Storia della letteratura europea - Torna in homepageFord M. Ford


Ford M. Ford


Ford Madox Ford nacque a Merton (Surrey) nel 1873 (morì a Deauville in Francia nel 1939), figlio del critico musicale tedesco Francis Hueffer e di una inglese, nel 1919 assunse il cognome di Ford.
Dopo aver collaborato con Joseph Conrad, fondò e diresse per un anno la «English Review» (1908). Ha scritto molto, e cose di diverso genere, sia in prosa che in poesia. Ha scritto il romanzo Il buon soldato (The good soldier, 1915) e la saga in quattro parti Fine di parata (Parade's end, 1924- 28). La narrativa di Ford è particolarmente attenta alla dimensione del tempo e ammirevole per la sapienza stilistica. Non è mai stata popolare. Vi compare, anche se ancora indefinita, la tecnica del "flusso di coscienza".
Ha scritto anche saggi (tra cui: "The english novel" 1929).
"Il buon soldato" si intitolava originariamente "Una storia tristissima" (The saddest story). Uscito nel pieno della prima guerra mondiale, gli editori persuasero l'autore a trovare un titolo meno deprimente e più patriottico. L'incipit del romanzo mantiene l'originaria impostazione:
Questa è la storia più triste che abbia mai sentito [This is the saddest story I have ever heard]. Da nove anni ci trovavamo con gli Ashburnham nella città di Nauheim per la stagione estiva e tra noi c'era una grandissima intimità o, piuttosto, una dimestichezza rilasata e spontanea, e tuttavia così stretta come un buon guanto che aderisce a una mano. Mia moglie ed io conoscevamo il capitano e la signora Ashburnham come meglio non sarebbe stato possibile. Eppure, a guardar bene, non sapevamo nulla di loro. Questo è un fatto, secondo me, che si può verificare solo con gli inglesi, sul conto dei quali, fino ad oggi, quando mi siedo a riflettere su ciò che so di questa triste faccenda [of this sad affair], mi rendo conto di non sapere assolutamente niente. Fino a sei mesi fa non ero mai stato in Inghilterra e, di certo, non avevo mai sondato le profondità di un cuore inglese. Ne avevo conosciuto soltanto la superficie".
Se la frase iniziale serve per attirare l'attenzione del lettore, il movimento complessivo della prima pagina del romanzo proietta il lettore nell'orbita di una sensibilità tutta novecentesca, in cui domina l'angoscia e il dubbio. Non sappiamo chi è la persona che sta parlando - sappiamo che usa l'inglese ma non è un inglese. Da almeno nove anni sostiene di conoscere la coppia di inglesi protagonisti della "storia più triste", ma finisce per sostenere di non aver "capito niente degli inglesi". Le vicende narrate sembrano essere esterne a chi le narra, ma sia il narratore che (forse) la moglie vi hanno preso personalmente parte. Le contraddizioni vengono ascritte alla "inglesità" della coppia. Il narratore in effetti, si scopre nelle pagine successive, è un nordamericano che vive in Europa. La ripetizione della parola "triste" rimanda a una tragedia annunciata. Affidabilità della testimonianza del narratore e falsità costante degli altri personaggi diverranno presto i punti cruciali di questa storia.



© Antenati - 1999

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