Sogni e favole, di pietro metastasio
Sonetto scritto intorno al 1733, esprime la concezione
dell'arte come sogno, finzione, separa dalla vita, sogno
e finzione anche questa.
Sogni e favole io fingo; e pure in carte
mentre favole e sogni orno e disegno,
io lor, folle ch'io son, prendo tal parte,
che del mal che inventai piango e mi sdegno.
Ma forse, allor che non m'inganna l'arte,
più saggio io sono? E' l'agitato ingegno
forse allor più tranquillo? O forse parte
da più salda cagion l'amor, lo sdegno?
Ah che non sol quelle, ch'io canto o scrivo
favole son; ma quanto temo o spero,
tutto è menzogna, e delirando io vivo!
Sogno della mia vita è il corso intero.
Deh tu, Signor, quando a destarmi arrivo,
fa ch'io trovi riposo in sen del Vero.
Contesto
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