Storia della letteratura europea - Torna in homepageCharles Baudelaire


Charles Baudelaire

1) Notizie biografiche


Baudelaire nel 1855 (foto Nadar)

Baudelaire nacque nel 1821 a Paris da Caroline Archimbaut-Dufays, e da Joseph-François Baudelaire capo degli uffici amministrativi del senato. Rimasta vedova nel 1827, la madre si risposò con il tenente colonnello (poi generale) Jacques Aupick. Questo secondo matrimonio provocò in Baudelaire un trauma, carenza affettiva di cui porterà conseguenze per tutta la vita.
Nel 1832, trasferito a Lione, Aupick iscrisse il figliastro come interno al Collegio reale di Lione. Quattro anni dopo, assegnato allo stato maggiore, Aupick tornò a Paris con la famiglia, e Baudelaire entrò al liceo Louis-le- Grand dove nel 1839 superò gli esami di baccalaureato.
Nel 1840 conobbe i poeti G. Le Vavasseure E. Prarond. Affettando atteggiamenti da dandy, iniziò una esistenza libera e sregolata. Ha una relazione con Sarah, detta Louchette, una prostituta del quartiere latino. Aupick, preoccupato per la condotta del figliastro, lo convinse a partire per un viaggio di alcuni mesi nelle Indie. Baudelaire si fece sbarcare nell'isola Maurizio, poi passò all'isola Bourbon e da lì tornò a Paris.
Diventato nel 1842 maggiorenne, entrò in possesso dell'eredità paterna. Si stabilì in un appartamento dell'Ile Saint-Louis. Risalgono a questi anni l'amore per l'attrice mulatta Jeanne Duval, l'assidua frequentazione del club dei fumatori di hashish, l'interesse teorico e pratico per l'uso dell'alcool e delle droghe. Ma anche i debiti presso gli strozzini, con cui ebbero inizio per Baudelaire le preoccupazioni economiche che lo ossessionarono per tutta la vita.
La madre, spaventata delle sue stravaganze, iniziò con l'appoggio dei familiari un processo di interdizione. Il 21 settembre 1844 il tribunale accolse le sue richieste e nominò come tutore di Baudelaire il notaio Ancelle. La nuova situazione portò a una temporanea riconciliazione con la famiglia. Nel 1845 un'altra rottura: Baudelaire arrivò a manifestare propositi suicidi. Del 1847 è la relazione con l'attrice Marie Daubrun. Nel febbraio e nel giugno 1848 fu accanto agli insorti sulle barricate. Nel 1849 conobbe il pittore Courbet. Ha una relazione con Madame Sabatier, affascinante personaggio del mondo intellettuale dell'epoca. A lei resterà legato anche dopo la rottura sentimentale avvenuta nel 1857, da una sincera amicizia. Nell'agosto 1857 è il processo per "I fiori del male". Baudelaire è condannato a pene pecuniarie per pubblicazione oscena.
Nel 1864, dopo inutili tentativi di farsi ammettere all'Académie française, amareggiato per il fallimento del suo editore (1862), stanco dell'incomprensione dei connazionali, indebolito nel fisico, decise di lasciare Paris per Bruxelles. Ben presto si rese conto che il Belgio era solo una «caricatura» della Francia borghese. Nel 1865 la sua salute subì i primi duri attacchi. Il 15 marzo 1866, mentre visitava la chiesa di Saint-Loup a Namur, Baudelaire fu colpito da un attacco di paralisi con gravi sintomi di afasia. Ricoverato in ospedale a Bruxelles, il 2 luglio fu fatto trasportare da sua madre a Paris, in una clinica di rue du Dôme.
Morì dopo una lunga agonia, senza recuperare la parola ma mantenendosi lucido, tra le braccia della madre, il 31 agosto 1867. Fu sepolto nel cimitero di Montparnasse, accanto alla tomba del patrigno che da vivo aveva sempre detestato.

