Novecento:
1917-1945. Introduzione: gli effetti della guerra
Introduzione: Gli effetti della guerra
Gli squilibri del primo dopoguerra
La guerra aveva portato devastazioni di territori, consumo di ricchezze,
deprezzamento delle monete, caduta di regimi, dilagare di rivoluzioni,
esasperazione di tensioni tra classi e ceti. Cifre puramente indicative
parlano, riguardo alla sola guerra, di 9 milioni di morti, 27 milioni
di invalidi, 5 milioni di dispersi e costi pari a oltre 400 miliardi
di dollari (Fondazione Carnegie). Senza contare i morti per carestie,
guerre civili, epidemie (come la spagnola). Ciò ebbe conseguenze
su tutti gli stati usciti dalla guerra, sia vinti che vincitori.
Cinque i trattati di pace:
- di Versailles (28 giugno 1919) con la Germania
- di Saint-Germain-en-Laye (10 settembre 1919) con l'Austria
- del Trianon (4 giugno 1920) con l'Ungheria
- di Neuilly (27 novembre 1919) con la Bulgaria
- di Sèvres (11 agosto 1920) con l'Impero Ottomano.
Il 18 gennaio 1919 si riunì a Paris la conferenza di pace,
con 70 delegati di 27 stati: la direzione dei lavori fu accentrata
nel Consiglio dei Dieci, composto dai delegati in numero paritetico
di USA, Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone. Di fatto l'organo
direttivo della Conferenza divenne il Consiglio dei Quattro (la
riunione dei capi di governo delle 4 potenze occidentali: Wilson,
Lloyd George, Clémenceau e Orlando), presto ridotto a tre
per la partenza del delegato italiano. Il testo deciso nei fatti
dal Consiglio dei Tre-e-mezzo fu sottoposto all'assemblea plenaria
dei delegati degli stati vincitori, che l'approvò il 9 maggio
1919.
Il testo del trattato di Versailles fu approvato con l'astensione
della Cina e comunicato alla Germania, il cui governo potè
solo protestarne l'ingiustizia. La Germania perdeva le colonie extraeuropee;
cedeva l'Alsazia-Lorena (Francia), Posnania e Prussia occidentale
(Polonia) oltre a regioni minori; l'esercito le fu limitato a 100
mila uomini, senza aviazione né artiglieria pesante, proibito
il servizio militare obbligatorio e limitata la flotta; i beni tedeschi
all'estero erano ceduti (circa 10 miliardi di marchi-oro); si obbligava
la Germania a riparazioni di guerra tramite la consegna di attrezzature
e quote annuali della produzione e dell'allevamento; dovevano essere
consegnati i "criminali di guerra", compreso il kaiser
(riparato in Olanda); la Renania era occupata come pegno dell'esecuzione
del trattato; erano nulli i trattati di Brest-Litovsk con la Russia,
e di Buca&127;rest con la Romania, che la Germania aveva stipulato
nel 1917-1918.
Con i trattati di Saint-Germain e del Trianon Austria e Ungheria
erano considerati successori dell'Impero asburgico: la nuova Austria
e la nuova Ungheria furono ridotte a monconi: Italia Romania Polonia
Jugoslavia (il nuovo stato serbo-croato-sloveno) Ceco-slovacchia
si spartirono i pezzi. L'Austria fu ridotta da 25 a 6 milioni di
abitanti, le era tolto lo sbocco al mare e proibito di unirsi alla
Germania. L'Ungheria fu ridotta a 1/3 del territorio precedente
e a ¼ della popolazione (8 milioni di ab.). Ciò oltre a oneri
di riparazioni, limitazioni di armamenti, commissioni di controllo
che si riveleranno presto inapplicabili.
La Bulgaria (trattato di Neuilly) era privata dell'accesso al mar
Egeo (Grecia), della Dobrugia (Romania), della Macedonia settentrionale
(Jugoslavia).
Con il trattato di Sèvres il sultano ottomano doveva rinunciare
ai paesi del "Crescente fertile", all'Armenia e alla parte
occidentale delle coste anatoliche. Il governo nazionalista del
generale Mùstafa Kemal, costituito a Ankara per la lotta contro
i Greci in asiaminore, ne respinse le clausole. La guerra tra Greci
(sostenuti dagli inglesi) e i Turchi di Kemal (appoggiati diplomaticamente
dai francesi) si concluse con la vittoria turca. Ciò porterà
alla revisione del trattato: con il nuovo trattato di Losanna (24
luglio 1923) inizia la serie di revisione dei trattati di pace che
caratterizzò la politica internazionale europea nel 1920-1939.
I vinti e le nuove nazioni
In Germania il nuovo governo repubblicano, guidato da socialisti
di sinistra e socialdemocratici, affrontò la rivolta comunista
degli "spartachisti" con la sbrigativa esecuzione dei
due leader Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht (Berlin, gennaio 1919),
fu soffocato il governo comunista di Monaco [Baviera] e i tentativi
di forza degli operai comunisti nelle zone industriali della Ruhr
e della Vestfalia.
La repubblica di Weimar (dal nome della città sassone in
cui si svolsero i lavori dell'Assemblea costituente), con un governo
fatto da socialdemocratici, centristi e liberali-di-sinistra, dovette
affrontare tutte le conseguenze del trattato di Versailles; senza
riuscire a formare solide maggioranze, il governo reagiva alla pressione
dei gruppi organizzati, di destra e di sinistra, appoggiando alternativamente
gli opposti schieramenti. Nel 1920 solo lo sciopero generale proclamato
dai sindacati bloccò un putsch di destra tentato a Berlin
dal comandante della guarnigione e da un alto funzionario. La destra
uccise Erzberger che aveva firmato il trattato di pace, e Rathenau,
ebreo e ministro degli esteri impegnato nell'opera di ricostruzione
dell'economia tedesca (giugno 1922).
L'Austria divenne una repubblica federale; le menomazioni territoriali
le impedirono di rifarsi una struttura economica vitale e autonoma;
solo l'intervento del capitale e del controllo estero (tramite la
Società delle Nazioni) consentì una certa restaurazione
finanziaria nel 1922. La tensione tra i partiti era aspra, i governi
deboli.
In Ungheria il regime comunista di Béla Kun, maggio-novembre
1919 fu travolto dalla controrivoluzione di nazionalisti e monarchici
guidata dall'ammiraglio Horthy che assunse il potere come "amministratore
del Regno": ma il consiglio alleato di Paris aveva escluso
dal trono Carlo I d'Asburgo. La situazione finanziaria era in rapido
deterioramento, mentre crescevano i risentimenti per i territori
sottratti alla "corona di Santo Stefano".
In Bulgaria giunsero migliaia di evacuati dalle regioni perdute.
