Storia della letteratura europea - Torna in homepageJosé Maria de Eça de Queirós


José Maria de Eça de Queirós


Nato a Póvoa-de-Varzim [Minho] nel 1845, dopo la laurea in giurisprudenza a Coimbra, dove assistette alla crociata antiaccademica e antiromanticista (la 'questione di Coimbra'), prese parte attiva alle 'Conferenze democratiche del Casinò di Lisbona', da cui nel 1871 uscì il manifesto del realismo portoghese. Nel 1872 iniziò la carriera diplomatica, prima come console generale a Cuba, poi in Inghilterra e, dal 1889, a Paris. Morì a Paris nel 1900. L'esperienza internazionale, a contatto diretto con gli scrittori e i movimenti di avanguardia, gli consentirono di affrontare i problemi politici e culturali del Portogallo secondo una pro spettiva sprovincializzata e europea. Dopo aver collaborato con Ramalho Ortigâo a un romanzo poliziesco e alla prima fase del mensile «As Farpas» (1871), Queirós iniziò la pubblicazione delle sue opere maggiori: il romanzo La colpa di padre Amaro (O crime do padre Amaro, 1875) ambientato a Leira nella seconda metà del secolo: in un ambiente cupo e meschino di canonici e parrocchie si svolge la vicenda che ha al suo centro gli amori del prete Amaro Vieira con la giovane Amelia, nella cui casa egli si trova a pensione. La nascita di un figlio, il tentativo di far sposare la giovane con uno scrivano, Joâo Edoardo, la morte della giovane e del bambino, la grigia indifferenza del prete e dei suoi colleghi danno modo a Queirós di tracciare una dura e salace requisitoria contro il celibato ecclesiastico. A esso seguirono i romanzi Il cugino Basílio (O primo Basílio, 1878), Il mandarino (O mandarim, 1880), La reliquia (A relíquia, 1887), I Maya (Os Maias, 1888), La corrispondenza di Fradique Mendes (A correspon dência de Fradique Mendes, 1890), L'illustre casate dei Ramires (A ilustre casa de Ramires, 1897). E, pubblicati postumi: La cit tà e le montagne (A citade e as serras, 1901), La capitale (A capital, 1925).
Queirós è il massimo esponente del realismo portoghese. In lui è l'equilibrio tra la calda partecipazione umana e il sottile distacco ironico. Al centro dei suoi romanzi è la critica, per strati sociali, della fatuità, del conformismo e dell'ipocrisia degli uomini e delle istituzioni politiche religiose e familiari. Maestro delle descrizioni d'ambiente, il suo stile è tendenzial mente asciutto, vigoroso, ma sa andare dal tono grottesco al giocoso, dal lirico al bucolico, in una orchestrazione di moduli sintattici e lessicali che riplasma la prosa portoghese sul dop pio modello dei naturalisti e parnassianisti francesi. Il suo stile, in cui si fondono una naturale propensione barocca e l'abilità nell'acquisire nuovi termini e espressioni, ha avuto un'importanza decisiva nell'evoluzione della lingua letteraria portoghese, ammirevole per lievità duttilità e naturalezza.



© Antenati - 1994-1997

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