| "Andavamo tutti...", di Giancarlo 
                  Majorino  
                    
                    Andavamo tutti come fosse un'emigrazione 
                    chi per acqua chi per terra, allarmati 
                    notammo che un leone ci oltrepassava 
                    ma era come quando nella tundra incendiata 
                    fuggivamo insieme felini e prede uccelli e serpi 
                    cos'era cosa poteva esser stato nulla ricordo 
                    non fatti precisi non odor di bruciato migravamo 
                    in ratti gusci motorizzati e caschi a piedi scalzi 
                    da chi sa che mossi transitavamo nel piano sembrante discesa 
                    così potevamo saremmo riusciti a scampare a arrivare 
                    ansando entro 
                    quando? in tempo e non contavano orario e luogo transitare 
                    occorreva, altro corpo! snello basso e tozzo su quattro sciolte 
                    zampe 
                    quasi una lotta di molte zampe gambe 
                    una testa bianca tra colli di giraffe 
                    sandali orme zoccoli nella sabbia 
                    nel suo trotto a zig zag cinghiale irsuto 
                    con famiglia a fianco bimbo su bici 
                    gara di motociclisti chiatte e scafi accanto 
                    una universale processione forte respirante 
                    sbandata ma diretta senza macchine da presa 
                    o per quegli apparecchi occhialuti ritrasmessa 
                    eravamo dentro pure per noi scorreva noi fissi davanti 
                    cosa preoccupava il rinoceronte con intorno il vuoto? 
                    la mandria pelosa che panicata quasi s'ingoiava? 
                    la coppia remante arti e respiro sotto forte ipnosi? 
                    il caduto rischiava tutto ma 
                    capitava e dopo un grido d'aiuto 
                    quasi tranquillizzato si chetava 
                    trafitto schiacciato 
                    trafitto schiacciato, per le mosche 
                    i fastidiosi insetti non v'era tempo 
                    di notarli, né i canterini uccelli 
                    dardeggianti vi saranno stati 
                    non era il momento di ricercarli non era il momento 
                    andava come l'acqua un'acqua umana 
                    e animale a non si sa che pozzo tentando 
                    abbandonando non si sa che male 
                  
                  
                  Giancarlo 
                    Majorino (da: Autoantologia) 
                   
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