Storia della letteratura europea - Torna in homepageEditoria italiana 1850-1890


Editoria italiana 1850-1890


L'unificazione del territorio italiano, l'eliminazione progressiva delle dogane portò alla creazione di un unico mercato. Ciò ebbe conseguenze sul piano economico con l'indebolimento delle aziende esistenti nel meridione, legate al mercato protetto del Regno delle due Sicilie e a quello dello Stato Pontificio, e alle commesse dei relativi governi; con il rafforzamento delle aziende del nord, soprattutto di Torino e Milano e, per un certo periodo, anche di Firenze. Queste si erano già attrezzate in parte per l'ammodernamento necessario al nuovo mercato, ma soprattutto riuscirono a procedere a un ulteriore ammodernamento della produzione e a offrire al nuovo mercato unico i prodotti che questo mercato ormai esigeva. Dal punto di vista culturale si trattava si prodotti culturali che rispondono alle esigenze di uno stato unitario e territorialmente esteso come quello italico.
Riviste e editori affrontano tutti i nuovi problemi che appassionano il pubblico neo-unitario. In campo culturale uno dei temi affrontati è quello connesso alla riorganizzazione delle scuole. A Torino prolificano le riviste che si occupano di problemi della scuola: ben 16 periodici, di cui solo 2 di vecchia data, gli altri nati proprio nel nuovo clima politico. Ma anche il resto d'Italia è interessato dallo stesso fenomeno. Esistevano 475 giornali scolastici e pedagogici che polemizzavano tra loro su come formare gli italiani, contenere i regionalismi, creare una coscienza e una cultura nazionali. A ciò si aggiungeva il contrasto insanabile tra laici e cattolici sull'interpretazione del concetto di "libertà di insegnamento". E la concorrenza tra scuola di Stato e istituti confessionali dopo l'introduzione dell'obbligo scolastico (legge Coppino del 15 luglio 1877).
Soprattutto Milano divenne il centro dell'editoria del nuovo Stato unitario: intorno al 1870 era qui concentrato il 15% dell'industria tipografica-editoriale del nuovo stato. Il caso di un editore come Ulrico Hoepli può essere indicativo. Hoepli era uno svizzero, giunto a Milano nel dicembre 1870 per prendere possesso di una libreria acquistata per corrispondenza, che si trovava nella Galleria De Cristoforis, allora cuore del mondo intellettuale e mondano della città. Il successo della libreria gli permise di cominciare una attività di editore: il primo titolo stampato fu la ristampa de "I primi elementi di lingua francese" (1871) di Martin. Nel giro di pochi anni Hoepli sfornò centinaia di titoli, soprattutto manuali e saggi tecnico-scientifici di supporto al commercio e alle attività tecniche e di mestiere (si pensi alla "Guida per le arti e mestieri" 1872, che nel 1878 divenne "L'arte e l'industria"). Nel 1872 divenne editore dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, nel 1873 dell'Osservatorio astronomico di Brera (allora diretto da Giovanni V. Schiaparelli), nel 1875 dell'Ufficio idrografico della Marina ecc. Dall'unico volume stampato nel 1871 si passò nel giro di tre anni a una ventina di titoli l'anno. Si affiancarono opere letterarie: gli "Scritti critici sul Guerrazzi" di Fenini, una monografia su "Manzoni" di Sauer, gli "Scritti d'arte" di Dall'Ongaro, e a partire dal novembre 1874 iniziarono le "Opere" di Shakespeare a cura di Giulio Carcano. Hoepli fu però soprattutto l'editore di una collana di "Manuali", che ebbero un grosso ruolo nella diffusione delle idee e del sapere tecnico e scientifico, contribuendo al passaggio dello stato agricolo italiano alla civiltà industriale. La collana ricalcava quanto si faceva già in Inghilterra: testi accurati ma semplici che spiazzarono la concorrenza degli altri editori scientifici del tempo (Dumolard, Sonzogno, Vallardi, Treves). Dal "Manuale del tintore" di Lepetit (1875), e poi con il diffusissimo "Manuale dell'ingegnere" di Giuseppe Colombo, Hoepli mise sù una vera enciclopedia tecnico-scientifica. Nel 1880 Hoepli pubblicò 53 volumi, nel 1890 ne uscirono 100. Il successo di Hoepli testimonia il bisogno di modernità esistente nella società italica che sotto la spinta dell'unificazione procede a una grossa trasformazione sociale e economica.
