Leda col cigno, di Rosaria Lo Russo


Leda col cigno, di Rosaria Lo Russo
(SOPRA UNA SCULTURINA DELL'AMMANNATI CHE SI TRUOVA AL BARGELLO)

(Fa' ch'io sia fecondata così in tutte le mie membra
in su più su fin dentro il serpe di treccia d'erinni
che mi cinge vittoriosa la testa, fa' che sia festa
in fin dentro le borse agl'occhi che voglia rigonfia
come le vìscole sacche ch'io vidi all'ovipara Leda).

Quella notte sognò d'avere un cigno fra le cosce.
Eh sì, inarca potente le reni, ah sì, dischiude appena
le cosce e inarcuata lo accavalla Leda, par maschia
eppure vezzosa rapida lo invischia e concepisce
di scoscendere di fianco serrando l'ali della scigna
con una muscola che gli blocca lo starnazzo
mentre lui vorrebbe espirare e invece si fa mortale in acuto
e soffoca stantuffando. Allora le pianta le palmate
sotto le natiche contratte e leggermente sollevate
così che lei ritraendosi non molli la stretta anzi
mentre regrede s'impianta lei anche col piede destro
e col manco lo avvince all'estremità superne che sprimacciando
lui rapido flette: ora l'ali sono in posa di spicco:
ma non il collo, no: quello lo arrovescia mollemente
e fermo fermo lui vola a risucchio in lei vorticando
soltanto quel grande uccello blanco che in alto sospinge
due ali quali alettoni piegati all'indietro in ragione
di vortice aereo perché lei, vuoto d'aria, l'accavalli accogliendo.
La solletica lui morsicchiandole le labbra e lei la punta
della lingua dovette mostrargli la sollecita lui
coi suoi dentini aguzzi e trasparenti qual lische
o l'azzicca a beccate rapide arrovesciando in avanti
lunghissimo blanco suo collo e flessuoso, e glua
e gluano in due e glua adesso lui deglutendo
il rivolo di lei saliva che veniva.
Per un'ultima volta la schiena di lei si flesse e lui la spalma.

Risucchiandogli sua discendenza ab ovo Elena e Polluce
tresca di Zeus beato che l'incinse orgogliosa e mortale
a Leda garrula madre il ventre certo gorgogliava beata.
Si scambiarono due rapidi sorrisi di maniera e l'aere fu queta:
quello di Leda duro s'ombreggiò di nausea pallidendo
aquila quello ridivenne in un battibaleno fiammeggiando.
Per poco perdurò vago sentore di sedano e di pesce, e sorrideva
lei da sola le riverse mammelle blanche di madrepora:
piume umide e gallate i grassi resti del trescone
sulla riva renosa dove lei granulò riversa un poco ancora,
e dovettero certo indurirle granulose due pere marme di madrepora.

(A noi di quel colossalmente divertito godimento
solo si presta in picciola teca una qualche allegra vestigia,
ma fra drappi malriusciti ed in minuscolo, in minugia,
ché coi madreperlaceo pulviscolo di marmo, o pseudomichelangiolo,
bene imitasti la maniera del movimento sensuale ombreggiando).


Rosaria LoRusso

 

 


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