L'esponente del partito agrario Stambolijski attuò una radicale
riforma agraria di tipo collettivistico, collegandosi con i partiti
contadini di Jugoslavia e Romania. Il ceto dominante spodestato
fece assassinare Stambolijski nel 1923.
In Romania l'ingrandimento territoriale portò a una difficile
convivenza con grosse minoranze nazionali: magiari, ebrei, tedeschi,
ucraini ecc. Il regime democratico e la riforma agraria attuata
stentarono a consolidarsi; grave la situazione finanziaria, a pezzi
il sistema commerciale (soprattutto in Transilvania).
La Jugoslavia passò da 2 milioni di serbi del 1912 a oltre
14 milioni di serbi, croati, sloveni più altre minoranze. La lotta
politica era imperniata sulle modalità della riforma agraria,
con programmi radicali violente agitazioni di masse, interventi
dell'internazionale comunista (come in Bulgaria), e il ruolo antifederalista
e autoritario della monarchia.
La repubblica democratica cecoslovacca guidata dal boemo Tomas Garrigue
Masaryk aveva una sostanziale autosufficienza economica, ma con
rivendicazioni autonomistiche degli Slovacchi, e resistenze passive
delle minoranze tedesche (3 milioni) ungheresi ucraine ebraiche.
La riforma agraria colpì i grandi proprietari ungheresi.
In politica estera l'alleanza con la Francia rendeva difficile i
buoni rapporti con gli stati successori dell'Impero asburgico.
In Polonia erano 28 milioni di ab, con grosse minoranze verso cui
era attuata una politica di "ripolonizzazione". Con l'aiuto
della Francia fu arrestata l'offensiva di Troskij alle porte di
Varsavia, la controffensiva si spinse fino a Kiev (1920-21). Grosse
le frizioni con Germania Ungheria Lituania; il sistema politico
era frammentato da un gran numero di partiti. La riforma agraria
incontrava grosse resistenze, danneggiava molti grandi proprietari
tedeschi.
In Grecia l'ambizione della "grande Ellade" si infranse
contro la reazione del movimento nazionalista turco. Affluirono,
in un paese dall'economia rozza e dalla moneta svalutata, migliaia
di profughi dall'Asiaminore; mentre irrequieta era la minoranza
macedone e il sistema politico clientelare e diviso.
I vincitori
La Francia aveva le regioni del nord devastate, la preoccupazione
di mantenere l'egemonia militare continentale e ottenere le riparazioni
dalla Germania. Ciò la obbligava a mantenere in efficenza
un esercito considerevole, con aggravio sul bilancio e cedimento
del franco. Nel 1919- 1924 sono i governi del "blocco nazionale".
La riconversione dell'industria di guerra e la risistemazione dei
reduci provocavano vivaci agitazioni nelle masse operaie.
In Gran Bretagna la disoccupazione divenne un male cronico, il commercio
estero non tornò ai livelli precedenti la guerra. Il violento
separatismo irlandese portò alla proclamazione dell'indipendenza
nel 1919; nel 1920 un progetto di separazione del nord protestante
dal sud cattolico, votato dal Parlamento britannico, fu rifiutato
dal sud; nel 1921 un trattato tra Irlanda e Gran Bretagna diede
all'isola lo status di "dominion": l'Ulster scelse di
rimanere nel Regno Unito, mentre il sud divenne Stato Libero d'Irlanda
come dominion in seno al Commonwealth. L'Impero si ampliò
in africa e vicino oriente, con scacchi (la vittoria di Mùstafa
Kemal) e problemi, come il movimento autonomistico indiano guidato
da Gandhi. Problemi con la Francia. Nel 1922 salì al ptere
un governo esclusivamente conservatore, che mise barriere doganali
protettive per rianimare industria e commercio, tariffe preferenziali
per i paesi dell'Impero. Per ragioni economiche la Gran Bretagna
cominciò a ridurre gli armamenti a partire dal 1925, unica
tra tutte le potenze mondiali che invece continuarono nella proliferazione
militare.
In Belgio l'avvicinamento alla Francia portò alla partecipazione
alle sanzioni contro la Germania, l'invio di truppe nella Ruhr ma
senza trarne risultati. L'economia nelle province del nord e dell'est
fu ricostruita, ma ripresero le divergenze tra valloni e fiamminghi.
Russia sovietica
La pace di Brest-Litovsk imponeva alla Russia l'onere di 6 miliardi
di marchi-oro di riparazioni, la concessione dello sfruttamento
germanico dell'Ucraina, tariffe doganali preferenziali, la perdita
dei territori baltici ecc. Ciò tuttavia permise ai bolscevichi
di riorganizzare, grazie a Troskij, l'Armata Rossa e a sconfiggere
nel 1917-1920 gli eserciti zaristi (Kolcak, Denikin, Judenic, Wrangel)
e quelli occidentali, conquistando il controllo di gran parte dell'ex
impero zarista. Nel 1918 il governo rivoluzionario potè trasferirsi
da Pietroburgo a Mosca. Le opposizioni furono eliminate dalla polizia
segreta: borghesi e nobili erano condannati solo per l'appartenenza
alla loro classe, la famiglia dello zar fu soppressa, la nazionalizzazione
procedette spesso con l'eliminazione fisica di proprietari e dirigenti
di industria banche imprese commerciali. Fu elaborata una prima
costituzione della Repubblica Federale dei Soviet di Russia (RFSR)
che aveva per ideale "l'abolizione dello sfruttamento dell'uomo
per opera dell'uomo e l'instaurazione del socialismo che non conoscerà
né classi sociali né Stato"; l'esercizio del
potere politico era riservato ai soviet locali, proprietari dei
mezzi di produzione; il diritto di voto, su liste uniche preparate
dagli organi del partito, era dato a quelli che avevano la qualifica
di lavoratori, con esclusione cioè di borghesi preti oppositori
e sospetti, senza distinzione di sesso a partire dai 18 anni. Fu
abolita la proprietà privata della terra, nazionalizzate
fabbriche banche miniere ferrovie, cancellati i debiti dello stato:
il "comunismo di guerra" del 1919-1921 sconvolse l'economia.
La produzione paralizzata per mancanza di materie prime e di tecnici;
trasporti irregolari e insufficienti per un paese di 20 milioni
di km² e una popolazione (ridotta a) 161 milioni; l'abolizione della
moneta intralciava gli scambi; i raccolti andavano distrutti, i
contadini (80% della popolazione) sottoposti a continue requisizioni,
pur di non portare il grano allo stato ne riducevano la coltura;
la carestia provocò almeno 15 milioni di morti; la delinquenza
raggiunse proporzioni inedite. Nel 1920 è la prima sconfitta
dell'Armata Rossa, contro la Polonia: la pace di Riga (marzo 1921)
assicurò alla Polonia la frontiera orientale del 1793 e escludeva
la Russia dalle province baltiche. A Kronstadt i marinai insorsero
al grido di "morte ai bolscevichi, viva i soviet" (febbraio
1921): la rivolta fu domata, ma convinse Lenin a cambiar politica.
