Fernando
Pessoa
Fernando Pessoa
Fernando António Nogueira Pessoa nacque a Lisbona il
13 giugno 1888 e morì il 30 novembre 1935. Sua madre si
chiamava Madalena Pinheiro Nogueira, suo padre Joaquim de Seabra
Pessoa, critico musicale d'un quotidiano cittadino. Orfano di
padre a 7 anni (siamo nel 1893), dopo le seconde nozze della madre
nel 1895 con il comandante Joào Miguel Rosa console di
Portogallo a Durban, seguì la famiglia in Sudafrica. Studiò
all'università di Città del Capo. Nel 1905 tornò
a Lisbona dove si iscrisse prima al corso di Filosofia della facoltà
di Lettere. Dopo una disastrosa avventura editoriale, lavorò
come corrispondente di francese e inglese commerciale per varie
ditte. Fu l'impiego che mantenne per tutta la vita, senza obblighi
di orario. Conosceva l'inglese molto bene, e in inglese scrisse
poesie fin dall'età di 13 anni. Nel 1908 cominciò
a scrivere poesie in portoghese. Svolse intensa attività
culturale come animatore di circoli letterari a Lisbona, e attraverso
riviste che fondò e diresse. Ebbe una influenza decisiva
per l'avvento del modernismo portoghese.
La sua personalità umana fu complessa e sconcertante: occultista,
rosacroce, scriveva in nome proprio e di oltre una ventina di
eteronimi, ciascuno dei quali provvisto di una propria scheda
anagrafica e di un proprio stile. Un'opera di spersonalizzazione
che diede vita, tra gli altri, al poeta bucolico Alberto Caeiro,
una specie di caposcuola, al poeta ellenista e oraziano Ricardo
Reis, al modernista e futurista Alvaro de Campos seguace di Whitman
e di Marinetti. Ma anche: Bernardo Soares, Raphael Baldaya, Alessander
Search, Antonio Mora, Coelho Pacheco. Tutto questo contribuì
a creare nel dopoguerra un vero mito letterario, tanto più
che durante la sua vita Pessoa pubblicò solo una parte
ristretta della sua opera.
Le cose pubblicate durante la sua vita: Sonetti (Sonnets, 1913),
Epitalamio (Epithalamium, 1913), Antinoo (Antinous, 1918), in
inglese. Messaggio (Mensagem, 1934) in portoghese.
Dopo la sua morte, l'"arca" in cui aveva riposto le sue opere
cominciò a dare corpo alle sue Opere complete (Obras completas,
15 volumi, 1943-1978) in versi e prosa.
Aperta alle più innovative correnti letterarie europee,
la poesia di Pessoa è ricca di sensibilità e intuizioni
formali che modificarono profondamente il gusto letterario del
Portogallo. Magica e astratta, dominata da una sottile introversione,
testi monia con coerenza, nella deliberata molteplicità
delle voci che la compongono, la crisi di un uomo alla ricerca
per sé e per il proprio tempo, di un equilibrio perduto.
E' il caso di Campos-Pessoa: Pessoa descritto da amici e conoscenti
come una persona riservata e prudente, affida a Campos l'aspetto
sovversivo e irriverente della propria personalità. Tra
la fine degli anni '20 e la prima metà degli anni '30,
Campos con il suo nichilismo si affaccia già a un panorama
che prelude alla fenomenologia e all'esistenzialismo, alla depressione
di cui farà oggetto dis crittura Beckett. In Campos è
la cronaca di una di sperazione, la quotidiana attenzione allo
sprofondamento nel nulla: «Sì, non c'è dubbio, |
l'universo è nero, soprattutto di notte [...]. Lasciatemi
dormire» scrive con ironia Campos-Pessoa. E ancora: «Sempre questa
inquietudine senza senso, senza nesso, senza effetto, | sempre,
sempre, sempre, | questa esasperata angoscia dello spirito per
niente [...]» Nei versi affidati a Campos, è una sonorità
plendida e ammaliante, versi che annotano ogni respiro, ogni movimento,
la più piccola azione, un fagocitante desiderio di percorrere
la vita e di trovare uno spiraglio, una speranza. Ma al fondo,
sempre, «tutto si appresta a dormire», «sono niente, | sono una
finzio ne», «povero Alvaro de Campos, cui nessuno bada! | Povero
Alvaro de Campos, che ha tanta pena di sé stesso!». E'
una specie di diario dell'anima tormentata: «Carcere dell'Essere,
non ci si può liberare di te? | Carcere del pensare, non
ci si può liberare di te? | Ah, no affatto - né
nella morte, né nella vita, né in Dio! | Noi, fratelli
gemelli del Destino perché entrambi esistiamo, | noi, fratelli
gemelli di tutti gli dèi, di ogni specie, | per il fatto
di essere lo stesso abisso, la stessa ombra, | che siamo ombra
o luce, siamo sempre la stessa notte». Pessoa è prigioniero
di una filosofia e di una visione intellettualistica del mondo,
cui cerca di sfuggire con le sue maschere, i suoi eteronimi che
cercano di delimitare, rendere asettico, distinguere il caos,
che è soprattutto psichico e mentale. Ma non riesce comunque
a sfuggire alla trappola mentale, nostante il nugolo di parole
che cerca di seminare attorno a sé.
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