Emily
Dickinson
Emily Dickinson
Emily Elizabeth Dickinson nacque a Amherst [Massachusetts]
nel 1830. Trascorse l'intera esistenza nella casa paterna, confinan
dosi negli ultimi anni nella propria stanza in un isolamento vo
lontario. Uniche uscite nel mondo, un viaggio a Washington nel
1855 quando con la sorella Lavinia si recò a far visita
al padre Edward, deputato al Congresso, e brevi soggiorni a Filadelfia,
Boston e Cambridge. I suoi studi non furono regolari. Frequentò
l'Accademia di Am herst e poi, nel 1847-1848, il seminario femminile
di Mount Ho lyoke [South Hadley], che abbandonò dopo aver
compiuto il suo primo gesto eretico: il rifiuto a professarsi
pubblicamente 'cri stiana'. Rare e intense le amicizie, quasi
esclusivamente con persone nelle quali Dickinson cercava una specie
di verifica al suo esercizio di poesia, iniziato subito dopo l'allontanamento
da Mount Holyhoke. Tra coloro che definì «tutori» o «maestri»
sono Benjamin New- ton, praticante allo studio legale di suo padre,
e il reverendo Charles Wadsworth, con cui ebbe rari incontri e
una intensa corrispondenza: la sua par- tenza dalla California
segnò una frattura nel suo universo affettivo. Intorno
al 1860 è la grande esplosione della poesia di Dickinson
che, separata dal mondo, si immerse nella contemplazione della
natura, nella meditazione dei grandi temi biblici, nello studio
dei testi preferiti: Shakespeare , i metafisici, Keats, Browning,
Emerson, Elizabeth Barrett , Emily Brontë . Nel 1862 inviò
quattro poesie a Thomas Higginson , critico dell'«Atlantic Monthly»
, che ne rimase sconcertato: non riusciva a comprendere la novità
di quei versi, difformi dal gusto corrente, «sfrenati» e «spasmodici».
Alla lunga corrispondenza che si stabilì tra i due seguì
l'incontro nella casa di Amherst, da Higginson commentato con
uguale stupore. Fino alla morte, nello svolgersi di giorni apparentemente
statici, Dickinson ebbe una intensa e tutta interiore esistenza.
Gravi lutti, l'ul- tima amicizia con il giudice Otis P. Lord .
Le oscillazioni quotidiane tra estasi e ansia sono registrate
nelle Lettere (Letters) pubblicate nel 1958. Emily Dickinson morì
a Amherst nel 1886.
Emily Dickinson è considerata oggi tra i più grandi
lirici mo derni. Scrisse 1775 poesie: solo 7 furono pubblicate
durante la sua vita. L'edizione delle sue opere apparve postuma,
in varie raccolte fino alla prima e completa edizione critica
del 1955. Nei suoi versi si riflette, nonostante l'isolamento
fisico dell'autrice, il dramma intellettuale e morale del nord-America
del suo tempo: il con- trasto tra la visione fervida di Emerson
e quella tragica di Hawthorne, tra la tradizione puritana del
New England e un moderno individualismo esistenziale. Si esprime
in forma di cristallina, straziante lucidità. La forza
della poesia di Dickinson si è imposta alla critica per
gradi suc- cessivi. Primario è stato lo studio dei grandi
temi: l'amore, la morte, la natura magica e disintegratice, l'incontro
con il dio assente. E la serie di polarità: astratto/concreto,
quotidiano/eterno, deperibile/immortale. E' seguita l'analisi
delle anomalie grafiche, metriche, ritmiche, sintattiche, lessicali
del suo linguaggio, coerente in questa volonta- ria trasgressività,
con la sua visione di eretica, lucida testimone di una società
dibattuta tra declinante puritanesimo e insorgente capi- talismo.
Nelle singolari reti di immagini metafore simboli ricorrenti,
di lirica in lirica, si è vista una possente invenzione
di mitopoietica, che fa della poesia di Emily Dickinson una specie
di moderna cosmogonia.
[1997]
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