Emilio
Praga
Emilio Praga
Emilio Praga nacque a Gorla [Milano] nel
1839 (morì a Milano nel 1875) da una famiglia agiata. Viaggiò
per l'europa, fermando si soprattutto a Paris. Cominciò
a affermarsi precocemente sia come pittore che come poeta. Morto
il padre e dissestatasi l'a zienda familiare, non riuscì
a adattarsi a un lavoro regolare: si diede all'alcool e a una
vita disordinata. Morì in miseria, a soli 36 anni.
Dei suoi viaggi giovanili ha lasciato un
resoconto in forma di diario in Schizzi a penna (1865). Si affermò
come poeta con Tavolozza (1862), e poi Penombre (1864), Fiabe
e leggende (1867). Postumo uscì il volume Trasparenze (1878).
Tra le opere in prosa la cosa migliore è il romanzo Le
memorie del presbiterio , lasciato incompiuto, fu poi ultimato
dall'amico R. Sacchetti e pubblicato nel 1881. Questo romanzo
ha una struttura narrativa molto libera, si tratta di una serie
di racconti nel racconto, ordinati sul ritmo irregolare della
memoria, ciò che gli dà una vivace impronta sperimentale.
Tutta l'opera di Praga ha qualcosa di acerbo,
di irrisolto. Si inquadra nel moto confusamente ribelle e anti-borghese
che fu la scapigliatura. Nei versi di "Tavolozza" la ricerca del
«vero», che sconfina a volte nel bozzettismo, contrasta con alcuni
motivi orgiastici e 'maledetti'. Interessante è l'introduzione
di moduli dimessi e colloquiali che anticipano lo stile di Betteloni
e Gozzano. Satanismo, sforzo parossistico di infrangere le regole
mo rali e artistiche della società contemporanea trionfano
in "Penombre", dove la sperimentazione linguistica tocca i risultati
più originali, rovesciando le forme culte della tradizione
in una miscela di ribollente crudezze plebee, sostanzialmente
in linea con il realismo espressionistico lombardo. La tensione
demistificatoria, già compromessa in "Fiabe e leggende",
si allenta e dis solve nelle postume "Trasparenze", pervase da
un'ansia di inno cenza, di affetti tranquilli e domestici.
© Antenati - 1994-1997
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