Altro editore che contribuì allo svecchiamento della cultura italian di quel periodo furono i fratelli Treves, Emilio e Giuseppe. Partiti da una libreria a Milano, riuscirono ad affermarsi nel campo dell'editoria popolare. Dal 1875 Treves editò la "Biblioteca amena", collana di romanzi di facile consumo e di prezzo accessibile che raggiunse ai primi del XIX secolo il migliaia di titoli. E' interessante quanto troviamo scritto in un volumetto dei primi del '900, nella parte dedicata alla pubblicità della collana:
"Questa raccolta, fondata nel 1875, ha pubblicato a tutto giugno 1907 ben 725 volumi ed ha raggiunto un alto grado di popolarità ed anche di distinzione. Se le raccolte economiche di romanzi a una lira [il prezzo allora di ogni volume della collana, Ndr] destano in generale i sospetti delle persone delicate, questa ha saputo, con una scelta giudiziosa ed eclettica, al tempo stesso non alienare i gusti volgari e allettare i più raffinati. Non vi mancano i romanzieri da appendici [feuilleton, Ndr] e a gran sensazione e i romanzi giudiziari (Montépin, Gaboriau, Mérouvel, Arnould, Boisgobey, Belot, Bouvier, Perceval); ma vi sono anche quelli che all'interesse drammatico aggiungono i pregi letterari. La BIBLIOTECA AMENA è stata la prima a far conoscere al pubblico italiano il Daudet, il Flaubert, lo Zola, il Bourget, il Maupassant, il Rod e i romanzieri russi (Tolstoi, Dostojewski, Turghenieff, Gorki), ed altri tedeschi ed inglesi. Numerosi poi sono i romanzi ottimi per le famiglie, come tutti quelli di Werner, di Dickens, di Carlotta Bronte e parecchi di Halévy, Malot, Ohnet, Sandeau, Barrili, De Amicis, ecc.; e i viaggi di Verne, e il Quo Vadis? di Sienkiewicz. Una parte considerevole è fatta ai romanzi italiani, sia i classici (Azeglio, Balbo, Guerrazzi, Ippolito Nievo), sia, e in gran numero, i contemporanei (Albertazzi, Barrili, Bersezio, Bettòli, Caccianiga, Capranica, Castelnuovo, Cordelia, Fleres, Graf, Gualdo, Jarro, Marcotti, Petruccelli, Rovetta, Vassallo, ecc.). Vi figurano De Amicis col Romanzo di un Maestro e con Gli Amici; Verga col Marito di Elena, ecc.; Boito con le Storielle vane. Infine, oltre ai romanzi, la raccolta contiene parecchi volumi di genere più elevato, ma sempre appartenenti alla letteratura amena; come il Vero paese dei Miliardi di Nordau; il libro di Rod sul Senso della vita, le fantasie socialiste di Bulwer, di bellamy, di Richter e di Richet; e per la storia aneddotica e la biografia, la Maria Antonietta, di Goncourt; il Colombo, di De Lollis; la Brava Gente, di A. Caccianiga; il Vittorio Emanuele, di G. Massari; il Garibaldi, della Mario; e il processo Zola. Sempre attenti a dare le ultime novità che levano rumore nel mondo, abbiamo ultimamente fatto conoscere Marcel Prévost e Anatole France, i fratelli Marguerite; i tedeschi Sudermann, G. Ebers, C.F. Meyer, la baronessa de Suttner; gli inglesi Rider haggard, Marion Crawford, Farrar, Hall Caine; gli spagnoli Valera e De Alarcon; l'olandese Couperus; l'americano Richard Savage, e il russo Cernicevski; l'ungherese Jokai, i polacchi Sienkiewicz, Mereshkowsky e Kraszewski, e il danese Moeller."
Emilio Treves ebbe un ruolo importante nello sviluppo dell'editoria d'impresa in Italia, oltre che nella promozione degli autori del naturalismo francese e italiano. Editore di Verga, D'Annunzio, Deledda, Pirandello, De Amicis ecc., Emilio Treves è stato creatore di varie collane: oltre alla Biblioteca amena, Le più belle pagine degli scrittori italiani, Scrittori moderni italiani ecc. Diresse ed editò la rivista "Illustrazione italiana" (dal 1873). La casa editrice di Treves, dopo la morte del suo fondatore (nel 1916) entrò in decadenza. Nel 1916-1926 fu diretta da G. Beltrami. Si fuse poi con la Bestetti e Tumminelli. Ricostituita nel 1933, fu rilevata nel 1939 da A. Garzanti.



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