Notturno,
di Tonino Valentini
L'innesco, di Tonino Valentini
Nellestate noi smorti dobbiamo frugare
con tenacia, uscendo da tali scomparti
di vetro e procedure, certo inabili
al suo fandango di magnolia densa.
Pure mi sono infittito a pensarti
nellaria del mattino e poi trovato
esposto ai tuoi fianchi, al profilo
di pesca, appena esperto sulle gote.
Ce ne saremmo andati per silenzi
rionali, nei giardini che non si curano
di chi li ignora e se ne stanno secchi.
Lì, fra vecchi negozi e portiere occhiute,
lungo lattesa sciatta appostare lamore
celebrato, tirarlo sotto un poco
verso gli odori sgomberati ed umili.
Dirti comunque tutto non sarebbe mai il fatto
e nessuna parola ci conduce
oltre questo varcare laria nobile
di viale Europa, spaesati nel nostro finire,
distratti dai tuoi ricci, dalla tua voce
nemmeno peculiare, dal mio scherzare stucchevole.
(da: Il canto delle attese)
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