da: Romanzo civile, di Giuliana Saladino


da: Romanzo civile, di Giuliana Saladino

La vita di Giuliana Saladino così come ci viene raccontata nel suo Romanzo civile (Sellerio, 2000).

Anni trenta
La prima volta ero una bambina undicenne [1936] condotta per mano da una Dama di San Vincenzo alta e bella, vestita dimessamente, quel dimesso che il sottoproletariato palermitano, esperto in cose servili e di corte, giudicava degno del titolo di "duchessa": i poveri si chinavano per baciare con gesto rapido l'orlo del suo vestito quando nel catoio sordido consegnava il tagliando per il litro di latte e un chilo di pasta a undici o dodici persone malate affamate ringhiose che lei ammansiva con la sola presenza sua e del tagliando. Scippavamo sottomissione, rassegnazione alla volontà di Dio. Era prima della seconda guerra mondiale.

Anni quaranta
La seconda volta ero una militante comunista, avevo venti anni, di nuovo di porta in porta, anziché pasta, attesa e implorata, portavo parole e altro che rassegnazione! Scippavo rivolta, consenso allo splendore nebuloso del mondo nuovo. Ma il più delle volte mi ritrovavo tra lotte improvvisate e senza sbocco. Mi sentivo molto rivoluzionaria. Il fine ultimo a un certo punto, mi sembrò quello, già detto, di travasare porzioncine di voti travasati dalla DC al PCI, un travaso così lento che una vita, a quanto pare, non sarebbe bastata.

Anni sessanta e settanta
La terza volta ero una giornalista, rapace come siamo tutti i giornalisti, carpivo e fuggivo col malloppo degli appunti, fatto l'articolo si passa ad altro. Mi sentivo dinamica e importante [nel 1957, quando inizia a lavorare a L'Ora Giuliana ha 32 anni]. Scippavo, condivo con parole calde, servivo freddo nero su bianco, gira e rigira era sempre la stessa musica, gonfia d'indignazione, che scandiva senza scalfirli, i pessimi avvenimenti isolani. In un sussulto di vanità, o di delirio narcisistico, confezionai pesanti sacchetti neri pieni di parole, inchieste articoli servizi corsivi, e li consegnai con sollievo alla spazzatura cittadina. Era il 1980 e - oplà - il più della vita era trascorso.

Anni ottanta
Alla quarta reincarnazione, che secondo me è la migliore, sono una signora ultracinquantenne […] compro con parsimonia, ho il terrore di avere rotta la scapola o l'anca per uno scippo, trabocco di bei sentimenti e mi godo la vita, scialacquando in beni senza prezzo sul mercato: un bagno di mare alle otto di sera, uno Stravinskij fino all'ossessione, ibiscus rosa grandi come stelle coltivati in terrazza, leggere di geografia con Emanuele [il nipote], passeggiare con Mars [il marito] su stradelle erbose, profumi della campagna, piaceri dei sensi, chiusura a riccio. Mi sento molto siciliana.

Contesto

Giuliana Saladino

 


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