Storia della letteratura europea - Torna in homepageAldo Palazzeschi


Aldo Palazzeschi


1) notizie biografiche

Si chiamava Aldo Giurlani, nacque a Firenze nel 1885. Compì gli studi di ragioneria, frequentò a Firenze tra il 1902 e il 1903 la scuola di recitazione diretta da L. Rasi. In seguito re citò per qualche mese nella compagnia di Lydia Borelli, ma lasciò presto il teatro per dedicarsi alla letteratura. Nel 1941 si trasferì a Roma. Morì a Roma nel 1974.

2) il grottesco futurista

Palazzeschi pubblicò a sue spese le prime raccolte di poesie: I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907), Poemi (1909). Sono poesie caratterizzate da un onirismo naif e da un simbolismo con aspetti paradossalmente infantili.
Palazzeschi strinse rapporti con i futuristi fiorentini e milanesi, spesso mediando i conflitti tra il gruppo toscano di ĞLacerbağ e i seguaci di Marinetti. Palazzeschi non si riconobbe mai del tutto nel futurismo, anche se i suoi contributi al movimento furono importanti: L'incendiario è un grottesco in versi del 1910, mentre Il controdolore è un manifesto di poetica futurista (1914).
L'opera più importante di questo suo primo periodo, e tra le sue cose migliori, è Il codice di Perelà (1911). Si tratta di un romanzo allegorico, dall'umorismo amaro e malinconico, calco a volte farsesco della vita di Cristo. Narra l'impossibile missione redentrice dell'umanità tentata da Perelà, uomo di fumo. Perelà è una nuvola di fumo a forma di uomo. Dal camino, dove la sua figura si è condensata, scende a 33 anni per andare a co noscere la città. Condotto a corte ha occasione di incontrare via via i maggiori dignitari del regno, i banchieri, i letterati il filosofo cortigiano, l'arcivescovo. E' invitato a prendere un tè con le dame di compagnia della regina e scambia confidenze sull'amore. Con la regina stessa ha un colloquio privatissimo. La sua 'diversità' gli assicura un immediato successo. Viene nomina to ispettore generale, con l'incarico di elaborare riforme isti tuzionali e un nuovo codice. Visita per questo ospedali, carceri, esercito, manicomi. Ma il primo cameriere del re, l'invidioso Al loro, per acquistare anch'egli la leggerezza di Perelà, si espone a lungo al fumo di un gran falò, finendo bruciato. Sospettato di aver spinto Alloro alla morte, Perelà viene rinchiuso in un edificio sulle colline della città. Una contessa, innamorata di lui, gli ha fatto provvidenzialmente costruire durante il processo un camino nella cella dove è segregato. Liberatosi degli stivali Perelà fugge salendo in cielo, piccola nuvola a forma d'uomo. Le invenzioni stilistiche e la particolare costruzione narra tiva ne fecero un libro abnorme anche per il contesto futurista, condannandolo a una sostanziale incomprensione.

3) tra le due guerre

Nel 1914 Palazzeschi rompe con Marinetti e con il futurismo ormai proiettato sull'interventismo e sull'estetismo. Nel dopo guerra si avvicinò al fascismo per staccarsene ben presto. Le sue posizioni trovarono espressione più viva nel romanzo anti- interventista Due imperi... mancati (1920), dove l'ironia si mescola a auna specie di umanesimo cristiano.
Alla metà degli anni '20 risale L'interrogatorio della contessa Maria , romanzo-scandalo, su una ex-contessa, una nobile decaduta, privata del titolo dei diritti dinastici che "si confessa": confessa la sua attività di viaggiatrice dell'amplesso, collezionista di amanti, di tutti i tipi e classi sociali; finché l'interrogatorio svela man mano l'umanità di questa donna, il racconto della 'prima vol ta', la fuga adolescenziale da un'ambiente opprimente di provin cia. In una Italia dominata dal perbenismo cattolico, Palazzeschi proclamava la sensualità ideologica, con il suo gusto della pro vocazione 'dall'interno' delle borghesia e non 'dall'esterno' co sì come avevano amato fare i futuristi.
Del 1926 è il romanzo grottesco La piramide . Esso andrà a costituire, insieme a "Il codice di Perelà" e Allegoria di novembre (1943) la trilogia dei "Racconti straordinari". "La piramide" mostra la strada che ebbe negli anni '30 la produzione palazzeschiana: seguendo anche la lezione delle avanguardie europee, l'allegorismo e il bozzettismo si intrecciano in un grottesco che si gradua e caratterizza in vario modo: gioco della memoria in Stampe dell'Ottocento (1932), rielaborazione ironica degli im pianti narrativi naturalisti-veristi nelle Sorelle Materassi (1934), descrizione deformante della realtà in Il palio dei buffi (1936).
"Sorelle Materassi" è il romanzo più famoso di Palazzeschi. Ebbe un successo da feuilleton, e poi negli anni '50 un altro successo lo conobbe grazie a un adattamento italiano televisivo. Protagoniste del romanzo sono le sorelle Materassi, ricamatrici, che hanno raggiunto una discreta agiatezza grazie all'assidua la boriosità e a una frugalità spartana. Ormai cinquantenni, devono accogliere un nipote rimasto orfano, Remo. Lo fanno con gioia, circondano di mille cure e attenzioni il bellissimo adolescente. Remo, crescendo, sfrutta con la sua abile grazia da seduttore, la bontà delle povere zitelle e della domestica Niobe. Vive nel lus so, dissipando, fino alla rovina totale, i beni delle zie. Le so relle Materassi, ridotte sul lastrico, devono rifarsi una vita con il duro lavoro d'ago. Ma vive sempre in esse la languida nostalgia del bel nipote che nel frattempo ha sposato una ricca ereditiera d'oltreoceano ed è partito con lei in America.

4) il dopoguerra

Nel primo dopoguerra Palazzeschi sembrò smorzare la sua carat teristica carica dissacrante in opere dai toni più pacati: I fratelli Cuccoli (1948), Roma (1953). In questo periodo si dedicò anche alla revisione di alcune opere giovanili: Difetti 1905 (1947), Scherzi di gioventù (1956). Con Bestie del '900 (1951) Palazzeschi sembrò tornare all'estro e alla fantasia dei suoi libri migliori. Ma sarà con le opere successive, della tarda età, che Palazzeschi riproporrà la sua vena grottesca e surreale, aggiornata con suggerimenti tecnici derivati dalla contemporanea esperienza della neoavanguardia: i racconti de Il buffo integrale (1966), e con i romanzi Il doge (1967), Stefanino (1969), Storia di un'amicizia (1971). Tornò anche alla poesia con Cuor mio (1968), Via delle cento stelle (1972), in cui alternò a un gusto ludico dello sperimentalismo formale un tono di superiore saggezza moraleggiante.

Bibliografia : Aldo Palazzeschi

I cavalli bianchi (1905)
Lanterna (1907)
Poemi (1909)
L'incendiario (1910)
Il codice di Perelà (1911)
Il controdolore (1914)
Due imperi... mancati (1920)
L'interrogatorio della contessa Maria (1925?)
La piramide (1926)
Stampe dell'Ottocento (1932)
Sorelle Materassi (1934)
Il palio dei buffi (1936)
Allegoria di novembre (1943)
Difetti 1905 (1947)
I fratelli Cuccoli (1948)
Bestie del '900 (1951)
Roma (1953)
Scherzi di gioventù (1956)
Il buffo integrale (1966)
Il doge (1967)
Cuor mio (1968)
Stefanino (1969)
Storia di un'amicizia (1971)
Via delle cento stelle (1972)



[1997]

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