono i cavalieri a combattersi l'un
l'altro per ottenerla e possederla». Il testo di Luther ebbe influenza
controversa sulla teologia protestante successiva. Fu in pratica
rimosso nell'era segnata dalla cultura illuministica e dal pietismo,
e poi tra la fine del XIX secolo e l'inizio del XX secolo quando
dominò la teologia liberale tesa a integrare il protestantesimo
alla civiltà moderna. Si pensi al giudizio di un teologo
come *A. Ritschl (fine XIX secolo), che definiva "Il servo
arbitrio" come un testo infelice e abborracciato. Il testo
tornò in auge con la teologia dialettica, tesa a ribaltare
i dogmi della teologia liberale precedente; mentre in campo cattolico
la riapertura verso il protestantesimo operata dal concilio Vaticano
II coinvolse anche quest'opera nella rilettura dell'opera complessiva
di Luther.
[1997]
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