Il 
              dadaismo  
            
             
             
              
                Il dadaismo 
              
               Durante la guerra la Svizzera accoglie 
                molti rifugiati: c'è Joyce che lavora al suo Ulisse, Lenin 
                con i suoi amici (lui e sua moglie abitavano allora proprio a 
                Zurigo, nella Spiegelgasse: la stessa via in cui sorgeva il Cabaret 
                Voltaire), a Losanna c'era Iwan Goll, nei cantoni francesi Romain 
                Rolland ecc. 
                 
                 Nel 1916, in un cabaret di Zurigo (il Cabaret 
                Voltaire), il ventenne romeno Tristan Tzara 
                fonda il movimento dada insieme ai tedeschi Richard Huelsenbeck 
                e Hugo Ball, e al pittore alsaziano Hans Arp, tutti molto influenzati 
                dalle attività ante-guerra di Marinetti. Scrisse Ball: 
                "il nostro cabaret è un gesto. Ogni parola che qui viene 
                detta o cantata, significa per lo meno un fatto: che questo tempo 
                mortificante non è riuscito a imporci rispetto". Non si 
                sa bene da dove i dadaisti derivarono il termine dada: si dice 
                che lo trovarono frugando in un vocabolario; in francese appartiene 
                al linguaggio infantile ('cavallo'), mentre in romeno significa 
                'sì sì'. Tzara lo ricollega a fonemi dell'africa 
                nera. 
                 
                 Scrisse Tzara 35 anni dopo, nel 1951: «dada 
                nacque dallo spirito di rivolta, che è comune alle adolescenze 
                di tutte le epoche e che esige la completa adesione dell'individuo 
                ai bisogni della sua natura pił profonda, senza riguardi per la 
                storia, per la logica o per la morale. Onore, patria, morale, 
                famiglia, arte, religione, libertà, fraternità, 
                tutto quel che vi pare: altrettanti concetti che corrispondono 
                agli umani bisogni, dei quali non resta null'altro che scheletriche 
                convenzioni, private ormai del loro significato primitivo» . E, 
                nel 1957: «Dada ha tentato non tanto di distruggere l'arte e la 
                letteratura, quanto l'idea che se ne aveva. Ridurre le loro frontiere 
                rigide, abbassare le altezze immaginarie, rimetterle alle dipendenze 
                dell'uomo, alla sua mercé, umiliare l'arte e la poesia, 
                significa assegnare loro un posto subordinato al supremo movimento 
                che non si misura che in termini di vita» . 
                 
                 Dada è parte integrante del movimento 
                delle avanguardie che dall'inizio del secolo si fa interprete 
                in maniera radicale della crisi che investe la cultura occidentale; 
                rispetto a futurismo, espressionismo o cubofuturismo, dada arriva 
                a una negazione pił radicale e assoluta: è la rivolta contro 
                il presunto razionalismo occidentale che ha permesso la guerra 
                e che ne giustifica gli orrori e le violenze. Il movimento si 
                richiama al "disordine necessario" auspicato da Rimbaud. La negazione, 
                l'essere "anti" è una caratteristica costante delle loro 
                posizioni e atteggiamenti. Da questo punto di vista si comprende 
                come la sua fine sarà data quando alcuni esponenti (A. 
                Breton) tenteranno di dare un indirizzo programmatico pił vincolante. 
                
                 
                 Movimento antidogmatico, movimento aperto 
                subito alla ricerca internazionale. Dada si diffonde tramite il 
                tam-tam non ufficiale, i rapporti personali, le consonanze e soprattutto 
                il bisogno, nei giovani artisti, di qualcosa di nuovo e pił vero. 
                
                 
                 A Zurigo si cerca una dialettica tra arte 
                astratta e rivolta. A New York sono le prove artistiche di Picabia, 
                E. Varèse, Duchamp (che fece il suo gesto di portare in 
                un'ampolla "aria di Paris"): a New York Duchamp fa le prime prove 
                del ready made, il prevelamento di una cosa di uso comune (orinatoio, 
                badile, attaccapanni ecc.) cui viene attribuito un senso nuovo 
                ecc.. A Berlin si fa un'arte politica e di propaganda: è 
                Huelsenbeck a portare nel 1918 dada, di cui fanno parte il poeta 
                e pamphlettista Raoul Hausmann, il poeta e poi politico Franz 
                Jung, il poeta Carl Einstein, Walter Mehring, John Heartfield 
                specialista nel collage, George Grosz. Manifestazioni e spettacoli 
                si susseguono a Berlin, Lipsia, Praga tra il 1918 e il 1919; 
                a Colonia e Hannover si sceglie la via dell'humor, rispettivamente 
                con Max Ernst e Kurt Schwitters, che si erano conosciuti a Zurigo 
                nel 1918. A Paris dada è antifilosofico, nichilista, scandaloso: 
                il filone dada Parisno è dal 1919 quello pił importante, 
                anche per gli sviluppi successivi. Dada raggiunge, superficialmente, 
                anche l'Ungheria, la Iugoslavia, l'Olanda (per un certo periodo 
                dadaista è Th. van Doesburg teorico di «De Stijl»), l'Italia 
                (E. Prampolini, J. Evola). 
                 
