Storia della letteratura europea - Torna in homepageGiuseppe Ungaretti


Giuseppe Ungaretti

Nato a Alessandria [Egitto] nel 1888, morì a Milano l'1 giugno 1970. Figlio di genitori lucchesi, trascorse in africa gli anni dell'infanzia e adolescenza. Determinante il soggiorno a Paris dove conobbe Apollinaire, Breton, Derain, Braque, Picasso e il gruppo degli italiani Soffici, Palazzeschi, Savinio. Attraverso questi stabilì un rapporto con il futurismo italiano: sulla rivista futurista «Lacerba» pubblicò in italia le prime poesie. Tornato in Italia nel 1914, si abilitò all'insegnamento del francese. Fu fervido interventista, partì soldato semplice di fanteria sul Carso. La vita di trincea fu un'esperienza decisiva. Il porto sepolto (1917) uscì in un'edizione di soli 80 esemplari. Seguì Allegria di naufragi (1919).
Aderì al fascismo, fu corrispondente da Paris del «Popolo d'Italia»; lavorò anche presso l'ambasciata italiana. Nel 1933 pubblicò Sentimento del tempo, che segna una seconda fase, più elaborata e complessa, dell'esperienza poetica ungarettiana.
Nel 1936 accettò di insegnare letteratura italiana all'Università di San Paulo, e si stabilì così per alcuni anni in Brasile. Nel 1939 morì a 9 anni il figlio Antonietto: da questa esperienza nasceranno le liriche de Il dolore (1947), da cui nasce la terza fase espressiva del poeta Ungaretti.
Tornò in Italia, nel 1942 insegnò letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università di Roma. Pubblicò: La terra promessa (1950), Un grido e paesaggi (1952), Il taccuino del vecchio (1960). Nel 1969 curò l'edizione definitiva delle sue opere sotto il titolo di Vita d'un uomo ; in essa sono raccolte anche le sue traduzioni da Racine, Shakespeare, Góngora, Blake, Mallarmé (che aveva già pubblicato in due volumi nel 1936 e nel 1948).
Sono prose Il deserto e dopo (1961) e Saggi e interventi (1974).
La prima fase della poesia di Ungaretti è caratterizzata dall'influsso del simbolismo francese e soprattutto di Mallarmé. Il suo sforzo è di isolare e esaltare la parola singola, nei suoi valori di sonorità e ritmo, e in quelli di intensità emotiva. Le misure metriche tradizionali sono frantumate per lasciar spazio alla pausa, al silenzio: «una parola | scavata è nella mia vita | come un abisso». Si tratta quasi sempre di poesie brevi, spesso persino di una sola parola. In questo periodo la lingua è "parlata", sommessa, resa significativa e vibrante dalla tensione con cui viene pro nunciata. Lo stesso per le immagini, il cui fascino deriva pro prio dalla loro voluta e raffinata povertà.
Con "Sentimento del tempo" è una seconda fase: Ungaretti cominciò a ricostruire a modo suo forme meno elementari di sintassi, metrica, immagini. Sono costruzioni più complesse e ardite, fino al limite del barocco. Il lessico tende a perdere essenzialità, elabora una lingua letteraria "alta". Anche i contenuti sono concettualmente più ardui: riflessioni sul tempo e sulla morte, temi anche esplicitamente religiosi prendono il posto delle sensazioni concrete, degli "atomi" di emozione che costituiva il nucleo delle poesie di guerra. Anche dal punto di vista metrico, i versi brevissimi sono sostituiti da organismi più densi e arti colati, che ritrovano alcune cadenze della metrica tradizionale. La terza fase ha inizio con le poesie colme di straziante te nerezza per la morte del figlio. Più dense le riflessioni sul de stino dell'uomo. E' una fase di meditazione: il linguaggio poeti co non è più svolto alla ricerca di nuove possibilità e misure, ma nell'adozione di strumenti già collaudati, sia da Ungaretti che dalla tradizione lirica italiana (Petrarca, Tasso, Foscolo, Leopardi); mentre sempre di più Ungaretti sembra guardare alla vita e alla storia degli uomini con il distacco, la malinconia, l'ironica saggezza della vecchiaia.

Contesto

Poesia tra le due guerre


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