Marcantonius 
              Flaminius 
            
             
             
              Marcantonius Flaminius 
               
               Marcantonius Flaminius nacque a Serravalle [oggi: Vittorio 
                Ve neto] nel 1498 (morì a Roma nel 1550). La sua produzione 
                in latino comprende liriche giovanili di ispirazione amorosa e 
                tono ele giaco come i Giochi pastorali (Lusus pastorales, 1515), 
                e poesie religiose più tarde, raccolte sotto il titolo 
                Poesie su cose di vine (De rebus divinis carmina, 1551). Flaminius, 
                o Flaminio secondo la trascrizione italiana, era un nobile veneto 
                che passò dalla giovanile splendida vita di corte all'adesione 
                all'impegno caritativo dell'oratorio del Divino Amore, fino a 
                accostarsi ai simpatizzanti italiani della Riforma protestante. 
                Nella sua produzione poetica, che fu raccolta quasi tutta nel 
                1743 in otto libri di "Carmina" (edizione padovana), è 
                evidente uno iato tra il momento paganeggiante dai toni realistici 
                o mondani, di contenuto descrittivo, amicale, encomiastico, scherzoso 
                e erotico, e il mo mento religioso, meditativo, di forte impegno 
                etico e mistico. Sono due momenti che solo contenutisticamente 
                appaiono mediati dall'ampio nucleo delle liriche dedicate a una 
                grave malattia del 1528 (e che occupano quasi la seconda metà 
                del sesto libro). La presenza di citazioni da Tibullus e Horatius, 
                all'interno di uno schema catulliano mostrano il possesso delle 
                fonti della tradi zione non come brani da centonare bensì 
                come riferimenti all'in terno di un proprio discorso poetico. 
                La tradizione della letteratura latina non è più 
                esterna ma interna. Elegia, bucolica, epigramma si danno spesso 
                la mano. L'invenzione immaginativa, di storie e sentimenti non 
                necessariamente veri sul piano biografico, immette novità 
                anche divertenti nell'antica lingua: la cagnolina del cardinale 
                Reginald Pole, la torta rusticana di Blosio Palladio, la morte 
                elegiacamente cantata della bella Iella, le numerose descrizioni 
                paesistiche, gli encomi (per noi oggi fastidiosi) del cardinale 
                Alessandro Farnese ecc. 
               
              
               
              [1997]
              
             
            
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