                 A Paris vi erano state riviste pre-dada, 
                come «Nord sud» di P. Reverdy, e «Sic» di P.A. Birot. Quando Tzara 
                si trasferisce a Paris, fa esplodere il movimento. Nel 1920-21 
                dada ebbe come organo la rivista «Littérature» e l'adesione 
                di Louis Aragon, André Breton, Ph. Soupault, Paul Eluard, 
                G. Ribemont-Dessaignes, Blaise Cendrars. A essi si uniscono l'americano 
                M. Duchamp e lo spagnolo F. Picabia. Si moltiplicano attività 
                e iniziative, anche nel campo delle riviste: Picabia ad esempio 
                pubblica «391» che aveva iniziato a pubblicare a New York («291»), 
                e poi «Cannibale» e «Philaou- Thibaou»; P. Dermée pubblica 
                «Z». 
                 
                 Dada vuole trasformare la poesia in azione, 
                essere un movimento antiartistico, scandaloso. Con la provenienza 
                stessa dei vari componenti da varie nazioni, si pone come movimento 
                internazionalista: la guerra era stata momento di esaltazione 
                delle divisioni nazionalistiche, e tutti i dadaisti sono uniti 
                dallo stesso sdegno verso la classe borghese che aveva innescato 
                il meccanismo bellico, aveva rinnegato il suo umanesimo. Ci si 
                proponeva di integrare le varie arti (musica, teatro, pittura, 
                balletto), cosa che è una delle caratteristiche dei movimenti 
                d'avanguardia del secolo; un movimento irrazionalista se la razionalità 
                portava ai massacri della guerra (ma a Zurigo non era un caso 
                che ci si richiamasse al padre della razionalità settecentesca), 
                nichilista contro gli affermatori del potere. Provocazione, esaltazione 
                del caso e dell'esclusione dell'artista dall'opera, nell'epoca 
                in cui J.W. Gibbs e L. Boltzmann teorizzano il caso come componente 
                irrazionale della matematica, e N. Wiener, teorico della cibernetica, 
                lo definisce come elemento fondamentale della struttura dell'universo. 
                Il caso è all'origine della tecnica del fotomontaggio. 
                
                 
                 Rispetto al futurismo anteguerra è 
                nei dadaisti un minor feticismo rispetto alle macchine e alla 
                tecnologia. Dopotutto le tecnologia aveva mostrato esempio di 
                sé sui campi di battaglia europei. La tecnica e i nuovi 
                medium non sono mai scelti feticisticamente: una tecnica serve 
                soprattutto per dire certe cose, ovvero per negare certi fatti. 
                Così quando viene ripreso il rumorismo o le tavole parolibere 
                di Marinetti e altre invenzioni futuriste, il senso è diverso: 
                attraverso la poesia fonetica come la composizione tipografica, 
                i suoni inarticolati, il linguaggio-immagine, si vuole ritrovare 
                il grado zero all'interno di una società divenuta sorda 
                e cieca. Già Ball a Zurigo aveva proposto "versi senza 
                parole"; poi Hausmann aveva prodotto la poesia dei rumori, mentre 
                la prima raccolta, timida, di poesia fonetica è Anna Blume 
                (1919) di Schwitters, mentre pił riuscito è Ursonate nato 
                dopo l'ascolto di un esperimento di Hausmann. 
                 
                 Con il Primo manifesto firmato da Tzara (1918) 
                ci si poneva contro la lingua in cui si cristallizzavano le gerarchie 
                di potere, la parola mercificata, si invitava al vilipendio sistematico 
                del lessico convenzionale, alla deformazione morfologica e sintattica, 
                al gioco della parodia e del non-sense. La poesia sarebbe scaturita 
                da una "scrittura rivoluzionaria" costituita da suoni e fonemi 
                in libertà. C'era l'influsso della onomatopea futurista 
                e la zaum dell'avanguardia russa. 
                 
