Storia della letteratura europea - Torna in homepageKarel Capek


Karel Capek


Nacque a Malé Svatonovice nel 1890. Laureatosi in filosofia a Praga, nel 1917-1920 fu redattore di «Fogli nazionali» e de «Il Giornale del popolo». Cominciò a scrivere racconti insieme al fratello Josef. Karel Capek morì a Praga nel 1938.
Insieme al fratello Josef, Karel Capek scrisse le prime raccolte di racconti: Il giardino di Krakons (1918), Profondità splendenti (1916); e i drammi: Dalla vita degli insetti (1921), Adamo il creatore (1927).
Da solo compose i racconti de Il crocefisso (1917) e Racconti penosi (1921) in cui espresse il suo tormentato pessimismo. In La fabbrica dell'Assoluto (1922), Krakatit (1924), e La guerra delle salamandre (1936) segnalò satiricamente in chiave avveniristica i più viziosi 'vizi' del secolo: lo strapotere delle macchine, la feticizzazione delle scienze, la cieca smania di potere politico.
Nella trilogia Hordubal (1933), La meteora (1934), Una vita comune (1934) analizzò la psicologia dell'uomo medio.
Di Capek va ricordata anche la vasta produzione drammatica: RUR (Rossum's Universal Robots, 1920) importante nella produzione della science-fiction perché per la prima volta è usato il termi ne di "robot" riferito alla macchina antropomorfa entrato poi nell'uso universale. L'affare Makropulos (1922) di intonazione satirico-utopistica è a metà tra la commedia satirica il dramma e il racconto gotico: inizia come un romanzone giudiziario, prose gue come un 'giallo' svelando risvolti tra magia e fantascienza e si conclude come un apologo morale non senza una sprizzata di teatro nel teatro. Al centro degli avvenimenti de "L'affare Makropulos" è una cantante dai molti nomi e dalle molte esistenze che grazie a un filtro prodigioso vive da oltre 300 anni, conservando un aspetto seducente e intervenendo persino a tutelare i diritti dei propri discendenti. Tra testamenti sigillati, lettere ritrovate, suicidi, agnizioni, il copione poi scade nel didascalico dibattito sulla necessità che la vita sia breve per poterne godere. Capek denunciò poi con La madre (1938) la brutale ottusità delle forze che preparavano la seconda guerra mondiale.
Nonostante la molteplicità degli intrecci narrativi e degli interessi umani e sociali, l'opera di Capek è sempre piena di un sottilissimo humour e di una disincantata rassegnazione. Capek viene considerato un autore bizzarro, atipico per il fatto di es sersi interessato al fantastico, a vicende a metà tra stregoneria e avvenirismo. In lui è un certo simbolismo, un po' di sentenzio sa pedanteria para-filosofica, le sue opere divennero popolari nel clima teatrale avanguardistico intorno agli anni '20. Ma ancora oggi ci appaiono dotati di intelligenza e di talento visionario.



[1997]

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