Italia 1939-1989: politica ed economia
Italia 1939-1989: politica ed economia
L'Italia esce dalla guerra come nazione sconfitta,
con gran parte degli impianti industriali e della propria economia
a pezzi. La divisione tra est e ovest pone l'Italia come paese
di frontiera sulla linea del fronte virtuale, ma dalla parte dell'ovest
filo-USA. Il passaggio dal sistema istituzionale monarchico alla
repubblica è indicativo del mutamento sociale e politico
in atto. La contrapposizione tra est e ovest viene vissuta intimamente
in Italia, anche per la presenza del maggior partito comunista
europeo, il PCI guidato da Togliatti, e per la presenza diretta
dell'influsso e della cultura cattolica tramite il partito della
DC, filo-USA, al governo. La contrapposizione tra le due culture
se da una parte tendenzialmente spacca in due il paese dall'altra
rende particolarmente vivace il dibattito. E mentre in altri paesi
di area 'occidentale', nel momento in cui un partito comunista
o socialista va al potere, conoscono immediatamente la reazione
USA, la guerra civile e la repressione (Cile, Filippine ecc.),
in Italia si assiste a una rinuncia nei fatti del partito comunista
a combattere per il potere, in cambio di una indiretta e difficile
coesistenza sociale. In cambio viene creato uno Stato sociale,
con un forte statalismo che risolleva l'economia distrutta dalla
guerra e non mai particolarmente sviluppata neppure in precedenza:
l'industria di Stato, in particolare il tentativo di Mattei di
rendere la giovane repubblica indipendente sul piano energetico
e non solo, contro gli interessi delle industria USA (le sette
sorelle del petrolio), riceve un brutto colpo: Mattei viene ucciso.
E tuttavia il processo avviato è sufficiente a permettere
il boom degli primi anni '60.
Negli anni '50 è la repressione delle
forze poliziesche (il ministro degli interni Scelba) mentre in
Sicilia si rinsaldano i legami tra la mafia, gli interessi delle
famiglie industriali e quelle del mondo cattolico e moderato anti-comunista.
Sono anni di ricostruzione industriale da una parte ma anche di
ricomposizione della continuità tra stato fascista e regime
DC: l'epurazione dei quadri fascisti presenti nelle forze di polizia,
nei servizi segreti, nell'esercito, nell'amministrazione, in Italia
non viene neppure avviata. Nei primissimi anni dopo la "liberazione"
la situazione è per molti aspetti aperta e grottesca: avviene
persino che vengano applicate a docenti ebrei le sanzioni contro
il fascismo: l'anatomista Tullio Terni, radiato dall'Accademia
dei Lincei per la condotta politica da lui tenuta durante il fascismo,
si suicidò con una fialetta di cianuro che si era procurato
ai tempi dell'invasione nazista: era il 25 aprile 1946. Vi fu
una continuità con il fascismo, tesa anche a rassicurare
i nuovi partner occidentali della fedeltà anti-comunista
del nuovo Stato; continuità che si manifesterà nei
continui tentativi golpisti degli anni '50 e '70, nella "strategia
della tensione" degli anni '70, nella non applicazione della Costituzione
Repubblicana stessa in molti dei suoi punti più socialdemocratici.
La repubblica nasce così monca, e senza la possibilità
di una alternanza democratica alla gestione del potere. La cultura
risente moltissimo di questa chiusura. Mentre il mondo accademico
si chiude a riccio in difesa dei propri privilegi. Negli anni
'60 l'ondata del movimento studentesco e delle rivendicazioni
sindacali a fronte del boom economico. Negli anni '70 è
il fenomeno del terrorismo e la crisi economica; negli anni '80
si rinsalda il potere tra la DC e il PSI in funzione anti-PCI,
in un immobilismo della società e della politica che renderà
più difficile l'uscita dalla crisi economica degli anni
'90.
Dal punto di vista culturale-ideologico,
dominanti sono le strutture e le istituzioni legate alla chiesa
cattolica. Università, accademie, centri di cultura, sono
in gran parte saldamente in mano ai cattolici e alle forze moderate.
L'afflusso di ingenti finanziamenti provenienti dagli USA, e quello
provenienti dagli industriali italiani favoriscono questa cultura
e le ideologie a esse legate. Da sinistra il PCI favorisce il
movimento ideologico legato a questo partito, ma il fenomeno più
importante è quello dei movimenti comunisti o genericamente
di sinistra. Mentre Togliatti ha una forte tendenza a imporre
l'accentramento e la linea del realismo socialista, il movimento
più vastamente di sinistra produce le cose più nuove
e innovative. Pacifismo, antinuclearismo, istanze libertarie nate
dalla resistenza anti nazifascista, sono tra gli elementi ideologici
che rendono questo movimento particolare, poco legato al PCI.
Se ancora negli anni '50 dominano correnti
letterarie e un dibattito che è figlio degli anni '40,
tra esistenzialismo e realismo, negli anni '60 il mutamento economico
ormai evidente, con la nuova società consumistica, pone
nuovi problemi. Primo tra tutti quello proprio della società
di massa, della realtà tecnologica e dell'innovazione,
della nuova presenza della media e piccola borghesia come consumatori
anche culturali, dei nuovi mezzi di comunicazione primo tra tutti
la televisione. Si avvia una ricerca sperimentale letteraria.
E' un breve boom, destinato negli anni successivi al ripiegamento.
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