Pier
Paolo Pasolini: Il senso di un percorso poetico
Pier Paolo Pasolini: Il senso di un percorso
poetico
Il percorso intellettuale e umano di Pasolini
ha grosso modo tre grossi 'centri': dopo l'esperienza poetica,
che dall'uso del dialetto lo porta all'uso dell'italiano e a una
riflessione sul suo rapporto con l'ideologia marxista, il nucleo
dell'esperienza cinematografica, che lo spinge concretamente (e
non solo teoricamente) a interrogarsi su una serie di problemi
fondamentali: il rapporto tra produzione intellettuale e industria,
e tra opera d'arte e pubblico. Dunque il senso e le caratteristiche
dell'opera d'arte (e quale tipo di opera d'arte) nel contesto
di una modifica profonda della composizione sociale dell'Italia
e dell'occidente in quegli anni. A partire dalla metà degli
anni '60 si coglie un decennio in cui Pasolini si pone su posizioni
sempre più individualistiche rispetto ai processi in atto,
tutti per lui inaccettabili. Non è solo un isolamento,
ma anche la riflessione su una sconfitta, e su una impossibilità
di identificarsi con le 'nuove realtà' del capitalismo
industriale e del consumo di massa, e dell'imborghesimento progressivo
della "classe operaia" prima mitizzata.
All'interno di un'ideologia genericamente
di sinistra, Pasolini ha cercato di coniugare marxismo e spiritualità
cristiana, nostalgia dei valori del mondo rurale pre-capitalistico
e denuncia della violenza, implicita o esplicita, delle strutture
sociali dell'occidente industrializzato. La sua prosa lucida e
precisa nel tracciare paradossi o proposte apocalittiche fu capace
di elaborare una particolare retorica della provocazione: uno
strumento stilistico che serve a demistificare ideologie e comportamenti
inglobati da una tentacolare cultura neocapitalistica.
© Antenati, 1995-6
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