Nel dicembre 1922 in occasione di un congresso dei soviet fu proclamata
l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) comprendente
quattro repubbliche (Russia Ucraina Bielorussia Transcaucasia; quest'ultima
era formata da Azerbaigian Georgia e Armenia), cui si unirono nel
1924 le repubbliche di Turkmenistan e Usbechistan, e nel 1929 quella
del Tagichistan.
Extraeuropei
Sudest-Mediterraneo e golfo persico
La zona più fortemente investita dal conflitto europeo fu quella
del mediterraneo sud orientale.
Si preferiscono usare come termini di riferimento geografici questi,
rispetto agli europocentrici "vicino oriente" (Sud-est
mediterraneo e paesi del Golfo Persico), "medio oriente"
(paesi affacciati sul nord dell'oceano indiano) ed "estremo
oriente" (paesi del pacifico dell'ovest).
Dallo sfacelo dell'Impero Ottomano nacque la Turchia nazionale e
laica. Vistoso il consolidamento dell'influenza inglese e francese,
e l'affacciarsi di nuove forze politiche anticoloniali ma anche
in contrasto tra di loro. La Turchia aveva ottenuto la revisione
del trattato di Sèvres, cacciato i greci dall'Asiaminore,
accolto le popolazioni turche della Tracia (il trasferimento di
queste popolazioni coinvolse più di 1 milione di persone). All'interno
Kemal impose con misure dittatoriali il nuovo indirizzo occidentalizzante
dopo aver proclamato la repubblica, abolito il califfato (marzo
1924), soppresso gli istituti di insegnamento religioso islamico
e i tribunali islamici, creando nuovi problemi politici e religiosi
per i paesi islamici. In politica estera la giovane repubblica era
appoggiata dai francesi in funzione anti-inglese. I nuovi stati
arabi (Iraq, Arabia saudita, Jemen, emirati indipendenti dell'oceano
Indiano e del golfo Persico) erano in preda alle lotte dei clan,
agli intrighi delle famiglie dinastiche, mentre le grandi compagnie
petrolifere gareggiavano per assicurarsi lo sfruttamento dei campi
petroliferi. In Palestina, sotto amministrazione inglese, il conflitto
è tra popolazioni arabo-musulmane, cristiana e ebraica. Gli
ebrei vogliono ricostruire una "home" ebraica, ricordando
le promesse di Balfour. In Libano e Siria sotto amministrazione
francese, è un movimento autonomistico e indipendentistico.
In Persia, in bilico tra conservazione e ammodernamento, la lotta
tra i clan, e l'azione sovietica in funzione anti-inglese: nel 1921
Reza Khan fa un colpo di stato e firma un trattato di amicizia con
l'URSS, ottenendo, in cambio della neutralità persiana, la
rinuncia ai diritti e concessioni che erano appartenuti all'impero
zarista.
Africa
Fenomeni nazionalistici sono attivi in africa del nord (con tendenza
panislamiche); in Africa del sud è il movimento degli "afrikander".
Le ex colonie tedesche sono ridistribuite tra inglesi francesi e
belgi. Si consolida il controllo inglese sull'Egitto, ma con il
riconoscimento della sua indipendenza aggiungendosi così
a Liberia e Etiopia. Nel complesso l'africa rimane in piena dipendenza
economica-politica delle potenze europee.
Nord-Indiano
L'Afganistan riconobbe l'indipendenza nel 1919, ma vi si scontravano
diversi influssi: turco-islamico, anglo-occidentale, russo-socialrivoluzionario
In India gli esponenti del movimento nazionale guidati da Gandhi
sperano, come ricompensa della loro fedeltà al Commonwealth,
nell'autonomia. La Gran Bretagna solo lentamente si decide di attuare
le riforme promesse sulla base delle proposte 'Montagu-Chelmsford'.
Nell'aprile 1919 è il massacro di Amritsar, che non ferma
il movimento nazionale, rinfocolato dall'aumento della pressione
fiscale e dalla carestia.
Ovest-Pacifico
In Indocina, che aveva dato un grosso contributo di sangue sui campi
di battaglia francesi, vivaci i movimenti nazionalistici, anche
per la suggestione della vicina Cina.
In Cina il programma di modernizzazione di Sun Yat-sen fallisce:
la resistenza della casta feudale si allea con l'anarchia militare
dei "signori della guerra". La partecipazione della Cina
alla guerra aveva ottenuto l'abolizione delle umilianti capitolazioni,
ma nel 1922 la Cina fu oggetto di un "accordo delle nove potenze"
che stabiliva per il paese il principio della "porta aperta",
il ritiro delle truppe straniere ma anche un comitato internazionale
per il controllo della stabilità del governo cinese. Si delinea
una scissione tra il nord conservatore e il sud più avanzato, e
i tentativi di unione falliscono. Continua l'interferenza delle
potenze straniere: URSS, USA e Giappone. Mosca nel 1921 creò
accanto al Kuo-min Tang (partito nazionale del popolo) di Sun Yat-sen
un partito comunista (Kung-ch'an Tang), a Shanghai; i giapponesi
accentuarono la penetrazione economica. La xenofobia che nel 1922
era soprattutto anti-inglese, divenne anti-giapponese, sfruttata
dal governo nazionalista di Canton. Con la morte di Sun Yat-sen
nel marzo 1925 seguono anni confusi.
Al Giappone il conflitto europeo aprì insperate possibilità
d'espansione. Ottenne il mandato sugli arcipelaghi tedeschi del
Pacifico (a nord dell'equatore), l'attribuzione dei "diritti"
tedeschi nella provincia cinese dello Shan-tung. Questi ultimi furono
restituiti nel dicembre 1922, per un accordo nippo-cinese (a Washington).
Con il Trattato delle nove potenze (febbraio 1922), tra USA Gran
Bretagna Francia Italia Belgio Olanda Portogallo Cina e Giappone,
ci si impegnava a rispettare la sovranità indipendenza e
integrità della Cina in nome del principio della "porta
aperta". Il 13 dicembre 1921 USA Gran Bretagna Francia Giapponesi
impegnavano al mutuo rispetto dei diritti rispettivi nel Pacifico;
con la convenzione del 22 dicembre 1921 fu stabilito il rapporto
tra il tonnellaggio globale delle flotte nordamericana inglese (5),
giapponese (3), francese e italiana (1,75). All'interno l'economia
era in crisi fin dal 1918: il carovita aveva provocato disordini,
tra gli estremisti erano affiorate idee comuniste, venne avanzata
la richiesta del suffragio universale. Premuto dall'eccesso di popolazione
il governo giapponese mantenne l'annessione della Corea (1910) nonostante
le proteste cinesi; la ripresa concorrenza europea e nordamericana
portò fin dal 1921-22 a una depressione economica che colpì
soprattutto l'industria tessile e cantieristica navale, aggravando
il disavanzo della bilancia commerciale. Le teorie geopolitiche
dello spazio vitale trovarono eco favorevole per giustificare l'espansionismo
verso la Cina.
