Storia della letteratura europea - Torna in homepageCarlo Collodi


Carlo Collodi


Carlo Collodi si chiamava in realtà Carlo Lorenzini. Collodi era il nome del paese di sua madre. Nacque a Firenze nel 1826 (morì nel 1890). Di idee mazziniane, partecipò alle rivolte na zionaliste del 1848-1849. Negli anni '50 si creò una certa fama come giornalista, per una serie di vivaci bozzetti in cui descri veva la vita di una Toscana spiritosa e bizzarra, tutta fatta di intrighi, storielle da caffè e fulminanti invenzioni linguisti che. Come giornalista si occupò particolarmente di cronaca e di teatro. Fu sempre molto disponibile a comprendere nella sua scrittura la vita contemporanea. La sua opera, Un romanzo in vapore : da Firenze a Livorno (1856) fu uno dei primi esempi di at tenzione letteraria verso quella novità tecnologica che era allora la ferrovia.
Collodi cominciò a occuparsi di letteratura per l'infanzia in età piuttosto avanzata. Funzionario al servizio dell'amministra zione dello Stato unitario appena formato, tradusse dapprima i racconti delle fate di Perrault, e poi lavorò a vari libri peda gogici destinati alla scuola. Ottenne i migliori risultati proprio nel campo della letteratura per l'infanzia: Il racconto del le fate (1875), Il viaggio per l'Italia di Giannettino (1876), Minuzzolo (1878), Occhi e nasi (1881), Le avventure di Pinocchio : storia di un burattino (1883), Storie allegre (1887).
"Le avventure di Pinocchio : storia di un burattino", apparvero per la prima volta sul «Giornale dei bambini» nel 1881, con il titolo "La storia di un burattino", e si concludevano al quindi cesimo capitolo. Dopo pochi mesi Collodi riprese la narrazione e la completò pubblicandola con il nuovo titolo nel 1883. Mentre le altre prime opere di Collodi sono guidate da un intento didasca lico, educativo-scolastico, "Pinocchio" è una storia dotata di grande carica umana.
Questa la vicenda narrata: il falegname Geppetto con un pezzo di legno «che piangeva e rideva come un bambino» costruisce il burattino Pinocchio, il quale parla, cammina e si muove come un vero bambino e si rivela sùbito un autentico dìscolo. Dopo aver schiacciato il Grillo Parlante, di cui non gradiva i saggi consi gli, vende l'abbecedario che Geppetto gli ha comprato sacrifican do la sua casacca, per andare al teatro dei burattini. Qui il bu rattinaio Mangiafoco (= mangia fuoco), prima lo minaccia, poi gli regala cinque monete d'oro. Pinocchio, invece di portarle a Geppetto, si lascia abbindolare e derubare dal Gatto e dalla Volpe, che lo impiccano. Lo salva la Fata dai capelli turchini. Dopo es sersi fatto derubare di nuovo dal Gatto e dalla Volpe, essere stato imprigionato, e preso nella tagliola di un contadino che lo obbliga a fare da cane da guardia e altre avventure, Pinocchio ritrova la Fata. Sembra voler mettere la testa a posto, ma le complicazioni non sono finite. Pinocchio corre il rischio di es- sere messo di nuovo in prigione, poi di venir fritto in una pa della da un pescatore. Parte con il suo amico Lucignolo per il Paese dei Balocchi: passati cinque mesi di baldoria, Pinocchio viene trasformato in asino. E' comprato dal direttore di una com pagnia di pagliacci. Azzoppatosi durante uno spettacolo, è vendu to a un tizio che vorrebbe fare della sua pelle un tamburo: tenta di annegarlo ma i pesci divorano l'involucro asinino e Pinocchio, tornato burattino, fugge a nuoto. In mare viene inghiottito da un enorme pescecane: nel ventre della bestiona incontra Geppetto che, messosi in viaggio alla sua ricerca aveva fatto naufragio ed era stato anche lui inghiottito. I due fuggono dalla bocca spa lancata del pescecane e si mettono in salvo. Ammaestrato da tutte queste esperienze, Pinocchio "mette giudizio", comincia a lavora re per mantenere Geppetto e si mette anche a studiare: ormai è diventato buono. Una bella mattina si sveglia trasformato in un ragazzo in carne e ossa. Le straordinarie peripezie del ragazzo-burattino, le scoperte ora gioiose ora dolenti che egli fa del mondo e della vita, i suoi scatti di ribellione e i suoi pentimenti, la sua ansia di giustizia, le sue speranze e i suoi crucci, sono dati in un rac conto nitido. Elementi favolistici della tradizione, da quella apuleiusiana dell'asino-umano a quella biblica del santone divo rato dal pescione, al personaggio della fata di derivazione fran cese, all'elemento folklorico del "paese della cuccagna" della tradizione favolistica contadina italica e europea ecc., sono riutilizzati e rifusi. Mentre sull'animazione di una creatura vi vente dalla materia inorganica i paralleli sono quelli oltre che della favolistica tedesca e francese (certe favole sulla anima- zione di boschi ecc.) indirettamente e per contrario il mito di Frankenstein creato all'inizio del secolo da Mary Shelley, e il mito del golem-robot della tradizione ebraica orientale. Una fa vola ma anche un ritratto della situazione sociale e culturale di un'Italia povera e contadina. Una allegoria della favolosa condizione infantile. Pinocchio con il suo essere burattino non sotto linea solo la diversità di condizione tra l'essere bambino e adulto; ma anche e soprattutto tra l'essere integrato nel corso sociale e l'esserne estraneo: ovviamente con tutti i 'rischi' che l'essere estranei al "corso normale e retto" della società bor ghese significa. Ma Pinocchio è anche una celebrazione della li bertà e dello slancio della fantasia contro le regole del perbe nismo borghese: rimane un ribelle, un eversore di quelle regole e quelle norme che sono descritte anche in maniera grottesca e ca ricaturale (es. il sistema giudiziario e repressivo). Così da una parte la borghesia italiana ha letto e usato "Pinocchio" come libro di testo con cui indicare ai propri figli non solo il rispet to dell'ordine ma anche i rischi che il mancato rispetto di quel le norme comportava (mai dire bugie sennò ti diventa il naso lun go come Pinocchio; se non studi diventi uno scapestrato come Lu cignolo ecc.). Dall'altra le implicite cadenze eversive di Pinoc chio hanno alimentato un ribellismo di rimando. "Pinocchio" è diventato presto un classico della letteratura per l'infanzia, tradotto e, nel secolo successivo, attuato in vari films e cartoni animati in USA, Giappone e Russia- URSS. Ma si pensi al tema di Pinocchio nell'album di Edoardo Bennato "Burattino senza fili".



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