2) "I fiori del male"

La prima poesia pubblicata da Baudelaire con la sua firma, A una dama creola (A une dame créole), apparve il 25 maggio 1845 sulla rivista «L'Artiste». In quel momento, secondo la testimonianza di Prarond, gran parte delle poesie pubblicate poi ne "I fiori del male" era già stata composta. Nella «Revue des Deux Mondes» dell'1 giugno 1855 uscirono 18 poesie di Baudelaire con il titolo, che compare per la prima volta, di "I fiori del male".
Il 4 febbraio 1857 Baudelaire consegnò all'editore Poulet-Malassis il manoscritto de I fiori del male (Les fleurs du mal) per la prima pubblicazione della raccolta, comprendente allora 100 poesie suddivise in 5 sezioni. Nella seconda edizione definitiva del 1861 aggiunse 65 nuove poesie, e le sezioni saranno 6. Il volume fu messo in vendita il 25 giugno: fu sequestrato dopo pochi giorni. Il 20 agosto si celebrò a Paris il processo penale contro l'autore e l'editore, accusati di pubblicazione oscena. Pubblico ministero era Ernest Pinard, lo stesso che qualche mese prima aveva pronunciato la requisitoria contro "Madame Bovary" di Flaubert. Baudelaire e Poulet-Malassis furono condannati a pene pecuniarie e alla soppressione di sei poesie. Negli appunti scritti per il suo avvocato per la difesa, Baudelaire diceva: «Il libro deve essere giudicato nel suo insieme: solo così si può coglierne la terribile moralità». Il 30 agosto Hugo gli scrisse: «I vostri "Fiori del male" risplendono e abbagliano come stelle [...]».

3) Le altre opere

Altrettanto importante è il resto dell'opera di Baudelaire: critico d'arte di straordinaria lucidità, traduttore di E.A. Poe, dandy e "scrittore maledetto". Non è un caso che lo stesso anno in cui apparve la sua prima poesia pubblicata con il suo nome su una rivista, nel 1845, uscì anche l'articolo sul Salon di pittura, primo saggio di critica estetica di Baudelaire. In un articolo successivo, dedicato al Salon del 1846, Baudelaire stroncò la pittura dell'accademico Horace Vernet ed esaltò quella di Delacroix. L'anno dopo, nel 1847, apparve su una rivista La Fanfarlo, breve e intensissima prosa lirico-autobiografica.
Nel 1851 pubblicò il saggio Sul vino e sull'hashish (Du vin et du haschisch), che entrò poi a far parte insieme con altri scritti di argomento analogo, del volume I paradisi artificiali (Les paradis artificiels, 1861). Nel 1852, sulla «Revue de Paris», un lungo studio sulla vita e le opere di Poe. Nel 1856 uscirà la traduzione dei "Racconti straordinari" di Poe. Nel 1858, sulla «Revue française», con il titolo Genesi di un poema (Genèse d'un poème) pubblicò la traduzione della "Filosofia della composizione" di Poe: è la prima enunciazione teorica della «poesia pura» a cui si rifaranno, dopo, Mallarmé e la sua scuola.
Nel 1855, oltre alle 18 poesie de "I fiori del male" su rivista, pubblicò alcuni poemetti in prosa. Nel 1857 la prima edizione de "I fiori del male", nel 1861 la seconda edizione. Sono in questo periodo alcune delle lettere più tenere e disperate scritte da Baudelaire alla madre.
Durante il soggiorno a Bruxelles, apparvero i poemetti in prosa Lo spleen di Paris (Le spleen de Paris): i Poemetti in prosa (Petits poèmes en prose) sono dei piccoli gioielli di prosa poetica, opera profondamente innovatrice e modello di un nuovo genere letterario. E I relitti (Les épaves): «poesie per la maggior parte condannate o inedite che il signor Charles Baudelaire non ha ritenuto di inserire nell'edizione definitiva de "I fiori del male"». Molti degli scritti di Baudelaire erano alla sua morte inediti, o pubblicati solo su riviste. La prima edizione complessiva anche se molto lacunosa delle opere apparve in 4 volumi nel 1868-1869. In quegli anni furono pubblicati tra l'altro le Curiosità estetiche (Curiosités esthétiques) in cui è tra l'altro un settore intitolato Il pittore della vita moderna (Le peintre de la vie moderne) dove Baudelaire definisce alcuni aspetti centrali della situazione dell'individuo nella società. I Diari intimi (Journaux intimes) furono pubblicati solo nel 1909.