Americhe
Gli USA tornarono all'isolazionismo, firmando un proprio trattato
di pace con la Germania nel 1921. Si inserì il contenzioso
tra USA e alleati europei: gli USA avevano prestato agli alleati
belligeranti circa 10 miliardi di dollari (8750 milioni alla sola
Gran Bretagna): alla fine della guerra se ne voleva la restituzione;
gli alleati europei consideravano la somma come contributo degli
USA alla guerra. Enorme problema era dato dalla riconversione dell'industria
bellica e dal reinserimento dei reduci. L'espansione del credito
all'interno e all'estero aumentò la speculazione. Il proibizionismo
puritano aveva dato impulso a una organizzazione gigantesca di contrabbando
il cui controllo era in mano alla malavita.
Il Canada rimaneva nell'Impero britannico, ma accentuò i
suoi legami con gli USA.
In centro e sudamerica è l'instabilità delle strutture
interne, i problemi dell'agricoltura, della distribuzione delle
terre, del collocamento dei prodotti a prezzi remunerativi; Brasile
e Argentina sono controllati finanziariamente dal capitale USA,
ma l'europa rimane il più importante acquirente dei loro prodotti.
Effetti culturali
I paesi maggiormente impegnati nelle azioni di guerra adottarono
un po' tutti gli stessi sistemi di chiusura degli spazi di libertà
e di perseguimento delle opposizioni. Una chiusura che in alcuni
paesi fu proseguita anche al termine della guerra con l'adozione
istituzionale della censura e del controllo sociale, praticato nel
periodo di guerra a livelli mai prima attuati (in linea con le caratteristiche
di guerra di massa della guerra europea). Una censura e un controllo
sociale che colpirono innanzitutto le espressioni intellettuali
e artistiche.
Lo scontro ideologico portato dalla guerra, con il bisogno di schierarsi
chi da una parte chi dall'altra determinò conflitti e divisioni.
Innanzitutto tra il movimento pacifista e quello interventista;
molti internazionalisti pre-guerra divennero accesi nazionalisti:
si pensi al grosso del movimento socialista prebellico di tutti
i paesi belligeranti, ma anche a molti singoli intellettuali. La
temperie ideologica indebolisce l'autorità di personaggi
come Verhaeren, Apollinaire, Herwarth Walden. Furono costretti a
sospendere o al trasferimento permanente alcune istituzioni artistiche
chiave: i "Balletti russi" (Ballets russes) di Djagilev
emigrarono oltre atlantico; la casa editrice Rowohlt di Berlin
che aveva svolto un lavoro pionieristico dovette chiudere i battenti
per sei anni.
La guerra uccise artisti come Franz Marc e Boccioni, Péguy
e Wilfred Owen, il giovane Alfred Lichtenstein (autore della poesia
Preghiera prima della battaglia) e tanti altri. Ci furono confische
di beni, internamenti di stranieri; altri artisti cercarono di sfuggire
alla guerra rifugiandosi in paesi neutrali: Picabia e Duchamp dell'avanguardia
Parisna emigrarono a New York, Mondrian rientrò in olanda
ecc. Tra coloro che parteciparono alla guerra, in gran parte giovani
intellettuali ancora in fase di formazione, tutti ne subirono un
mutamento profondo. Per la maggior parte di essi si trattò
di conoscere una realtà terribile, inimmaginabile per giovani
provenienti in gran parte dalle classi medio-alto borghesi. Ciò
ebbe riflessi chiari sulle produzioni post-belliche, maggiormente
caratterizzate dallo scetticismo e dalla diffidenza antiretorica.
In Inghilterra ad esempio l'arte maggiormente influenzata fu la
poesia, chiamata a esprimere un mondo improvvisamente sconvolto;
meno dubbi sul valore della guerra in Francia, dove del resto si
stava combattendo sul proprio suolo; voci discordanti provenivano
invece dalla vicina Svizzera; in Germania le voci contro la guerra
cominciarono a riprendere fiato man mano che declinavano le speranze
di vittoria; la caduta della monarchia in Russia determinò
un forte movimento pacifista internazionalista. Altri intellettuali
invece ricavarono dall'esperienza della guerra conclusioni del tutto
diverse: Ernst Jünger ad esempio ne vide aspetti primordiali,
mistici: la guerra come fonte di rigenerazione spirituale.
L'Europa esce dalla guerra del 1914-1918 dissanguata e lacerata.
I mutamenti che la guerra arreca, portando a compimento processi
germinativi dei decenni precedenti, eliminando manifestazioni proprie
alla società del secolo precedente e facendone emergere di
nuovi, sono vissuti dalle società europee con una serie di
contraccolpi e scosse di assestamento. Si ricerca una nuova posizione
di equilibrio. Il periodo tra le due guerre (1918-1939) è
un periodo non pacifico. Le scosse d'assestamento provocano crolli
di miti e instabilità sociale, cui si risponde in maniera
non sempre consona o efficace.
La rivoluzione sociale nell'Impero zarista è forse il più
grosso problema per le classi al potere. Esse rispondono aumentando
la pressione poliziesca interna, concedendo alcuni "diritti"
alle masse che premono con sempre maggiore coscienza politica, cercando
di isolare geopoliticamente l'impero dopo il fallimento dei tentativi
di invasione diretta e di sovvenzionamento della dissidenza interna.
La crisi post-bellica - il riassorbimento dell'enorme numero di
reduci, la crisi economica data dalla riconversione degli apparati
militari, il problema dato dalla crisi agricola - crea instabilità
in molti paesi. L'emergere degli USA come potenza economica e potenza
militare si fa sentire anche nei mercati interni nazionali. La nuova
crisi che si presenta nel 1929 è scardinante, dal punto di
vista sociale.
Alla crisi del 1929 i paesi rispondono con l'interventismo statale,
data l'incapacità dei gruppi industriali a rispondere in
maniera autonoma alle esigenze di ristrutturazione economica. Ciò
significò, nei paesi in cui era assente una tradizione democratica,
la presa del potere da parte di singoli individui (dittatori) o
di gruppi ristretti, che si appoggiano sul consenso delle masse.
