Pier
Paolo Pasolini: Opere poetiche
Pier Paolo Pasolini: Opere poetiche
L'attività poetica di Pasolini ha inizio
con una serie di testi poetici in dialetto friulano: Poesie a
Casarsa (1942), poi raccolte con altri versi in La meglio gioventù
(1954).
La dialettica tra ragione rivoluzionaria
e passione regressiva fu espressa nei versi de Le ceneri di Gramsci
(1957), tra le cose migliori scritte come poeta.
Versi funerei e barocchi sono L'usignolo della chiesa cattolica,
raccolti in volume nel 1958, versi tesi a registrare la durezza
del mondo e dei rapporti sociali.
Seguirono i poemetti de La religione del mio tempo (1961) e di
Poesia in forma di rosa (1964) dove la volontà di conoscenza
del male si stempera nel senso della solitudine e nella rievocazione
nostalgica di un fantastico mondo contadino.
Nella produzione poetica successiva riprende temi già svolti
in precedenza. Si legga così Trasumanar e organizzar (1971),
il cui titolo tra l'altro rimanda a un verso alighieriano («trasumanar
significar per verba | non si porì a; però l'essemplo
basti | a cui esperienza grazia serba», Alighieri).
Nel 1993 sono usciti due volumi che raccolgono
tutte le poesie edite e una scelta della miniera di inediti lasciati
da Pasolini. Al volume è stato posto il titolo di Bestemmia
[Milano : Garzanti, 1993].
Gran parte del Pasolini giovanile segue gli
esempi poetici di Leopardi, Carducci, Pascoli. Vi è una
forte letterarietà, attraverso le cui maglie si esprime
una voce poetica complessa e caratteristica. Con "L'usignolo della
chiesa cattolica", nell'ambito della 'ricostruzione' culturale
e ideologica del primo dopoguerra italiano, Pasolini prepara la
sua successiva scelta ideologica e umana: il rifiuto della religiosità
dei padri, l'adesione (razionale e cerebrale) a una volontà
di cambiamento:
«Rinnego tutto quanto confessato
| per commuoverti, rinnego il mio peccato | e il mio rimorso:
sarò avorio anch'io | avorio di un fanciullo ignoto a
Dio».
In questa fase il rifiuto di Pasolini, che
diventa sul piano pratico adesione alla sinistra politica italiana
del tempo, si compresenza come dilaniamento, colpa, ossessione
e nausea sessuale, incapacità di accettarsi nella sua diversità.
Vi è una ambivalenza in Pasolini: da una parte l'affermazione
della diversità della propria voce poetica e umana, ciò
per cui ha subito l'ostracismo delle culture e ideologie (dominanti
o che ambivano al dominio) che non accettano la diversità
di voce; dall'altra, nel suo stesso essere 'contro', anche contro
sé stesso, l'incapacità a accettarsi. Di qui il
narcisismo ma anche le tensioni autodistruttive, il letterarismo
spinto e l'uso e abuso del becero e del 'popolaristico'. Pasolini
è un Alighieri che attraversa l'inferno senza Virgilio.
© Antenati, 1995-6
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