4) Poetica baudelaireiana

Baudelaire è stato un poeta e un grande critico, tra i maggiori studiosi dei problemi estetici del suo tempo. La sua arte poetica è così molto complessa, non facilmente racchiudibile o esauribile in formule. Con la perfezione musicale del suo stile e con l'esattezza «matematica» (come la definiva) delle metafore, ha contribuito all'elaborazione del concetto di «poesia pura» che aprì la strada al simbolismo, allo sperimentalismo di Mallarmé, movimenti che fecero da ponte tra la poesia romanticista e quella successiva, del XX secolo.
Baudelaire ha sempre insistito molto sul ruolo dell'intelligenza nella creazione artistica, opponendosi all'ideale romanticista dell'inconsapevolezza del genio. Accogliendo e sviluppando alcune suggestioni teoriche di Poe, formulò un concetto di enorme portata critico-storica: il concetto della specificità della poesia. Baudelaire fu il primo a definire in teoria e in pratica, la poesia, separandola da tutti gli altri campi con i quali fino ad allora la si era confusa: eloquenza, moralità, filosofia, psicologismo, storia. Ha scritto *Valéry: " 'I fiori del male' non contengono né poemi né leggende, né altro che abbia a che fare con una forma di racconto. Non vi è alcuna tirata filosofica. La politica è del tutto assente. Le descrizioni, rare, sono sempre dense di significato. Tutto, invece, è incanto, musica, sensualità astratta e potente".
La specificità della poesia, per Baudelaire, non va ricercata esclusivamente nel campo del linguaggio, come invece faranno Mallarmé, Valéry e i loro continuatori. Ma nel campo dell'immaginazione: «solo l'immaginazione contiene la poesia», scrisse Baudelaire. Anche i romanticisti avevano sviluppato un loro concetto di immaginazione, ma per Baudelaire non si trattava dell'immaginazione romanticista, intesa come forza istintiva e selvaggia, destinata a far violenza alla natura. L'immaginazione del poeta, per Baudelaire, deve ordinare la natura, riunire in un'unica armoniosa percezione intellettuale l'universo che i nostri sensi percepiscono come incoerente e contraddittorio: «io voglio illuminare le cose con il mio spirito e proiettarne il riflesso sugli altri spiriti». Il poeta è il traduttore, il «decifratore dell'analogia universale», colui che traduce i «geroglifici» del mondo (come li chiama ne "I paradisi artificiali") e coglie le «corrispondenze» della natura, i sottili misteriosi legami attraverso i quali «i profumi, i colori e i suoni si rispondono».
In Baudelaire è un forte e consapevole uso dell'analogia, e della sinestesia. Sempre la sua scrittura (scrittura-vita) ha una caratteristica analogica, anche nella prosa critica è vasto l'uso della sinestesia («musica del quadro», «stupendi accordi di colore»): analogia e sinestesia non sono elementi esterni, ma sono tutt'uno con una concezione di vita, in cui le varie arti, romanticisticamente, coesistono nel tentativo di esprimere l'intersecarsi delle parti, la complessità e varietà del mondo che non è esauribile all'umano. Baudelaire non è stato solo il poeta delle «corrispondenze», decifratore della segreta armonia dell'universo. La sua validità sta anche nell'essere non relegabile al solo concetto della «poesia pura» e agli sviluppi simbolistici. La sua poesia è capace di cogliere e raffigurare i più segreti moti della sensibilità e della coscienza. La sua è una adesione non solo intellettuale, ma 'di corpo' con ogni forma di vita, compresi il vizio la malattia e la morte. Con potente naturalezza ha saputo includere in sé, rendendole oggetto di poesia, le nuove dimensioni di realtà aperte alla rivoluzione borghese e industriale: la realtà urbana per esempio, di cui Baudelaire è stati il primo interprete in poesia: si pensi solo alla sezione de "I fiori del male" intitolata Quadri Parisni (Tableaux parisiens).
Insieme alla osservazione complice e ardente della vita in ogni sua forma, dalla più pura alla più perversa, ciò che non ha mai smesso di attirarlo, ferirlo, colmarlo di sofferenze e di voluttà, è stato lo spettacolo intimo e crudele della propria angoscia, della propria solitudine, del proprio immenso, immensamente insoddisfatto bisogno d'amore. La noia, lo spleen, termini che ricorrono frequentemente nelle sue pagine, non sono solo atteggiamenti snobbistici o estetizzanti. Ma anche simboli esatti e spaventosamente sinceri della condizione esistenziale di un uomo profondamente attaccato alla vita, dotato di una sensualità aperta e dolorosa, che non ha potuto (o voluto) sottrarsi alla certezza di essere un escluso, un disadattato, un oggetto di incomprensione e di scherno. Centrale in questo senso è la tensione tra «spleen» e «idéal», tra una cupa vertigine esistenziale e un anelito religioso e contemplativo, tra un senso amaro della solitudine dell'artista e l'attrattiva ammaliante del «viaggio». E' una tematica contraddittoria, che percorre non solo la produzione poetica, ma anche gli scritti autobiografici e le rimanenti opere in prosa.

Francia (1850-1890)


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