                 Nella collezione dada Tzara pubblicò 
                La prima avventura celeste del signor Antipyrine (La première 
                aventure céleste de monsieur Antipyrine, 1916), seguita 
                da Venticinque poesie (Vingt-cinq poèmes, 1918) tra cui 
                spicca "La grande cantilena della mia oscurità tre" (La 
                grande complainte de mon obscurité trois): testi emblematici 
                della nuova poesia alogica. Il 12 dicembre 1920 Tzara lesse alla 
                Galerie Povolozky (Paris) il Manifesto sull'amore debole e l'amore 
                amaro (pubblicato poi sul n.4 della rivista «La vie de lettres»), 
                in cui vi è il famoso metodo "per fare una poesia dadaista": 
                "Prendete un giornale. | Prendete un paio di forbici. | Scegliete 
                nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate 
                dare alla vostra poesia. | Ritagliate l'articolo. | Tagliate ancora 
                con cura ogni parola che forma tale articolo e mettete tutte le 
                parole in un sacchetto. | Agitate dolcemente. | Tirate fuori le 
                parole una dopo l'altra, disponendole nell'ordine con cui le estrarrete. 
                | Copiatele coscienziosamente. | La poesia vi rassomiglierà. 
                | Ed eccovi diventato uno scrittore infinitamente originale e 
                fornito di una sensibilità incantevole, benché, 
                s'intende, incompresa dalla gente volgare". Il dadaismo ha avuto 
                la sua maggiore incidenza forse proprio sul teatro. Si infrangono 
                le convenzioni tra spettatori e pubblico, si instaurano nuovi 
                rapporti (provocazioni, insulti, dibattiti) tra palcoscenico e 
                sala. Quando esiste un testo, come ne La prima avventura del signor 
                Antipirina, rappresentato nel 1920 da Tzara con Breton, Aragon 
                e altri, si cerca di determinare gli stessi effetti distruttivi 
                perseguiti in poesia e pittura: le parole fuoriescono liberamente, 
                al di là di ogni coerenza logica e sintattica: viene colpito 
                lo specifico teatrale del dialogo, che cessa di funzionare come 
                mezzo di rapporto intersoggettivo. Ogni personaggio parla per 
                conto suo, in una specie di monologo multiplo. 
                 
                 Interessante l'attività dadaista nel 
                campo filmico; già i futuristi e poi i surrealisti si dedicheranno 
                alla nuova arte, con attenzione sperimentalista. Man Ray realizza 
                film che si ricollegano al suo lavoro di fotografo (aveva messo 
                a punto la tecnica del rayograph, la foto oggettiva di cose riprese 
                senza l'intervento dell'occhio del fotografo): Le retour à 
                la raison (apparso alla "serata dada" del 1923), Emak Bakia (1927), 
                L'étoile de mer (1928), e il surrealista Le mystère 
                du chateaux des dés (1929). 
                Nel 1918 Tzara fa conoscere il pittore Hans Richter a Viking Eggeling: 
                dal sodalizio tra i due nasce il film astratto: nel 1921 Eggeling 
                realizza Diagonal symphonie, una sequenza di forme geometriche, 
                lo stesso anno in cui Richter presenta il suo Rhythmus 21. 
                 
                 Il furore iconoclasta dei dadaisti, che rifiutavano 
                ogni progetto organizzativo e si esponevano in spettacoli pubblici 
                caotici, finì con il creare contrasti e aspre polemiche, 
                l'urto tra Tzara e Breton, soprattutto per lo sciovinismo di quest'ultimo. 
                
                 
                 All'inizio del 1922 Breton con l'appoggio 
                di Auric, Delaunay, Léger, Ozenfant, Paulhan e Roger Vitrac, 
                rappresentanti di vari gruppuscoli e riviste dell'avanguardia, 
                aveva progettato un congresso internazionale delle tendenze moderne. 
                Tzara decise di non parteciparvi perché riteneva il progetto 
                troppo ambizioso. Breton e i suoi pubblicarono una diffida contro 
                "il promotore di un cosiddetto movimento di Zurigo"; la xenofobia 
                implicita nella diffida causò la reazione di Satie, Eluard, 
                Ribemont-Dessaignes, Brancusi ecc. che solidarizzarono con Tzara. 
                Il ritiro di parte dei partecipanti al progetto, fece fallire 
                l'ambizioso progetto di Breton. Durante una riunione in cui dovevano 
                essere lette delle poesie di Cocteau e una breve commedia di Tzara, 
                Breton e i suoi amici interruppero lo spettacolo in modo violento; 
                fu chiamata la polizia e Tzara fece causa per danni. 
                 
                 Nel 1922 Tzara pronunciò l'orazione 
                funebre del dadaismo, a Weimar, nella "Conference sur la fin de 
                dada". 
                 
                
                 
              
              
             
            
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