Luigi
Da Porto
Luigi Da Porto
Luigi Da Porto nacque a Vicenza nel 1485 (morì nel 1529),
discendente da una agiata famiglia, ebbe una vita avventurosa
fino all'infortunio avuto nel 1511 (tra il 18 e il 19 giugno),
durante un combattimento presso il fiume Natisone. Scrisse delle
Rime (pubbl.1539), e di una settantina
di "Lettere storiche" (pubbl.1857) sugli avvenimenti politici
e bellici seguiti alla lega di Cambrai. Oggi però viene
ricordato soprattutto per la Storia nuovamente
ritrovata di due nobili amanti (Historia novellamente ritrovata
di due nobili amanti, pubbl.c.1530). Il racconto deriva forse
da un racconto di Masuccio, "Mariotto e Ganozza", che Da Porto
rielabora. Già nell'esordio è l'intenzione dell'autore
di inserire le vicende in una cornice verosimilmente storica (una
pausa dei combattimenti in cui egli era impegnato, e una marcia
di trasferimento da Gradisca a Udine), con l'introduzione di un
narratore esterno (l'arciere Pellegrino, amico di ventura dello
scrittore) al quale è demandato il compito di consolare
Luigi da una delusione d'amore, narrando una vicenda da cui si
comprenda come «lo star molto nella prigion d'amore si disdica,
sì tristi son quasi tutti e' fini, a' quali egli ci conduce,
ch'è uno pericolo il seguirlo». La prova è in un
racconto assai diffuso nella sua città di origine (Verona),
su due giovani amanti. Il conferire al racconto il carattere di
una leggenda locale, inserita in un preciso momento della vita
dello scrittore, serve a dare alla vicenda un fondamento di verità.
Il nome delle due famiglie ostili, Cappelletti e Montecchi, sono
forse di origine alighieriana (ma si ricordi che la rivalità
di due famiglie è alla base dell'infelice amore di Paolo
e Daria nel poemetto di Gaspare Visconti, "Di dui amanti"); e
ancora da Alighieri è probabile che derivi il nome di Romeo
(da Romeo di Villanova in Par., VI 127 ?). La vicenda è
trasportata ai tempi di Bartolomeo della Scala, nel 1301-1304,
a Verona (che ai tempi di Da Porto era città strategicamente
importante per Venezia).
Nel racconto di Da Porto, Giulietta Cappelletti incontra Romeo
Montecchi durante una festa di carnevale tenuta a casa di suo
padre, Antonio Cappelletti. Il ballo del torchio che conclude
la festa è l'occasione per i due di conoscersi. E' Giulietta
a prendere per prima l'iniziativa, e in tutto il racconto resta
un personaggio-chiave. E' lei a preoccuparsi della rivalità
delle due famiglie. I due ricorrono al matrimonio segreto (idea
già presente in Masuccio), tramite frate Lorenzo (in Masuccio
il religioso lo fa solo per denaro, qui il personaggio è
descritto come uno «sperimentatore di molte cose, così
naturali come magiche», vicino ai nobili veronesi per scroccarne
benefici). Ma Romeo uccide in duello Tebaldo, per cui è
bandito dalla città. Frate Lorenzo ospita segretamente
Romeo, organizza un incontro con Giulietta, aiuta il fuggiasco
a trasferirsi a Mantova (in Masuccio, Mariotto finisce in Egitto).
Sempre tramite frate Lorenzo, Giulietta ingerisce il narcotico
con cui si finge morta. Romeo si precipita a Verona, trova il
corpo di Giulietta «tra ossa e strazzi di molti morti»: Romeo
si uccide, Giulietta si sveglia vede Romeo e si uccide anche lei.
E' una morte tragica, in linea con la tradizione novellistica
italica: si veda ad esempio la morte per autosoffocamento che
si procura il Girolamo di Boccaccio accanto all'amata Salvestra.
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