Produzione
americana nel XVII secolo
Produzione americana nel XVII secolo
Dai nuovi territori oltremare americani, provengono
una serie di opere che hanno importanza ancora soprattutto nell'ambito
della storia delle letterature di quelle regioni che non nell'ambito
di una importanza mondiale.
Tipica è la produzione di poemi epico-religiosi ed encomiastici.
Così Diego de Hojeda, e il colombiano Hernando Dominguez
Ca margo (Poema eroico di sant'Ignazio di Loyola, 1666).
Diego Hojeda era nato a Sevilla nel c.1570,
domenicano, si trasferì da giovane in Perù (morì
a Huánuco nel c.1615). Il suo Cristí ada (1611)
è un poema in ottave sulla passione di Cristo: vi sono
pagine di densa tragicità e di elegantezze barocchiste.
Non mancano gongoriani (Juan de Espinosa
Medrano , 1629\1682; Carlos de Sigüenza y Gongora, 1645\1700),
barocchisti (Bernardo de Balbuena , 1568\1627; la messicana e
suora Juana Inés de la Cruz, 1651\1695), satirici (il peruviano
Juan del Valle y Caviedes, 1652\1697, è autore di un Diente
del Parnaso di gusto quevediano satirico).
Intensa l'attività teatrale, usata per l'evangelizzazione.
A questo fine, ci si servì di preesistenti schemi drammatici
locali fondendoli con forme cristiano-spagnole. Alla fine del
secolo questo tipo di teatro decadde, per cui di esso rimangono
poche tracce. Si ricordano: Juan Pérez Ramirez (Matrimonio
spirituale tra il pastore Pietro e la Chiesa messicana, 1574),
Hernan Gonzalez de Eslava (Intermezzo di due ruffiani), e Juana
Inés de la Cruz (gli autosautos Il divino Narciso e Lo
spettro di Giuseppe).
Juana Inés de la Cruz nacque a San-Miguel-de-Nepantla
nel 1651 (morì a Ciutad-do-Mexico nel 1695), suora dell'ordine
di san Gerolamo, scrisse commedie, poesie, lettere, autos sacramentales,
villancicos (brevi rappresentazioni cantate, con destinazione
liturgica). Poetessa di scuola gongorina, ha forme e movenze razionalistiche
che la sottraggono in parte dalla scuola. Compose sonetti e romances
di delicata e rigorosa fattura, alcuni veramente originali nell'ambito
del barocchismo. Si vedano due sonetti come "Questa sera, mio
bene, nel parlarti" e "Silvio, io ti aborrisco e pur deploro":
"Questa sera, mio bene, nel parlarti,
| nel tuo volto vedendo e nei tuoi atti | che non ti persuadevo
con parole, | bramavo che il mio cuore tu vedessi; | e Amore,
che i miei intenti favoriva, | vinse quel che impossibile sembrava,
| perché nel pianto sparso dal dolore | il mio cuore
disfatto distillava. | Non più asprezze, mio bene, non
più asprezze: | più non ti crucci gelosia tiranna,
| né il dubbio vile turbi la tua quiete | con ombre sciocche,
con indizi vani, | ché hai veduto e toccato il fluido
umore | disfatto il cuore mio tra le tue mani"
"Silvio, io ti aborrisco e pur deploro
| che anche così tu abiti il mio cuore, | ché
insozza il ferro lo scorpione ferito | e il fango immondo
imbratta chi lo pesta. | Tu sei come il mortifero veleno |
che nuoce a chi lo versa inavvertito, | e insomma sei così
spergiuro e infido | che anche per farti odiare non sei buono.
| Offro il tuo vile aspetto al mio ricordo | che inorridito
lo rifiuta, e io stessa | così mi infliggo la pena
che merito; | e se pongo attenzione a ciò che ho fatto,
| non solo ti odio, piena di vergogna | ma odio me per il
tempo che t'ho amato".
Si ricordano di lei anche il poemetto Il sogno
(El sueño), e la Risposta a suor Filotea (Respuesta a sor
Filotea) indirizzata al vescovo di Puebla, in cui si difende dall'accusa
di scarsa devozione e di eccessivo attaccamento agli studi profani.
Nel campo della prosa si ricordano Juan Rodriguez
Freyle (1566\1640, El carnero), Juan de Palafox (1600\1659, vescovo
messicano, La natura dell'indio), Francisco Nuñ ez de Pineda
y Bascuñ an (1606\1682, La prigionia felice), Juan de Gongora
y Sigüenza (Infortuni che Alonso Ramirez soffrì in
mano agli inglesi).
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