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Con le tournées in Europa e negli Stati Uniti e poi con le sue opere autobiografiche
e sul teatro, Stanislavskij apparve come l'ideatore di un "sistema"
capace, se applicato così come si fa con una ricetta medica o la formula
chimica di una sostanza industriale, di depurare gli attori in modo
da renderli migliori (o più "veri" rispetto alle proprie capacità).
La percezione che si aveva in una fase iniziale del "sistema"
era quella di un insieme di regole e di "leggi", da dover
applicare in blocco; solo in una seconda fase si percepì il "sistema"
come un lavoro in progress,
un insieme in continua evoluzione, frutto dell'esperienza sul campo
di Stanislavskij, e che dunque non tutto poteva essere valido ed efficace.
E' il passaggio dal "sistema" al "metodo Stanislavskij".
La coscienza di parti del "sistema" che potevano non avere
validità significa la possibilità di sviluppo oltre che di applicazione
parziale degli insegnamenti provenienti da Stanislavskij: è in questo
modo che è stato possibile quella contaminazione di influenze, propria
del teatro sperimentale odierno. Il "metodo Stanislavskij"
come produttore di stimoli, insieme ad altri "germi" provenienti
da altri maestri o tradizioni culturali (così l'influenza del teatro
giapponese ed orientale).
Nello stesso tempo, la contaminazione
positiva - propria di chi fa poi teatro sul campo e deve inoltre adattarsi
alle mutazioni culturali e storiche in atto, e di gusto e capacità di
percezione del pubblico -, tende ad allontanare dalla verità filologica
del testo stanislavskijano: ed è per questo che una continua analisi
e lettura della lettera dei testi lasciatici da Stanislavskij è essenziale.
Corpus
degli insegnamenti (giusti o sbagliati che sembrino al lettore successivo)
di Stanislavskij e corpus
di quegli insegnamenti che ci sembrano attuali, e utili per il lavoro
teatrale odierno, e che provengono dal corpus
degli insegnamenti di Stanislavskij, agiscono così entrambi utilmente.
Rivolgendosi tra l'altro a due pubblici diversi: il recupero filologico
agli storici, la separazione di ciò che è oggi utile da quello che sembra
sorpassato, a chi fa oggi teatro e ai precettori di drammaturgia.
Fonti del sistema Stanislavskij
sono alcuni scritti lasciati da Stanislavskij: alcuni elementi sono
già nell'autobiografia scritta nel 1924 (La
mia vita nell'arte). Ampia e dettagliata esposizione della sua teoria
è in Il metodo per creare i sentimenti (1936),
Il metodo per creare i personaggi
(1948), più un terzo volume sull'effettiva realizzazione del testo dell'autore
sulla scena (pubblicato postumo, nel 1957).
Tra gli elementi più duraturi
degli insegnamenti di Stanislavskij, quello riguardante l'attore è senz'altro
il più importante.
Attore non è più solo colui
(o colei) che su un palcoscenico interpreta un personaggio. Attore è
un professionista della recitazione, che pone il suo salire sul palcoscenico
come atto finale di un percorso di appropriazione della "parte".
Ciò non consiste solo nell'imparare a memoria le battute e le azioni
da compiere, ma soprattutto in un lavoro di composizione del personaggio.
L'attore non è chiamato a riprodurre pigramente delle "maschere",
ma a "comporre" un personaggio in tutto il suo spessore, psicologico
e fisico.
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