La banda dei girobrocchi
di sergej, pubblicato su Girodivite 85/2002
La banda dei brocchi / Jonathan Coe ; traduzione di Roberto
Serrai. - Milano : Feltrinelli, 2002. - Tit.orig.: The Rotters'
Club. - 15 euro.
Toh,
un gruppo di ragazzi che fa un giornale. Non è "Girodivite",
i ragazzini di Coe vivono a Birmingham e il loro giornale
si chiama "La bacheca". Le storie che si intrecciano
nel libro ci Coe sono quelle di un gruppo di ragazzini nell'Inghilterra
della metà degli anni Settanta. Ragazzi che frequentano
una scuola d'èlite, come uno dei nostri licei (ma
all'epoca i nostri licei erano più proletari, vi
accedeva la piccola borghesia). Coe individua il momento
germinale di quella adolescenza, quando avvengono le cose
che in un modo o nell'altro ti deviano il corso della tua
esistenza, e quella collettiva. Le cose che accadono pongono
barriere, ma è anche il modo in cui gli individui
reagiscono a quelle cose, e interpretano quelle cose stesse
che costruiscono le strade nelle quali ci si incanala. Romanzo
di iniziazione, per individui e per un'intera nazione. Il
momento in cui il potere passa inesorabilmente di mano dalla
sinistra solidarista e democratica, alla destra fascista
della Thatcher con le repressioni e i licenziamenti. Il
momento in cui, a fine anno scolastico, i singoli ragazzini
compiono le loro scelte di campo o tali scelte di campo
vengono loro imposte (come nel caso di ragazzo nero Steve
'Rastus' Richards). Romanzo "corale" si diceva
una volta, ma con spazio dato alle vicende e al punto di
vista di Benjamin. Romanzo fatto di humour spassoso - la
scena di Benjamin a cena dal preside oppure quella della
sua scoperta dell'esistenza di dio con il miracolo del costume
da bagno -, di romanticismo, di rabbia e indignazione sociale,
di memoria. C'è lo spazio per la memoria sulle lotte
sindacali, sull'olocausto (il racconto sulla coppia olandese
Emil e Inger), sulla cancellazione dei popoli non-inglesi
("Siete un popolo crudele e sanguinario e avido e accaparratore.
Una nazione di macellai e vagabondi", dice Glyn al
termine della sua filippica anti-inglese - p. 332 -, cui
il debole Benjamin non sa che rispondere se non un vigliacco
"E' un punto di vista"). Insomma, dopo il bellissimo
"La famiglia Winsham" ambientato nell'Inghilterra
degli anni Ottanta - come venne costruita la macchina delle
menzogne della Thatcher e le conseguenze nella vita di milioni
di persone - questo sull'Inghilterra degli anni Settanta
è un romanzo / libro di storia sociale altrettanto
se non ancora più bello.
I personaggi di Coe sono dei testimoni. Coe non descrive
(tanto) azioni, accadimenti nel loro farsi. Egli riporta
atti documentali e il ricordo degli avvenimenti e delle
sensazioni, attraverso i personaggi che si fermano e in
quel momento riflettono o ricordano. La fissità particellare
del ricordo - all'inizio, prima di comprendere di cosa si
trattava, mi ero fermato a pensare sulla "fissità"
di certi personaggi, che assumono una posa direi sbigottita
di fronte agli avvenimenti e alle cose. Solo dopo ho connesso
questa fissità con il ruolo che avevano, e l'operazione
di scrittura che Coe compie -. Coe utilizza, con accortezza,
le varie tecniche della testimonianza novecentesca: persino
il flusso di coscienza - il brano sul sottobicchiere verde,
di Benjamin -, oltre a pagine di diario, brani di articolo
del giornalino studentesco, persino il resoconto di un discorso
ufficiale commemorativo ecc.
(Spero che nel prossimo libro Coe non voglia inserire un
flusso di coscienza "al femminile", nella parte
terminale del libro).
Si è testimoni di fronte alla storia, a noi stessi,
alle cose e alle persone che ci circondano. Soprattutto,
si è testimoni all'interno di un'aula di tribunale
- misticamente, il Giorno del Giudizio. Il Novecento ha
conosciuto il Processo come luogo della bugia e della verità
- i processi stalinisti, e quello di Norimberga, o quello
ad Eichmann di cui fu testimone Hannah Arendt. Coe porta
a testimoniare, sugli anni Settanta in Inghilterra, la sua
"banda di brocchi". Attraverso la testimonianza
gli individui compiono un esame di coscienza, tentano di
cogliere (senza riuscirci) brandelli della realtà.
Il più delle volte, si tratta di testimoni sconfitti,
testimonianze impotenti di fronte a quello che accade. Resta,
come momento migliore della loro vita, il tentativo di questa
testimonianza.
Testimoni di verità, portatori di brandelli di
verità: i personaggi di Coe si fanno amare ed apprezzare
per questo, per l'intensità di queste verità
sofferte, piene di humour e di candore. La scrittura ha
questa funzione, di presentare le testimonianze - che sono
tutte lì, nella loro modestia e parzialità
ma interamente e senza veli spiegate: a differenza del gioco
al massacro di scatole cinesi che può essere la ricerca
della verità nella realtà quotidiana, quella
vera, in cui le persone e i fatti sono accartocciati, chiusi
in se stessi come cipolle.
Antologia
"A volte mi sento come se fossi destinato a essere
sempre dietro le quinte quando arriva una scena madre. Come
se Dio mi avesse scelto come vittima di un cosmico tiro
mancino, assegnandomi poco più di una comparsata
nella mia stessa vita. Altre volte mi sento come se non
avessi altro rôle che quello dello spettatore di storie
di altra gente, e per di più fossi condannato a lasciare
il mio posto sempre al momento cruciale, e andare in cucina
a afrmi una tazza di tè proprio quando arriva la
resa dei conti" (il personaggio di Benjamin, in La
banda dei brocchi / Jonathan Coe, p. 107).
"Però lo sento che questa storia lentamente,
ma senza scampo, comincia a dissolversi nella confusa menzogna
della memoria. E' per questo che l'ho scritta, anche se,
facendolo, so bene che non ho ottenuto altro che di falsificarla
in un modo diverso, più artistico. Serve a qualcosa
scrivere delle storie? Me lo domando spesso. Mi domando
se l'esperienza possa essere veramente distillata e ridotta
a pochi momenti straordinari, forse sei o sette, che ci
vengono concessi in una vita intera: e per di più
ogni tentativo di scoprire un nesso tra di loro è
futile. E mi domando se ci sono momenti nella vita che non
soltanto 'varrebbe la penba spendere mondi interi per acquistarli',
ma sono anche così pieni di emozione che si dilatano,
diventano attimi senza tempo […]" (id., p. 126).
"cinquemila anni sono tanti / sono tanti per tutti
/ per essere morti e sepolti / sotto un cromlech erboso.
/ il brusio della pioggia / mi ustiona mentre cammino /
per i sentieri morti / nel buio / tra queste anime / che
vanno veloci / e sembrano vive / ma sono soltanto polvere
/ le loro ossa / sotto le mie dita" (diario del personaggio
Lois, in id., p. 312-3).
Contesto
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