E' il fenomeno delle dittature che interessa l'Italia, molti paesi
slavi, la Russia, e la Germania. E' il fenomeno macroscopico più
evidente tra le due guerre, anche a livello di costume. E da questo
punto di vista ciò che succede in Russia è simile
a ciò che succede in Germania, il tentativo di instaurare
un governo democratico (basato sui soviet) fallisce: e tuttavia
una diversità di fondo rimane tanto è vero che la
Germania nazista individuerà proprio nella Russia il vero
nemico: i regimi dittatoriali all'ovest nascono anche e soprattutto
per controbattere le spinte egualitarie e antiborghesi proprie al
movimento socialista russo. D'altra parte anche le "democrazie
parlamentari" sono interessate a fenomeni di arroccamento,
tanto più che anche dal punto di vista della pubblicistica le realtà
dittatoriali si pongono in opposizione ai sistemi democratico-parlamentari
che nei loro paesi essi hanno abbattuto.
Il successo politico dei regimi dittatoriali, la necessità
di rispondere a una crisi economica che non si è risolta
ma che si è solo rimandata, e il bisogno di cercare sempre
nuovi elementi per ottenere il consenso delle masse, spinge questi
regimi all'espansione politico-territoriale, profittando dei problemi
nazionalistici irrisolti dalla guerra precedente. L'Europa è
così interessata a una nuova sanguinosa guerra, dopo quella
del 1914-1918, scatenata proprio da quegli stati che avevano scatenato
la guerra precedente (molti vedono una continuità di fondo
tra le due guerre, parlando di un unico periodo di guerra, una guerra
lunga trent'anni, con episodici e circoscritti momenti di pace in
alcune regioni).
Mass-media
E' stato scritto che una delle caratteristiche più nuove del secolo
è la presenza della massa. La guerra era stata un grande
avvenimento di massa; la stessa rivoluzione in Russia era stata
possibile per il coinvolgimento della massa. La massa diventa il
problema principale della classi al potere, e diventa il problema
degli intellettuali che si pongono o in posizione aristocratica
e di disprezzo, oppure populisticamente si rivolgono a essa. I regimi
dittatoriali richiedono la presenza plaudente delle masse a sanzionare
le loro decisioni con il consenso. Si sviluppa in questo periodo
la propaganda, arte del consenso; si sfruttano i nuovi mezzi di
comunicazione di massa: non solo i giornali e le riviste, ma il
cinema e la radiodiffusione. Alla fine del 1921 sorgono negli Stati
Uniti le prime stazioni radio commerciali; nel 1922 nasce la BBC
inglese; nel 1923 iniziano le trasmissioni tedesche. Altro veicolo
importante, soprattutto per la diffusione della musica, diventa
il disco, sempre più perfezionato (nel 1923 appaiono i primi dischi
incisi su entrambi i lati; nel 1925 sono immesse nel mercato le
prime incisioni elettriche).
In effetti il ruolo della stampa ha incrementi notevoli soprattutto
nei paesi che prima della guerra non avevano uno sviluppo in questo
senso. Nei paesi tradizionalmente già ad alto livello i periodici
continuano la loro espansione, ma moderatamente. La crisi endemica
nel settore porta a favorire le concentrazioni e i rivolgimenti
proprietari. Così ad esempio in Inghilterra un quotidiano
come il «Daily Herald», vicino alla sinistra ma indipendente dal
Labour Party, nel 1926 fu rilevato da due gruppi privati, e il «Daily
Worker» fondato nel 1930 rimase l'unico organo dell'estrema sinistra
inglese, sostenuto grazie ai contributi delle organizzazioni politiche.
Diversamente le cose per i quotidiani e periodici commerciali, impegnati
nella 'battaglia commerciale' fatta di vendite, e di offerte ai
lettori di gadgets di vario tipo (assicurazioni, regali di libri,
macchine fotografiche, servizi da tè ecc., secondo un metodo
di commercializzazione importato dagli USA). L'«Express» raggiunse
in questo modo per primo in Inghilterra una tiratura di 2 milioni
di copie, seguito poco tempo dopo dall' «Herald». E tuttavia, a
fronte delle massicce campagne di promozione, in Inghilterra il
numero delle copie di giornale venduti non aumentò tanto
quanto gli sforzi fatti. I giornali nazionali del mattino salirono
da 8.567.000 copie del 1930 ai 9.903.000 copie del 1937. I giornali
della domenica passarano da 14.600.000 (1930) ai 15.700.000 (1937).
Ciò che avveniva in Inghilterra era la risposta di un mercato
evoluto e tendenzialmente stabile ai mutamenti sociali in atto.
Si veda il mutamento dello stile dei giornali popolari: titoli più
grossi, più illustrazioni grazie anche al miglioramento delle tecniche
di riproduzione fotografica, composizione più elaborata. L'invenzione
della piccola macchina fotografica Leica ridusse i costi delle fotografie
e a questo si accompagnarono nuove tecniche di fotoincisione a buon
mercato. Nel 1934 il «Daily Mirror» divenne proprietario del filofascista
Rothermere, e con la consulenza di una agenzia pubblicitaria nordamericana
dette una virata verso lo stile conciso, grandi titoli, riduzione
al minimo della parte di testo, gran numero di fumetti. I giornali
'seri' che potevano contare su una pubblicità costante e
danarosa continuarono invece i sobri schemi consolidati, anche se
il «Times» inaugurò una nuova veste tipografica. «Times»
e «Observer», che negli anni '30 appartenevano alla famiglia Astor,
erano in Inghilterra il baluardo delle classi conservatrici al potere.
Se il mercato dei giornali in Inghilterra era sostanzialmente stabile
anche se in cauto mutamento, quello radiofonico che in altri paesi
sconvolgeva abitudini e usi, ebbe grosse limitazioni. La radio aveva
popolarità e influenza enormi, ma sotto la pressione dei
gruppi editoriali la BBC non trasmise il giornale radio prima delle
6 del pomeriggio fino alla crisi di Monaco del 1938, e fino alla
fine degli anni '30 vigeva la 'domenica di Reith' durante la quale
non si trasmetteva niente (escluso il bollettino meteorologico)
fino a mezzogiorno e mezzo, fino a quando finivano cioè le
funzioni religiose: dopo di che seguivano solo discorsi religiosi
e musica 'seria'. Mentre la radio nordamericana aveva già
un taglio commerciale, la BBC era la diretta espressione del potere
costituito.
Diversamente le cose andarono nei paesi che conobbero la dittatura,
in cui la radio fu usata come mezzo di ricerca del consenso 'oceanico'
ai regimi.
Musica
In campo musicale l'avanguardia conosce le produzioni di Schönberg
e di Stravinskij, allora in contrapposizione; con tutti i loro seguaci:
Hindemith, Bartok, Weill, Milhaud, Honneger, il microtonale ceco
Alois Haba; ma anche Prokof'ev, Janacek, Ravel, De Falla, Casella
e Malipiero; Copland e Walton ecc. Il jazz migliore di quel periodo
è nei dischi di Duke Ellington con la sua Cotton Club Orchestra,
i Molers di Miff Mole, i vari gruppi di Chicago della metà
degli anni '20; mentre restano indimenticabili le esecuzioni di
solisti come Louis Armstrong, Bessie Smith, Earl Hines.
