James
Joyce: linee critiche
James Joyce: linee critiche
Joyce ha concentrato la sua opera sul suo
stesso personaggio, sul suo ambiente, sulla sua vita. Tutti i
suoi libri sono un ten tativo di dire la verità, senza
finzioni e senza veli. L'esigenza di una verosimiglianza rigorosa
e totale, il bisogno etico e estetico di accettare e analizzare
la vita umana in ogni suo aspetto, che sono comuni in varia misura
a tutta la letteratura del novecento, assunsero con l'opera di
Joyce e soprattutto con l'"Ulysses", un'incidenza di portata rivoluzionaria,
destinata a aprire una serie imponente di ripercussioni, tanto
che alcuni di- vidono il corso della letteratura mondiale in una
fase pre e una post-joyciana.
Il monologo interiore, una delle tecniche
espressive del "flusso di coscienza", la cui idea iniziale e la
denominazione sono contenute nei "Princìpi di psicologia"
di William James, rispose pienamente agli scopi di Joyce che ne
fece largo uso. Attraverso il monologo interiore il lettore è
coinvolto interamente nella verità della narrazione, giacché
legge nel pensiero dei personaggi, abita nel loro inconscio. All'elaborazione
di questa tecnica non furono estranee le dottrine freudiane, ma
manipolate in modo libero. La complessità epistemologica
del romanzo si riflette nel linguaggio che combina vocaboli e
sintagmi in parte o totalmente nuovi e suggerisce più livelli
di lettura (in chiave retorica, materica, psicoanalitica, mitologica
ecc.)
[1997]
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