Storia della letteratura europea - Torna in homepageMendele-Mokher-Sefarim


Mendele-Mokher-Sefarim


Nato a Kopyl [Minsk] nel c.1837 (morto a Odessa nel 1917), ma il suo vero nome era Shalom Ja'aqov Abramovic, dopo aver studiato nelle accademie talmudiche della Lituania, trascorse un periodo di vita errante attraverso le popolose città ebraiche della Rus sia meridionale, dell'Ucraina e della Volinia. Dalla sua vita errabonda trasse il materiale per numerosi ro manzi realistici, a sfondo sociale o satirico, scritti origina riamente in jiddish e poi volti in ebraico, spesso ampliati e rielaborati in un continuo sforzo di compiutezza stilistica. Mendele Mokher Sefarim esprime una visione complessa e senza compia cimenti della vita dei villaggi ebraici della zona russa. Le sue sono opere in cui coabitano una dimensione grottesca, satirica, politica, e una sincera compassione per le sofferenze ebraiche. Con lucidità focalizzò l'impasse dei discepoli dell' haskalà , dell'illuminismo ebraico, che pensavano che la volontà degli ebrei di trasformarsi avrebbe ottenuto un atteggiamento più aper to e tollerante da parte delle autorità. Egli credeva nelle forze intrinseche della società ebraica, temeva il pericolo della sua disintegrazione; per questo passò dalla haskalà al movimento "Ho vevei Tsion" e poi al sionismo. Ciò non gli evita di tacere sul male presente all'interno delle comunità; la sua è una critica feroce degli ebrei degli shtetlekh (i villaggi ebrei orientali), i cui nomi stessi ne denunciano la meschinità: nomi come Kislon, Glupsk (follia e ignoranza), Batlon e Tuneyadevka (parassitismo), Kabziel, Kabzansk (mendicità). Si ricordano in particolare: Il piccolo uomo (1865). I viaggi di Beniamino Terzo (Mayses binyomen hashlishi: pubblicato in jid dish nel 1879 e in ebraico nel 1896) ispirato al "Don Qujote", epopea picaresca dei sognatori del ghetto, evidenzia lo iato tra le aspirazioni messianiche del popolo e la tragica realtà in cui si trovava; è un'amara parodia dei medievali "Viaggi" di Beniamino da Tudela. La commedia Di takse (1869) è una denuncia della povertà; il romanzo Di kliatshe (1873) è allegoria sulla storia ebraica e pamphlet contro le agitazioni antisemite in Russia. Fishke lo zoppo (Fishke der krumer, 1869) è romanzo d'avventura ispirato al genere satirico russo. Ha scritto inoltre in ebraico saggi critici, racconti e opere di divulgazione scientifica nello spirito dell'haskalà. Mendele descrive l'estrema povertà delle masse ebraiche, fondendo come Dickens umorismo e compassione. Stilisticamente, riu scì a portare lo jiddish a un livello mai raggiunto fino ad allora; contribuì anche ad arricchire la lingua ebraica, introducendo il sapore della lingua popolare. Il suo è un nuovo stile letterario. Sulla sua scia si formò, tra l'altro, la poesia di C.N. Bjalik.



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