Filosofia e ideologie
In filosofia l'idealismo ha prestigiosi esponenti (Croce, Robin
George Collingwood) ma è in declino. Alla testa del movimento
filosofico è la cultura tedesca che, prima degli esiti nazisti,
prepara i più audaci sviluppi della scienza e le più spregiudicate
analisi dell'esistenza. Dalla cultura tedesca hanno origine i due
più rilevanti movimenti filosofici di questi anni: il positivismo
logico e l'esistenzialismo.
Il positivismo logico deriva dal "circolo di Vienna",
con influenza da parte di pensatori inglesi attenti alle matematiche
e alla logica. Contesta la possibilità metafisica, tenta
di fondare la filosofia come scienza, usando l'analisi logico-linguistica.
La corrente si diffuse nel mondo anglosassone con Bertrand Russell
(1872\1970) che attuava l'incontro tra la tradizione empirica inglese
e la logica contemporanea. Lo statunitense John Dewey (1859\1952)
con il suo "strumentalismo" derivato dal pragmatismo e
dall'evoluzionismo, attirò l'attenzione sui rapporti tra
uomo e il suo ambiente, sulla possibilità di modificarli
in senso favorevole alla vita individuale e associata.
L'esistenzialismo ebbe impulso per la rinascita della filosofia
di Sören Kierkegaard. E grazie alla fenomenologia di Edmund
Husserl (1859\1938). Martin Heidegger (nato nel 1889) proponeva
di cogliere l'esistere attraverso l'atteggiarsi dell'esistente,
il cui senso autentico consiste nel "vivere per la morte",
di cui si prende coscienza con l'angoscia. In questo modo si espresse
la "crisi della filosofia", la crisi di sfiducia dell'uomo
contemporaneo nella possibilità di una scienza esauriente
dell'essere (cioè della metafisica).
Nell'europa continentale si mantennero vive le filosofie realistiche
tradizionali, e il materialismo dialettico marxista. Successo ottenne
l'antipositivismo di Henry Bergson (1859\1941), spiritualista e
intuizionista, particolarmente in Francia.
L'ideologia nazionalsocialista fu sviluppata sia da Hitler, con
La mia battaglia (Mein Kampf, 1923-24), con il suo ripudio dello
"spirito ebraico" e la volontà di rinascita della
Germania attraverso la liberazione dal "marxismo" della
socialdemocrazia, sia da altri teorici, in primo luogo Alfred Rosenberg
autore de Il mito del XX secolo : una valutazione delle lotte per
il rinnovamento spirituale del nostro tempo (1930): fonte di tutti
i valori genuini era l'"anima della razza" nordica o ariana:
in nome del "mito del sangue" auspicava la reintegrazione
di una genuina civiltà germanica, imperniata sui valori della
libertà e dell'onore, e una lotta decisa contro ebrei e cristianesimo
oltre che contro bolscevismo e internazionalismo.
In campo teista l'organizzazione di studi e proselitismo è
affidata alle chiese, le più importanti delle quali in occidente
sono quella cattolica, quelle protestanti, la ortodossa e l'ebraica.
Con Pio XI (1922-1939) la chiesa cattolica ha un processo di accentramento
dei poteri; si stipulano concordati anche con regimi totalitari
per assicurare giuridicamente ed economicamente la vita cattolica;
si ha uno sviluppo della formazione culturale del clero, con progressi
nell'azione missionaria nei paesi extraeuropei con la formazione
di un più numeroso clero indigeno.
Più inquiete e intaccate dall'indifferenza religiosa le chiese protestanti.
Si accentua il distacco tra credenti chiesastici e "liberali"
che si pronunciavano per una religiosità più personale. La
"teologia dialettica" dello svizzero Karl Barth (1886\1968),
riferendosi a Kierkegaard, afferma contro la teologia "liberale"
dominante, l'assoluto valore di Dio e l'assoluta negatività
della creatura, e la realtà invisibile della Chiesa. Tra
i protestanti è forte la tendenza ecumenica, lo sforzo organizzativo
di superare il particolarismo: furono fatte conferenze, come quella
di Edimburgo (1937, convocata dal movimento "Fede e Istituzione")
e di Oxford (1937, convocata dal movimento "Vita e azione",
la corrente del cristianesimo pratico). Vivace l'attività
filantropica e missionaria, nonostante alcuni insuccessi (come in
Cina). Debole l'ortodossia greco-slava, con le persecuzioni del
governo di Mosca, mentre al patriarcato di Costantinopoli rimanevano
poche migliaia di fedeli e il nuovo governo turco lasciò
solo le funzioni religiose. La sistemazione post- bellica aveva
incoraggiato il sorgere di chiese ortodosse indipendenti (autocefalia).
Il "popolo" ebraico resta disperso. Più viva rimane la
fede nei gruppi dell'europa orientale; più numerosi i "liberali"
tra gli occidentali, soprattutto in USA dove vivono 4 milioni di
ebrei. Il risultato più importante della prima guerra mondiale fu
per l'ebraismo la ripresa dei rapporti con la Palestina, dove si
attuò una difficile ma crescente immigrazione: alla fine
del 1939 vi sono circa mezzo milione di persone. Nello stesso anno
si trovano sotto il dominio nazista oltre 2 milioni e mezzo di ebrei
(¼dell'intera popolazione giudaica europea).
Ampliamenti economici e scientifici
Accanto ai grossi squilibri politici, in questo periodo avvengono
grossi passi avanti nei campi economici e scientifici. L'economia
mondiale conosce sensibili mutamenti geografici e strutturali: la
rivoluzione industriale si diffonde in paesi prima scarsamente toccati:
Canada, Australia, Brasile, Argentina, Africa del sud. Si ha uno
spostamento del centro di gravità economico del pianeta verso
ovest, dall'atlantico al Pacifico grazie ai progressi economici
dell'ovest nordamericano, del Giappone e dell'Australia. Si ha un
relativo declino dell'europa come "officina del mondo"
e centro del commercio e della finanza mondiale a vantaggio degli
USA.
Declina il carbone come fonte di energia, tendenzialmente sostituito
da petrolio e centrali idroelettriche. Ciò favorisce la dispersione
industriale, la creazione di fabbriche in posti lontani dai bacini
carboniferi. I combustibili liquidi hanno importanza crescente:
nel 1935 danno il 16% del totale di energia, contro il 4% del 1913.
Si sviluppa accanita la corsa ai giacimenti petroliferi.
Cresce l'industria chimica, per la produzione di surrogati come
i concimi azotati, la benzina, la gomma sintetica. L'industria dell'acciaio
è richiesta dalla giovane industria automobilistica; si sviluppano
l'industria dell'alluminio e delle leghe speciali.
