Domenico
Rea
Domenico Rea
Domenico Rea è nato a Nocera-Inferiore
[Salerno] nel 1921 (morto a Napoli, nella sua casa di via Posillipo,
il 26 gennaio 1994 per un ictus). Nei suoi racconti e romanzi
più significativi esprime con vigorosa immediatezza i moti
e i fermenti passionali, le speranze e i furori protestatari della
plebe napoletana. Si ricordano tra gli altri: Spaccanapoli (1947),
Gesù , fate luce (1950) che vinse nel 1951 il premio viareggio,
Quel che vide Cummeo (1955), Una vampata di rossore (1959), Il
re e il lustrascarpe (1960). Azione drammatica è Le formicole
rosse (1948). Rea, che durante una lunga convalescenza aveva avuto
modo di leggere molto i classici italiani, e che personalmente
restò sempre molto legato a Boccaccio e Manzoni, sviluppa
una narrativa fatta di uomini donne bambini, soggetti istinti
e pulsioni elementari, con una scrittura aspra e ruvida, che si
sforzava di trasmettere senza malizie stilistiche e sotto lo stimolo
dell'onestà intellettuale, un mondo arcaico di sentimenti
emozioni reazioni.
La stessa tematica è sviluppata con
toni saggistico-narrativi o memorialistici in Ritratto di maggio
(1953) resoconto nostalgico di un anno di scuola, L'altra faccia
(1965) che contiene anche poesie, Diario napoletano (1971), Fate
bene alle anime del purgatorio (1977). Dopo un lungo silenzio
ha pubblicato nel 1985 la raccolta di racconti Il fondaco nudo.
Sono seguiti: Pensieri della notte (1987), L'ultimo fantasma della
moda (1992). Il romanzo Ninfa plebea (1993) ottenne il premio
strega. E' la storia dell' "educazione sentimentale" della adolescente
Minuzza nel paesino immaginario di Nofi. Rea è stato anche
giornalista, ha scritto per i quotidiani ĞLa Repubblicağ e ĞIl
Mattinoğ. Ha collaborato con la RAI.
Quella di Rea è la vicenda di uno
scrittore irrequieto, estraneo a qualsiasi gruppo, lontano dall'impegno
politico militante per mancanza di illusioni sulla 'natura umana'
ma non per questo meno impegnato nella denuncia delle piccole
ingiustizie quotidiane. Rispetto ai gruppi di intellettuali napoletani
a lui contemporanei, visse isolato. Napoli negli anni immediatamente
successivi alla guerra, conobbe un grosso risvegli culturale tra
le macerie della ricostruzione. A sinistra era il Gruppo Sud di
Pasquale Prunas, cui facevano capo gli intellettuali d'avanguardia,
oltre che artisti come Anna Maria Ortese, Luigi Compagnone, R.
Viviani, Rocco Scotellaro. Più dentro alla militanza politica,
al PCI di allora, altri pittori scrittori e critici attorno al
comunista Paolo Ricci. Un fervore presto smorzato con la sconfitta
politica delle sinistre e il blocco reazionario che portò
al potere locale Achille Lauro.
© Antenati, 1995-6
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