Sul mare non è un inferno di arance,
di Francesco Battiato
Priolo nuova si estende di gente e torri
d'acciaio, ciminiere e da Augusta sui giardini
scivola un aroma di gas fino a Scala Greca.
E in questi luoghi girano e segnano
uomini esatti, seguono manometri
e calcoli elettronici.
E il fango sul mare non è un inferno d'arance.
il seme che qui giunge non genera
che fiamme e fumo color ocra
in una gamma di gas gelida.
Gas che avvelena il vento di zagara
ed in breve distanza il polline che muore.
Ed il mare perviene ad una risacca
lentissima, nero di grasso e olio
mentre in capsule di plastica è trattenuto
il dolore del Sud.
Qui il Sud ha incominciato a chiarire
una dose nuova per soffrire senza pianti
e scialli neri.
Le alghe nere perfezionano l'oscurità del Sud.
Su una piattaforma si anima un meccanisco.
E' un operaio quasi tremore di insetto
che sale e scende su scale di ferro
davanti a queste rive di fango artificiale.
Qui le mie parole sono vietate.
Laggiù nei campi la luce ristagna fra gli ulivi
disseccando le anime dei pesci fuggiti
da queste piatte rive intossicate.
E in questo clima parole programmate
vivono un tempo inossidabile. Fino a quando?
Per oggi, domani? E per oggi e non domani
gli operai vincolati ad una memoria perfetta
si animano fra le sagome come sciami d'insetti.
E l'ago gira misura segna
l'ago così sensibile
.. e gira il denaro.
E ci sono quelli che lo contano ed investono.
Lo chiudono nelle casseforti. E preparono i dividendi.
E gli operai distanti dalle banche
lavorano, si perfezionano nel numero esatto
che li unisce. Un pensiero inossidabile
li tiene nel moto dhe produce fertilizzanti
cloro, benzine.
E intanto non volano colombe in questo luogo
non nascono gigli, giganteschi girano uccelli
di nickel con zampe di alluminio.
Nella rada di Augusta immensa le petroliere
si muovono fra un fango di meduse che esalano
colpite le loro piccole anime di acqua marina.
Francesco
Battiato
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