Europa:
I due blocchi: 1945-1989
Europa: I due blocchi: 1945-1989
La fine della guerra, vissuta con comprensibile
euforia dalle popolazioni interessate alla guerra, eredita la
situazione di un'Europa a pezzi. E non si tratta solo delle ferite
della guerra.
Gli stati dell'europa occidentale e centrale escono con economie
a pezzi, e perdono la centralità politica che possedevano
in precedenza. L'Europa non è pił il centro del mondo.
Gli imperi che a livello continentale si affrontano sono ora USA
e URSS, e questi si spartiscono l'Europa in due zone d'influenza,
in cui instaurano proprie classi dominanti e le proprie strutture
economiche. Si tratta di strutture industriali, ma in cui la parte
orientale conosce l'esclusivo intervento statale (con il conseguente
dominio dell'oligarchia che controlla lo stato, i cui quadri dirigenziali
e amministrativi escono dal partito unico); mentre la parte occidentale
conosce il dominio di gruppi industriali supportate da un'amministrazione
statale che è quella costruita per fronteggiare la crisi
del 1929. Gli USA per mantenere il controllo della parte occidentale
dell'Europa procedono a una massiccia opera di ristrutturazione,
con interventi anche diretti di finanziamento, che fanno risorgere
le classi borghesi uscite a pezzi dalla guerra.
La divisione dell'Europa passa non solo attraverso gli stati e
le frontiere, ma anche all'interno delle coscienze. Il controllo
sociale e poliziesco è permanente anche se non sempre e
non dapertutto elimina le forme del dissenso.
Una divisione che si cristallizza anche per
il profilarsi di un "equilibrio del terrore": le bombe
atomiche sganciate a Hiroshima e Nagasaki hanno mostrato gli effetti
devastanti della tecnologia nucleare; una guerra nucleare è
prevista da tutti come una guerra capace di portare all'annientamento
di tutta la razza umana e dell'intero pianeta. La minaccia nucleare
aumenta le possibilità di controllo anche sociale delle
due potenze imperiali nei rispettivi campi.
La minaccia nucleare, l'imperialismo dei due blocchi contrapposti
e la nuova industrializzazione portano a nuovi fenomeni sociali
e politici: il consumismo all'ovest, il pacifismo, e il tentativo
politico di una "terza via" non legata all'imperialismo
statunitense e neppure a quello russo, specie dopo che con le
invasioni di Praga e Ungheria il regime orientale si mostra incapace
a riformarsi in senso democratico.
Nel 1989 il crollo economico dell'Impero
URSS determina la liberazione dal controllo di quei regimi delle
realtà nazionali e regionali sottomesse; il "crollo
del muro di Berlin" è il simbolo della fine di una
divisione, ma anche dell'inizio di un periodo di forti contraddizioni
e di assestamenti sociali e territoriali: tutto ciò che
i regimi orientali avevano tenuto a bada sotto il controllo degli
apparati statali e polizieschi ora emerge in maniera incontrollata.
La cantata vittoria del capitalismo occidentale lascia grosse
incognite sul futuro, tanto pił che una grossa crisi economica
comincia a interessare anche gli USA, l'altro polo dell'equilibrio
precedente; mentre a livello mondiale emerge una potenza economica
come il Giappone; e in Europa la Germania riconquista una centralità
anche politica.
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