Michail 
              Saltykov-Scedrin 
            
             
             
               Michail Saltykov-Scedrin 
               
               Michail Evgrafovic Saltykov nacque a Spas-Ugol 
                [Tver'] il 15 gennaio 1826 (morì a Pietroburgo nel 1889), 
                sesto figlio di una famiglia di possidenti. Impiegato a Pietroburgo 
                al ministero della guerra, venne in contatto con i circoli progressisti 
                e cominciò a scrivere per la stampa occidentalizzante. 
                Dopo aver pubblicato il racconto Un affare imbrogliato 
                (1848), sospettato di liberalismo, fu trasferito a Vjatka dove 
                lavorò fino al 1856 negli uffici del governatorato. Tornato 
                a Pietroburgo, lavorò al ministero degli interni. Nel 1858-1868 
                svolse quasi ininterrottamente incarichi burocratici in cittadine 
                di provincia, acquisendo una conoscenza approfondita del mondo 
                che descriverà poi nelle sue opere. 
                 
                Dal 1868 si dedicò esclusivamente all'attività letteraria, 
                pubblicando anche con lo pseudonimo di Nepanov Scedrin. Diresse 
                con Nekrasov «Gli annali patrii» , che fu soppresso nel 1884, 
                e fu per molti anni leader riconosciuto dell'intellighenzia radicale. 
                 
                La maggior parte dell'opera di Saltykov, che presso i contemporanei 
                godette di larghissimo successo, sta tra il giornalismo satirico 
                e il quadro di costume e ambienti. I suoi temi: la satira della 
                burocrazia provinciale in Schizzi provinciali (1856- 
                1857), I Pompadour e le Pompadour (1863-1873). La situazione 
                globale dell'impero russo nella Storia di una città 
                (1869-1870) dove la città di Glupov diventa il simbolo 
                di un secolo di storia russa. La satira dei nuovi funzionari 'illuminati' 
                e della nuova borghesia mercantile ne I signori di Taskent 
                (1869-1877). 
                 
                Saltykov usa uno stile 'esopico', che ricorre all'allegoria per 
                sfuggire alle maglie della censura. Il suo capolavoro è 
                il romanzo I signori Golovlëv (1880), storia della 
                dissoluzione di una famiglia della piccola nobiltà terriera, 
                divorata dall'avidità e abbrutita dall'alcool. Negli ultimi 
                anni Saltykov alternò scritti autobiografici, ricordi sulla 
                vita di provincia come Le antichità di Poscechone 
                (1890), e composizioni di tipo lirico come le Favole 
                (1880- 1885). 
               
              
               
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