In edilizia il legno è sostituito nei paesi ricchi da cemento
mattoni e ferro; in compenso la pasta di legno è sfruttata
per la carta e la produzione di tessuti artificiali (rayon). L'avvento
di questi tessuti danneggia l'industria del cotone che però
rimane una voce basilare nella produzione e commercio dei tessili.
Ha una sosta l'industria ferroviaria, mentre si sviluppano quella
automobilistica, aerea; e quella della radio e del cinema.
In agricoltura l'uso di macchine e di concimi idonei aumenta la
produzione, mentre la scoperta di nuove varietà consente
lo spostamento geografico delle colture (scoperta di un tipo di
grano a maturazione rapida in Canada). Cresce il processo di concentrazione
industriale, finanziario, commerciale. Ciò porta a una ipertrofia
dell'impresa capitalistica, ma anche allo straordinario potere dei
"re dell'industria": si pensi allo statunitense Rockefeller,
il tedesco Stinnes, il boemo Bata, l'olandese Deterding, i giapponesi
Mitsui e Mitsubishi.
Cresce l'importanza dell'economistica, non solo con l'approfondimento
degli studi ma anche con una maggiore influenza degli esperti economisti
sulla politica degli stati. Accanto al pensiero liberale, con la
fiducia nell'automatica regolazione dei prezzi e dell'interesse,
è la teoria di John Maynard Keynes (1883\1946) autore della
Teoria generale sull'occupazione, l'interesse e la moneta (1936):
egli attacca la nozione dei meccanismi auto-regolatori della tradizione
liberale, giunge alla necessità di un multiforme intervento
dello stato nella vita economica, per rafforzare il capitalismo
rimediandone ai mali delle ricorrenti crisi e disoccupazione. La
teoria marxista propugna invece la proprietà pubblica di
tutti i mezzi di produzione. Si comincia a usare la statistica in
economia per interpretare le variazioni di congiuntura.
Notevolissimi i progressi scientifici e tecnici. Nel campo della
fisica i coniugi Joliot & Curie scoprono nel 1933 la radioattività
artificiale. Max Born nel 1927 elabora la teoria probabilistica
dell'elettrone. Werner Heisenberg e Erwin Schrödinger la meccanica
quantistica (1925-1926). Nel 1918 è la prima disintegrazione
artificiale dell'atomo a opera di Rutherford. Nel 1925 Millikan
scopre i raggi cosmici. Nel 1934 Chadwik i neutroni. Nel 1928 Einstein
elabora la teoria del campo unificato.
La chimica è in grado di sintetizzare un gran numero di nuove
materie, con ripercussioni nell'industria (materie coloranti e plastiche,
fibre e medicamenti ecc.). Si sviluppano nuovi campi come la spettrochimica
(l'"effetto Raman" è scoperto nel 1928 dal fisico
indiano).
In biologia sono identificati gli ormoni, si analizza al microscopio
la cellula, si sviluppa la genetica ecc. Chimica e biologia permettono
progressi alla medicina, con la scoperta delle vitamine, dell'insulina
(1933), della penicillina (Alexander Fleming, 1928), dei sulfamidici
(1937). La medicina fa progressi nel campo dell'anestesia e diagnostico
grazie alla radioattività. Nei paesi più ricchi fu migliorata
l'organizzazione della medicina curativa e della profilassi, anche
nei confronti dell'infanzia.
Nel 1925 si realizza la sintesi dei carboidrati, nel 1927 quella
del caucciù sintetico. Nel 1927 le prime realizzazioni della televisione.
Nel 1935 l'inglese Robert Watson-Watt concreta il primo radiolocalizzatore
a impulsi (radar).
Fiction e ideologie
La fiction tende a svilupparsi attraverso la ricerca delle avanguardie,
e l'analisi psicologica e d'ambiente della produzione borghese.
Sono due prospettive che caratterizzano tutta la prima metà
del secolo, fin dai suoi inizi. Nel periodo tra le due guerre le
due prospettive sono profondamente scosse dalla crisi sociale e
politica che investe l'europa; una guerra sanguinosa che scombussola
certezze e che lascia profonde ferite, il bisogno di giustizia sociale
che sta alla base di una rivoluzione e che scatena passioni divergenti
(paura, speranza), la crisi delle democrazie e monarchie borghesi.
La produzione borghese è allettata dalle tentazioni intimiste;
prosegue la strada del realismo ma piuttosto stancamente; oppure
segue le linee del decadentismo di maniera. Le avanguardie da parte
loro proseguono nelle ricerche di tecniche espressive nuove e diverse,
ma non più solo nella prospettiva di porsi in funzione "anti"
(anti-borghese, anticlericale, anti- accademica); per un certo periodo
si accarezza la possibilità di far parte di una prospettiva
di rinnovamento reale, tutt'uno con il momento politico: di qui
tutte le speranze connesse con il movimento bolscevico. E in certi
momenti le avanguardie, proprio in questo periodo e per la prima
volta nella loro storia, hanno una risposta di massa, cosa che non
era mai accaduta prima - le avanguardie del primo novecento sono
state fenomeni socialmente ristretti: ebbene, in questi anni le
avanguardie posseggono ciò di cui sono sempre state criticate
di mancare: di un pubblico, una funzione, una unità, un centro
vitale. Nell'ambizione di essere parte di un momento di rinnovamento
collettivo delle strutture della società e della vita degli
uomini, le avanguardie finiscono schiacciate dall'avvicinamento
con la politica che, più compiutamente a partire dagli anni '30,
sceglie la repressione come metodo più efficace per raggiungere
i propri scopi (così in Germania come in URSS o negli stati
borghesi).
Si individuano per quest'epoca quattro filoni principali, cui fanno
riferimento, trasversalmente, le quattro forme di fiction (narrativa,
poesia, cinema e teatro):
- a) borghese, si sfoga in una produzione di tipo psicologico
d'ambiente (spesso familiare). Nel migliore dei casi esprime
il disagio esistenziale.
- b) progressista e ribellista, tra neo-romanticismo e formalismo:
da questa produzione derivano le altre due:
- c) comunista-socialista, di tipo realista e sociale;
- d) reazionario, di tipo mistico o/e nazionalista.
