Lettera
Se volessi mie nuove non so
e neppure se apprezzi la forma
forse un poco affettata e inutilmente
desueta, con quel passo di marcia, verso che
mi chiedi, preferisco
provare a dirti da dove, qui, nelle vigilie
di tutto, in questi ricchi
paesi dove brillano finestre
e sorridiamo e pare
di vedere sentire toccare
schegge di vera
felicità, non ridere
caso mai ti rimanga una bocca
una chiostra di denti (erano belli
molto ritmati, loro, e facevano
una sorta di musica lieve, quando
li sfioravi con la lingua, le labbra o il fondo
di una sigaretta senza filtro) no non ridere
caso mai qualcosa
rimanga, e non è che ne sia certo
né so se poi qualcosa
resti da ricordare, occhi
mani fiato voci, e non è che ne sia certo:
per qualche giorno ancora
parlava di te la tua segreteria
un nastro registrato che diceva: non riattaccate
Ricordare è facile, ci si riesce
il peso non è questo
passa leggero il treno delle ore, e credo
che sia l'assenza
di gravità a svelare al sentimento
il suo orizzonte. Qui
remano vigorose le navi del cuore
c'è molto vento d'altra parte e a volte
s'apre una nuvola come se poi fosse
normale. Qui è tutto normale
il giorno, la neve, l'orrore
se non ci credi non so come convincerti
non ne ho le prove
Se non ci credi sarà un atto d'amore
il mettere per strada tutto questo
eroismo di vinti resistenti
di vincitori ansanti, sai quant'è famelico
il capobranco, spesso urla da solo, spesso a botte
fa ordine tra i sogni a ognuno un nome
il mio cambia sovente, sono
l'ultimo della classe, non ho avuto
da tempo più diritto a un contenuto
Se non ci credi non so come convincerti
balbetto le parole più difficili
non più, non ancora, poi, ora
ma qui la notte arriva sempre più presto
chi sa ascoltare a volte vince un premio:
ti prende e ti divora
Mario
Baudino (da: Colloqui con un vecchio nemico)
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