Il cinico non è adatto a questo mestiere
di angelo luca pattavina, pubblicato sul n. 92/2002 di
Girodivite
Titolo:
Il cinico non è adatto a questo mestiere
Autore: Ryszard Kapuscinski, a cura di Maria Nadotti
Edizione: Piccola Biblioteca Morale Tascabili E/O (2002)
Anno di prima pubblicazione: 2000 (Edizioni E/O)
Conversazioni sul buon giornalismo.
Quello di un uomo che ha deciso di portare avanti un autentico
agire giornalistico, improntato a una scelta etica molto
forte: quella del sacrificio, del rischio, dellesperienza
diretta, della relazione con gli altri e della condivisione.
Un mestiere, quello del giornalista, in cui non si smette
mai dimparare, inglobato in un mondo che cambia continuamente
attorno a noi ed insieme a noi, e che richiede comunque
persone che lo raccontino in maniera intelligente, realista,
scettica, ma senza mai scadere nel cinismo.
Un mestiere dove è fondamentale avere molta attenzione
e rispetto sia per il lettore che per i soggetti protagonisti
delle notizie. Un mestiere che, se fatto in maniera veramente
seria, dovrebbe smettere di far contare lattrazione,
dovrebbe smettere di vendere informazione, ma
che invece dovrebbe essere un gionalismo intenzionale,
basato su buone doti empatiche, capace di raccontare per
ottenere qualcosa, capace di dare voce a chi non ne ha,
capace di far capire che non si è mai da soli al
centro del mondo.
Un mestiere che consuma e dove si invecchia presto.
Lesperienza di uno dei più originali e complessi
giornalisti del nostro secolo, raccontata attraverso gli
estratti di tre incontri diversi: uno ad un convegno avvenuto
a Capodarco di Fermo nel 1999, unintervista di Andrea
Semplici ed ancora un incontro con il critico darte
John Berger ad un convegno svoltosi a Milano nel 1994.
Un giornalismo dautore. Di razza e di classe. Ma anche,
se così si può dire, popolare.
A metà strada tra reportage e letteratura.
E se pensate che questo sia un giornalismo troppo romantico
per essere vero ed efficace, allora siete troppo cinici.
Ed il cinico non è adatto a questo mestiere.
Parola di giornalista.
Kapuscinski riesce a sparire tra la gente, a farsi
prendere ovunque per uno del posto. Eimportante, per
capire la natura dei suoi libri e il segreto della loro
profonda, intelligente, umanissima capacità di penetrare
i nodi della più complessa attualità politica,
ricordare che proprio questa è la chiave della sua
metodologia di lavoro e della sua cifra di scrittore.
Maria Nadotti
«Il contrario di un racconto non è il silenzio
o la meditazione, bensì loblio... Luomo
compie delle azioni, spesso coraggiose. Tra quelle meno
coraggiose, ma nonostante questo efficaci, cè
latto del raccontare. Questi atti sfidano lassurdità
e lassurdo. In che cosa consiste latto del raccontare?
Mi sembra che sia una permanente azione di retroguardia
contro la permanente vittoria della volgarità e della
stupidità. I racconti sono una dichiarazione permanente
del vissuto in un mondo sordo.»
John Berger
«... La nostra professione è una lotta costante
tra il nostro sogno, la nostra volontà di essere
del tutto indipendenti e le situazioni reali in cui ci troviamo,
che ci costringono invece ad essere dipendenti da interessi,
punti di vista, aspettative dei nostri editori... In generale
si tratta di una professione che richiede una continua lotta
e un costante stato di allerta... »
Ryszard Kapuscinski
Contesto
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