Shalom
Aleichem
Shalom Aleichem
Nato a Perejaslav [Ucraina] nel 1859 (morto a New York nel
1916), il suo vero nome era Shalom Rabinovitz. E' considerato
tra i fondatori della letteratura jiddish moderna. Dopo il cheder,
la tradizionale scuola ebraica, frequentò il ginnasio russo
e iniziò a pubblicare i suoi primi scritti in ebraico e
in jiddish su riviste. Fu per breve tempo rabbino, poi commerciante
sfortunato finché il fallimento economico del 1890 lo indusse
a occuparsi soltanto di letteratura. Nel 1906 lasciò la
Russia e si stabilì a New York, ma viaggiò molto
in diversi paesi europei.
Shalom Aleichem (o Sholem Aleykhem in altra grafia [1]) è
autore molteplice, capace di una immaginazione sbrigliata che
lo pongono ai livelli di Charles Dickens o di Mark Twain.
Nel 1892 uscì la prima serie di racconti intitolati, dal
nome del protagonista, Menakhem Mendl,
serie proseguita fino al 1913. Nel 1894 uscì la prima serie
di Tewjè il lattaio proseguita
fino al 1916. In questi racconti, costruiti secondo la tecnica
del monologo e del racconto epistolare, Shalom Aleichem fonde
in una geniale invenzione linguistica umorismo e tragicità,
tenerezza e demistificazione della realtà. Kijev la città
dei traffici e dei commerci diventa la comica e bislacca Jehupez.
Dalla prospettiva ingenua di Menakhem Mendl, l'eroe travolto dalla
speculazione in borsa ma indistruttibile nel suo candore, il meccanismo
della società moderna appare come una girandola assurda
e insensata. Allievo ideale di Dickens, Sterne, Cervantes, Shalom
Aleichem crea con la figura di Tewjè, l'arguto e savio
lattaio, un personaggio immortale della letteratura mondiale,
un don Qujote che ha dentro di sé anche il proprio Sancho
Panza. La sua odissea è quella dell'individuo contemporaneo,
simboleggiato dall'ebreo, il quale nelle sue sconfitte conserva,
pur senza illudersi, la capacità di amare e di ridere,
di dominare stoicamente il dolore e di godere gli attimi di gioia.
In un altro capolavoro, Motl, il figlio del
cantore Peyse (1911-1915), la disintegrazione dell'ebraismo
e della vita, viene contemplata dagli occhi di un ragazzo, occhi
chiari, ingenui e fermi che non idealizzano il caos né
si arrendono a esso. Scrittore tradizionale e moderno, Shalom
Aleichem conosce la tenerezza familiare e lo humour disincantato,
l'apologo biblico e il calembour sperimentale, l'elegia sentimentale
e la satira sociale.
Shalom Aleichem è stato anche autore di racconti per bambini
e racconti fantastici, di teatro con commedie (le più celebri
sono Der oytser (1908) e Dos groyse gevins (1915), E'
difficile essere ebrei, I cercatori del
tesoro (1908) e drammi (il romanzo adattato al teatro Blondzhende
stern, Tsezeyt un Tsershpreyt ), romanzi e articoli di giornale,
bozzetti brevissime e vaste narrazioni (come Stelle
vaganti, 1909-1911).
Opere di sbrigliata invenzione satirica e d'impegno sionista,
affreschi storici come Il diluvio (1908)
sui pogrom russi del 1905, e rievocazioni autobiografiche come
Di ritorno dalla fiera (1913) magistrale
confronto tra la vita e la letteratura. Ma soprattutto di racconti:
essi costituiscono una vera commedia umana ebraica, a partire
dalla quale è possibile ricostruire la vita quotidiana
delle comunità ebraiche dell'europa orientale nel momento
di un grande mutamento sociale e dell'ondata di emigrazione verso
gli Stati Uniti. Menakhem Mendl, Motel il figlio del cantore,
o Tewjè il lattaio, sono di ventate figure simboliche della
vita ebraica e della letteratura mondiale. Egli è un umorista
caricaturista pittore senza compiacimenti della realtà
ebraica; in Piccola gente con piccole idee
(Kleyne mentshelekh mit kleyne hasoges) egli immagina Kasrilewke,
città simbolo dell'ebraismo eurorientale, colta nel momento
di disintegrazione della vita tradizionale, quando gli ebrei si
mettono a imitare i modi di vita tipici della società moderna.
Shalom Aleichem ebbe un ruolo importante nella vita culturale
del suo tempo, attrasse verso la letteratura jiddish una folla
di lettori avidi di racconti realistici e umoristici, elevò
il gusto letterario del pubblico ebraico arricchendo la lingua
popolare e creando personaggi dalle risonanze universali. La sua
convinzione che la stampa fosse il mezzo più appropriato
per diffondere una letteratura rinnovata lo portò a fondare
o a collaborare a periodici come la «Folksbiblioteq» (1888-1889)
che permise a numerosi giovani scrittori di fare le loro prime
esperienze e ebbe un ruo lo non trascurabile negli anni di formazione
della letteratura ebraica moderna.
Note:
[1] Abbiamo accolto l'uso della variante grafica Shalom Aleichem.
In Italia sono in uso anche altre varianti, tra cui abbastanza
diffusa quella: Sholem Aleichem. All'inizio del XX secolo si è
usato anche Solem, e poi: Alechem, e Aleichem. Adattamento alla
fonetica italiana è stata la variante: Sciolem. La forma
di traslitterazione adottata dall'Institute for Jewish Research
(YIVO) è: Sholem Aleykhem.
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