Gaius
Valerius Catullus
Gaius Valerius Catullus
Catullus è il maggiore dei neòteroi, esprime
nei "Carmi" una nuova etica individuale, canta i sentimenti e
la capacità di giocare con essi la propria vita.
Notizie biografiche
Il Libro (Liber), la silloge delle poesie di Catullus
che ci è giunta, fu ordinata dopo la sua morte in una redazione
incompleta. La salvezza dell'opera di Catullus si deve a un codice
della Biblioteca Capitolare di Verona, passato in Belgio nel IX
secolo e poi tornato a Verona nel XIII secolo.
Così com'è la raccolta dei 116 carmen è articolata
secondo criteri metrici e divisa in tre parti:
- 1) brevi carmen polimetri (1-60);
- 2) carmina docta (61-68), in cui Catullus con maggiore
ambizione letteraria tenta un discorso ampio in uno stile
più elevato, secondo i modelli dell'arte alessandrina;
- 3) brevi carmen o epigrammi in distici elegiaci (69-116).
Primo e terzo gruppo costituiscono le nugae, in cui è la
storia del suo amore. Il secondo gruppo comprende otto componimenti:
- - un epitalamio per le nozze di Manlius Torquatus e Vinia
Aurunculeia;
- - un epitalamio in esametri, felice trasposizione di Saffo
secondo una tecnica moderna;
- - "Attis", poemetto scritto nei difficili versi galliambi,
relativo al culto di Cibele: è un pezzo di bravura,
sull'esempio di Kallimakos;
- - un vasto epillio per le nozze di Peleos e Tethis, con
inserita la storia di Arianna;
- - la traduzione in esametri della "Chioma di Berenix" di
Kallimakos preceduta da una dedica all'amico Hortensius Hortalus
in distici elegiaci;
- - un'elegia epistolare di gusto alessandrino che ricorda
il tempo felice dell'amore di Lesbia.
La seconda parte è quella che lega di più Catullus
al gruppo dei neòteroi e alla variante romana del gusto
alessandrino. Tuttavia tra "nugae" e "carmina docta" non è
un diverso impegno letterario, solo un diverso livello espressivo.
La sua è sempre una lirica dotta e aristocratica, secondo
i canoni estetici dei neòteroi, anche là dove l'effetto
patetico e certe movenze apparentemente dimesse potrebbero far
pensare a modi 'popolari'.
Tutta la sua opera riconduce alle nuove posizioni individualistiche
che emergevano nella Roma del primo secolo (-) , in piena crisi
di valori, con la morale tradizionale in dissoluzione e la vecchia
religione destituita di credibilità. Nei suoi "Carmi" non
ci sono segni di impegno politico né polemica antipolitica:
disinteresse senza calcolo. C'è la serietà di un
uomo che si riconosce vero per quello che fa e sente, le sue liriche
hanno una integrità di sentimenti che ne fanno qualcosa
di estremamente vivo e vero. perfino la condanna della donna che
lo tormenta e lo umilia è carico di dolcezza. La sua immediatezza
espressiva (mediata dal filtro della tradizione letteraria: Homeros,
Arkhilokos, Saffos, Anakreon, ma anche di Kallimakos) non gli
impedisce di percepire la complessità dei sentimenti, dove
amore e amicizia si mescolano ("amare e bene velle") e dove la
tenerezza trova posto viciono al grido del rifiuto. La tradizione
gli offre modelli per trovare la sua espressione senza cadere
nella frigidità compositiva, rasentata, per eccesso di
tensione tecnica, in alcuni carmina docta. Il raffinato linguaggio
letterario acquista le cadenze della lingua parlata, rendendo
la patina di realtà che il gusto ellenistico consigliava
e pretendeva, e che fanno dei carmen di Catullus qualcosa di vivo
e vero.
Contesto
[1996]
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