Storia della letteratura europea - Torna in homepageOsip Mandel'stam


Osip Mandel'stam


Osip Emil'evic Mandel'stam nacque a Varsavia nel 1891 (è morto nei pressi di Vladivostok nel 1938) da una famiglia della media borghesia ebraica. Studiò a Pietroburgo, fu uno dei più signifiativi rappresentanti dell'acmeismo. Dopo il 1917 la sua estraneità alla politica culturale che il regime finì per imporre gli procurò una serie di limitazioni nel lavoro. Il suo Viaggio in America (1933), diario di un viaggio compiuto nel 1930, fu violentemente attaccato sulla «Pravda». L'anno successivo, nel 1934, subì il primo arresto per attività antisovietica. Condannato al confino a Cerdyn' e poi a Voronez, fu nuovamente arrestato nel maggio 1938 e deportato in un lager presso Vladivostok dove morì.

Riabilitato a partire dalla metà degli anni '50, le sue opere continuarono a circolare clandestinamente fino al crollo dell'URSS. La salvezza dei manoscritti, sottratti alla censura stalinista, si deve alla vedova del poeta, Nadezda Jakovlevna Chazina (nata nel 1899) di cui sono stati pubblicati in occidente anche due libri di ricordi ("L'epoca e i lupi", 1970; "Le mie memorie", 1971).

Nell'opera di Mandel'stam, uno dei maggiori poeti russi del secolo, sono distinguibili tre fasi. La prima fase è quella più legata all'acmeismo: Pietra (1913), Tristia (1922). Intensa la ricerca formale, tesa a restituire tangibilità alla parola poetica con un linguaggio terso e scandito, che sceglie per lo più come proprio oggetto immagini e simboli culturali altamente evocativi in brevi componimenti dalla rigorosa architettura metrica e sintattica.

Nella seconda fase la sua lirica assume una più ardita vastità concettuale, visibile in grandi componimenti come Trovando un ferro di cavallo (1923), Ode d'ardesia (1923) e Primo gennaio 1924 (1924). Il tessuto è ora fitto di vertiginosi passaggi metaforici, in cui è sempre più assunto il motivo del dialogo con l'epoca, della ricerca delle cause del proprio "isolamento" storico.

Nei versi degli inediti Quaderni di Voronez, scritti nell'ultimo periodo, la compattezza prima strenuamente perseguita si lacera in un parlato febbrile, tragico, a tratti oscuro, testimonianza di un'emblematica vicenda esistenziale oltre che poetica.

Oltre che per la sua lirica, in cui l'implicito neoclassicismo di base accoglie le istanze più stimolanti delle contemporanee avanguardie poetiche, fino allo sperimentalismo futurista, la fama di Mandel'stam è affidata a prose di memoria, di fantasia e di viaggio: Il rumore del tempo (1925), Il francobollo egiziano (1928). Sono prose caratterizzate da una straordinaria densità poetica e da un impeccabile nitore stilistico.

Un posto a sé occupa La quarta prosa (1931), violento libello contro i burocrati della letteratura ufficiale.

Dotato di eccezionale intelligenza critica e di una vastissima conoscenza della cultura classica, ha lasciato memorabili saggi critici, tra cui il Discorso su Dante che propone una lettura "cristallografica" della "Commedia", identificando cicli semantici e blocchi metaforici.



[1997]

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