Nino Manfredi
Nino Manfredi
Saturnino
Manfredi nasce il 22 marzo del 1921 a Castro dei Volsci, in provincia
di Frosinone (è morto, dopo una lunga malattia, il 4 giugno
2004). Dopo una laurea in giurisprudenza (presa, diceva, "solo
per fare contenti mamma e papà") passa direttamente
all'Accademia d'arte drammatica di Roma. Poi, alla metà degli
anni Quaranta, tenta la fortuna sul palcoscenico del Piccolo Teatro
di Milano con Shakespeare e Pirandello. Ma anche nei teatri romani,
e con Eduardo, ed Orazio Costa. Poi, l'incontro con il teatro di
rivista. E il cinema.
La popolarità arriva alla fine degli anni Cinquanta, grazie
ad una serie di film in cui interpreta malizie e ingenuità
dell'"italiano del boom": Tempo di villeggiatura (1956),
Susanna tutta panna (1957), Guardia, ladro e cameriera (1958). Intanto,
nel 1955, incontra la donna che gli resterà accanto per tutta
la vita: Erminia Ferrari, bellissima indossatrice. Nascono tre figli,
Roberta, Luca e Giovanna.
Risale allo stesso periodo l'approdo in televisione, prima con
lo sceneggiato L'alfiere (1956), diretto da Anton Giulio Majano,
poi con Un trapezio per Lisistrata (1958), al fianco di Delia Scala
con la quale conduce, e insieme anche a Paolo Panelli, l'edizione
del 1960 di Canzonissima, dove conquista il pubblico con la celebre
macchietta del "barista di Ceccano" e il tormentone "Fusse
che fusse la vorta bbona...".
Pochi anni dopo, è il 1963, il trionfo in teatro, con Rugantino
di Garinei e Giovannini.
I riconoscimenti arrivano però con il cinema, come il Nastro
d'argento ottenuto per Questa volta parliamo di uomini (1956), di
Lina Wertmuller, in cui Manfredi interpreta quattro diversi ruoli.
Restano memorabili alcuni suoi personaggi, dall'innocente perseguitato
in Girolimoni, il mostro di Roma (1972) all'emigrante italiano in
Svizzera di Pane e cioccolata (1974), dal "piede amaro"
di L'audace colpo dei soliti ignoti (1959), al barbiere innamorato
Mario Balestrini di Straziami, ma di baci saziami (1966) a Titino,
l'editore borghese che sceglie la libertà e diventa capo
di una tribù in Angola, in Riusciranno i nostri eroi a ritrovare
l'amico misteriosamente scomparso in Africa?
Un successo anche quando tenta con la regia, com'è il caso
di Per grazia ricevuta (1970), premiato a Cannes, del quale è
anche protagonista. Seguono, ancora, C'eravamo tanto amati (1974),
di Ettore Scola, e Café Express (1980), di Nanni Loy, altro
Nastro d'argento. E un altro ancora, nel 1977, con In nome del Papa
Re, diretto da Luigi Magni, regista, amico e parte di un fortunato
sodalizio come dimostrano anche Secondo Ponzio Pilato (1988) e In
nome del popolo sovrano (1990).
Per la televisione dà vita ad uno dei suoi personaggi più
robusti e commoventi, il Geppetto del Pinocchio di Luigi Comencini.
Ma c'è anche Barabba in La vita di Gesù (1975). Ha
parti nelle miniserie Un commissario a Roma e Linda e il brigadiere,
alle fiction Una storia qualunque e Un posto tranquillo. L'ultima
volta è accanto a Fiorenzo Fiorentini, nel film per la tv
La notte di Pasquino, diretto, ancora una volta, da Luigi Magni,
andato in onda nel gennaio 2003 su Canale 5.
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