Carlo
Goldoni: l'apprendistato
Carlo Goldoni: l'apprendistato
Nel 1732 uscì il suo primo lavoro a stampa, l'intermezzo
Il gondoliere veneziano ossia gli sdegni amorosi . Nel 1734 conobbe
a Verona il capocomico Giuseppe Imer, gli fece leggere una sua
tra gicommedia in versi, Belisario , ne ebbe un giudizio positivo:
lo seguì a Venezia impegnandosi a lavorare per il teatro
da lui di retto, il San Samuele. Vi restò fino al 1743.
Dal 1741 fu anche console di Genova, e nel 1736 si era sposato
con la genovese Nicoletta Connio. I nove anni di lavoro per Imer
furono un periodo di apprendistato e ricerca. Tentò generi
diversi, tragedie melo drammi seri e giocosi. Riuscì meglio
in alcuni intermezzi comici (La birba, 1734; Monsieur Petiton,
1736), e in commedie come Momolo cortesan (1734) in parte scritto
e in parte a soggetto (poi rifatto con il titolo "L'uomo di mondo"
1755-56), e La donna di garbo (1743), la sua prima commedia interamente
scritta. Nel 1744 a causa dei debiti del fratello abbandonò
Venezia. Dopo varie soste si fermò a Pisa dove nel 1745-1748
esercitò l'avvocatura. Nel frattempo scrisse per il 'Truffaldino'
Antonio Sacchi Il servitore di due padroni (1745), metà
canovaccio e metà scritto, e lo scenario Il figlio d'Arlecchino
perduto e ritrovato (1746). Per il 'Pantalone' Cesare D'Arbes
scrisse Tonin Bellagrazia (1745) e I due gemelli veneziani (1747).
Sono testi che segnano il passaggio dall'"improvviso" allo studio
dei caratteri.
[1997]
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