| "Mi spoglio..."  
                   Mi spoglio, sapeva annunciare  
                    come irridendo, come fosse per sempre 
                    estate, alta gloria dell'anno  
                    sardonica pienezza, il naturale fuoco 
                    del fasto, lusso fiorito, direte  
                    ma un lusso appena, e magari è poco  
                  Mi spoglio, rideva felice come giovane 
                    deità, e tanto basta  
                  Mi spoglio, gridava forte, folle  
                    di carità, e tanto vasta  
                    era la sua ragione bontà  
                    -anni di tenerezza, di bontà 
                    anni d'occhiaie limpide e bave di lumaca  
                    di rugiada sulle pupille -  
                    che non sarebbe stata invano, forse  
                    sfidata la sobbollente pace  
                    come se fosse fiamma e si levasse  
                    come se fosse fiore e si adagiasse  
                    nel letto alato aereo del cristallo  
                  Mi spoglio, il grido va lontano  
                    accidenti  
                    ora mi spoglio di tutti i sentimenti  
                    il suo mare, lo conosceva  
                    lo aveva attraversato molte volte 
                    sotto gli schiaffi delle onde  
                  la sua città, la conosceva  
                    sapeva correre a piedi e con l'ausilio  
                    di potenti motori  
                    sapeva come camminare e soprattutto dove  
                    lasciar intuire il ferro che lo armava  
                  e le sue donne non aveva bisogno di conoscerle 
                     
                    bastava un cenno, non c'era da discutere  
                    la carne umana è una macchina obbediente  
                  il suo futuro, quello gli piaceva  
                    lo chiamava per gioco domani  
                    la dura fatica dei maschi non crede  
                    a qualcosa che duri fino a stancare  
                  Il vero tradimento non fu quel che dissero 
                     
                    certi loquaci angeli affannati  
                    mentre qualcuno soppesava in mano  
                    neri metalli; e non fu la morte 
                    in sé, irrilevante e eguale,  
                    mentre badava ai fatti suoi, neppure sorprendente ma  
                    in grado di stupirlo, certo, e di attirarlo sontuosamente 
                    al suol 
                    fra cocci di bottiglie e sangue e stracci  
                  Il vero tradimento fu la brevità della 
                    notte  
                    che non gli consentì di finire il giro 
                    e dall'ultimo bar arrivare a casa sua  
                    dove nessuno, infatti, mai lo attese  
                   
                   
                  Mario 
                    Baudino (da: Colloqui con un vecchio nemico) 
                   
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