Io sono il Maestro / di Hrafnhildur Hagalín
Io
sono il Maestro (Ég er Meistarinn, 1991) –
Traduz. dall’islandese di Cristina Argenti e Silvia
Cosimini – Premessa di Sergio Maifredi.
Postfazione: “Panoramica del teatro islandese”
di Árni Ibsen.
I edizione: Aprile 2003 - Iperborea editore.
pp. 120 – ISBN 88-7091-112-8.
Nella casa di due giovani, una ragazza e il suo fidanzato
(musicisti freschi di conservatorio e pronti a lanciarsi
verso la carriera che – sperano – li attende)
irrompe, dopo anni di silenzio, il Maestro di lei. Tre chitarristi,
tre musicisti che suonano lo stesso strumento: come dice
il Maestro, il conflitto sarà inevitabile. La partitura
rivelerà l’insostenibile tensione verso la
Perfezione, il catastrofico desiderio di annientamento di
chi si rende conto di essere condannato ad affollare la
schiera dei talenti anonimi. Siamo nella casa che forse
un tempo era del Maestro e dove ora abitano i due fidanzati:
Thor testardo studia e si esercita in attesa di un riconoscimento
che pare non arrivare, Hildur ex bambina prodigio ha rinunciato
alla gloria della ribalta, sbarca il lunario insegnando
ad allievi privi di futuro. Il Maestro sembra arrivato per
ricondurre la sua allieva di un tempo verso la sua vocazione
concertistica, ma viene anche, come una sorta di Lucifero,
a scombinare i loro fragili equilibri sentimentali e artistici.
Qualcosa di morboso lega l’allieva al Maestro, qualcosa
sembra emergere dal passato. Il Maestro non se ne va, diventa
un terzo, ingombrante inquilino della casa. Il Maestro è
un affabulatore, un mistificatore: i legami affettivi attorno
a lui scivolano, ondeggiano in un racconto che muta e che
è diverso per ogni interlocutore. “Chi sei?”
gli urla Thor, “Io sono il Maestro” è
la risposta. La tensione di una vocazione artistica non
ancora appagata e di un amore che non si rassegna a farsi
da parte.
(Scheda a cura di Iperborea.com)
Contesto
|
|