Dei quattro filoni individuati, quello borghese è quello
dominante: gli altri tre si misurano rispetto a esso, distaccandosene
per contrapposizione più o meno netta, ma avendo quasi sempre una
derivazione da esso (se non altro a causa di una appartenenza originaria
di classe degli autori). Il filone borghese dominante, moderato
e conservatore, esprime i progetti di una classe al potere, ampiamente
istituzionalizzata e strutturata come oligarchia. Da questo filone
germinano gli altri: quello progressista nella sua triplice componente:
riformista, ribellista e analista. All'aspetto analista fanno riferimento
i grandi romanzieri psicologisti del secolo, che continuano la tradizione
del romanzo borghese del secolo precedente. All'aspetto ribellista
e riformista appartengono rispettivamente le avanguardie, e gli
sperimentatori delle nuove forme: nei primi è un impulso
romantico, di matrice in parte anche aristocratica; nei secondi
gli influssi derivati dalla nuova società moderna, con le
sue macchine e i nuovi mezzi di produzione. Quando l'innovazione
formale e contenutistica verso cui aspirano le nuove frange trova
la repressione dell'accademia, il ribellismo si salda con il mito
della rivoluzione proveniente dal movimento operaio socialista e
comunista: qui la denuncia contro la borghesia permette l'interessarsi
dapprima verso le nuove forme espressive, poi verso la descrizione
della realtà sociale d'oppressione; quando quella rivoluzione
diventa istituzione, provvede a dar sfogo alla necessità
dell'opera di propaganda, tramite l'impiego del realismo (fase che
la borghesia occidentale ha già superato, mentre non è
così in URSS dove la borghesia-partito giunge solo ora, e
nelle forme particolari di quella storia, a questa necessità
espressiva). Il mito della rivoluzione e della palingenesi funziona
sia da attrazione che da repulsione: si sviluppa, accanto a un movimento
comunista internazionale, un movimento nazionalista, con caratteristiche
antitetiche a quello (misticismo vs realismo, dittatura vs democrazia,
nazionalismo vs internazionalismo ecc.).
Già questa schematizzazione rende conto del carattere parziale
che le "frontiere" individuate presentano. Perché
ad esempio il filone borghese si regge essenzialmente su una alleanza
tra vecchie classi di potere, comprese quelle monarchiche e aristocratiche,
e dunque presenta al proprio interno anche caratteristiche provenienti
da queste classi; al ribellismo fa alimento non solo il manifestarsi
di nuove classi borghesi che vogliono conquistare il potere o sostituire
le vecchie classi borghesi, ma anche classi escluse dal potere perché
precedentemente sconfitte (comprese frange aristocratiche); il filone
borghese moderato nell'indagare la psicologia esprime un disagio
"epocale" che porta al confine con le manifestazioni d'opposizione
più plateali e coscienti dei movimenti culturali d'opposizione;
d'altra parte esiste un aspetto reazionario nell'ambiente culturale
socialista russo, cresciuto all'inizio sulla base del ribellismo
e del riformismo, ma poi costretto a doversi difendere dagli attacchi
del sistema mondiale di dominio (l'alleanza tra classi aristocratiche
e borghesia): ciò per cui in Russia dopo gli iniziali entusiasmi
dell'avanguardia formalista, si registrerà una decisa persecuzione
del ribellismo. Il ribellismo, sotto gli attacchi della borghesia,
dei nazionalisti, dei neo-borghesi russi, finirà per essere
stroncato o assimilato all'interno delle rispettive compagini ambientali.
Facendo da fulcro il fenomeno del ribellismo, fenomeno intimamente
individualistico e espressione comunque di un disagio sociale ed
esistenziale, possiamo delineare queste parabole:
- a) dal ribellismo all'assimilazione borghese
- b) dal ribellismo al realsocialismo
- c) dal ribellismo all'elitarismo
- d) dall'individualismo al disagio
Le prime tre "soluzioni" sono le soluzioni che le compagini
statali di questo periodo rinvengono per far fronte alla crisi dei
sistemi sociali dell'epoca; la quarta "soluzione" è
la soluzione di chi non riesce a ritrovarsi in nessuna forma sociale
o politica, tendenzialmente è la posizione di individui arroccati
in se stessi oppure intimamente anarchici. Le scelte individuali
naturalmente sono sempre non nettamente delineabili, esistono variazioni
e sfumature, oltre che evoluzioni e mutamenti di posizione.
In complesso, tra linguaggio spezzato, percezione dell'oggetto,
angoscia dell'io e disagio, percezione della massa come desiderio
e come paura, speranza palingenetica e difesa dell'ordine, visioni
agresti paesane cittadiniste, linguaggio della tradizione e linguaggio
del parlato, arroccamento e ricerca di nuovi statuti, in questo
periodo convulso e contraddittorio sono tentate le virtualità
e possibilità più contrastive.
Generi letterari
L'alta incidenza del cinema, il mutamento del mercato e l'ampliamento
della scolarizzazione e dunque dell'accesso della popolazione al
fiction porta a una rottura degli equilibri dei "generi"
ottocenteschi. E' un fenomeno che riguarda tutto il secolo e non
solo il periodo esaminato. Può essere indicativa la posizione
di Benedetto Croce che nell'ambito della sua battaglia antipositivista,
tra la fine del XIX e l'inizio del XX secolo, elaborò la
prima sistematica confutazione dei generi letterari: ridotta l'arte
a intuizione pura, atto individuale irripetibile indivisibile, il
genere letterario diventava nella sua estetica uno schema di comodo
privo di qualsiasi valore storico o gnoseologico. Tale condanna
fu accettata da tutta la critica italiana d'indirizzo idealistico.
A conclusioni simili giunse J. Dewey in Arte come esperienza (1934).
La posizione di Croce rimanda a un clima culturale fine-ottocentesco.
Da quel clima si svilupperanno le poetiche simboliste e dell'arte-per-l'arte.
Ciò che importa segnare è la tensione verso il superamento
degli antichi generi letterari, che è una caratteristica
del nuovo secolo. Fino all'attuale riduzione della fiction a quattro
generi fondamentali: narrativa (romanzo e racconto), poesia, cinema,
teatro, basati soprattutto sui mezzi di comunicazione piuttosto
che sui contenuti o sulle particolarità retoriche (anche
se i mezzi influiscono su questi). E certamente al superamento dei
generi un grande impulso viene dalle ricerche dell'avanguardia.
Schema: movimenti culturali 1917-1945
inizi del 1917-1920 1920-1930 1930-1945
'900
naturalismo - - - - - - - intimismo borghese - - - - - - - - -
| |
| umanitarismo
|
realismo - - - - - - |
di guerra |
| - sperimentalismo
classicismo - - - | narrativo
| | |
imagismo - - - - - - - - - desolatismo - - - - - - - - - -
| | |
simbolismo - - - - - - - - - - - - ermetismo ital. |
|- - - - - - - - - - - - - poetismo ceco |
| |
psicoanalisi - - - - - - - - - - - -| | |
| | |
futurismo - - - dadaismo - - - - - surrealismo - - - - esisten-
| | | zialismo
| - - - mov. russo - - - - - - - |
| cubofuturismo costruttivismo |
| |- - marxismo
| - - - - modernismo sudam. - - -| stalinista
| ultrísmo | |
| | |
| Nuova oggettività
| | |
| | |
| | |
| | realsocialismo
| espressio - - - - - - - |
| nismo nazismo - - -
| | |
nazionalismo - - - - - - - - - - - - - - superomismo
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