Gli
anni '30: verso la guerra. Introduzione
Gli anni '30: verso la guerra. Introduzione
La crisi del 1929. 1) Verso la crisi
Complessivamente il mondo economico industrializzato passò
da una situazione precaria e di crisi monetaria (1920-1923) a
una di boom e di euforia (1924-1929).
Dopo lo scacco dell'occupazione franco-belga della Ruhr, la politica
francese verso la Germania tese a mutare. Si attuò il tentativo
di conciliazione tra Stresemann, ministro degli esteri tedesco,
e Aristide Briand capo del governo francese, nel 1926: la Germania
riprese a pagare le riparazioni e riconobbe le frontiere occidentali
(ma non le orientali), i francesi si ritirarono dalla Renania.
Il "piano Dawes" del 1924 prospetta un nuovo criterio per le riparazioni,
fallisce, nonostante l'afflusso di capitali rivitalizzano l'economia
interna tedesca. Il nuovo "piano Young" (dal nome del banchiere
statunitense che lo presiedeva) del 1929 si scontrò con
il "fatto nuovo" della crisi economica mondiale.
L'instabilità mondiale aveva come punti i rapporti europeo-nordamericani
ormai ribaltati, la rivalità dei trusts europei (inglesi)
e statunitensi attorno alle riserve di materie di prime e di petrolio,
l'affannosa ricerca di materie prime e di sbocchi commerciali
da parte del Giappone.
Ora sono le industrie europee che chiedono capitali alla finanza
nordamericana: nel 1929 gli investimenti degli Stati Uniti nel
mondo raggiungono 15 miliardi di dollari (5,3 americalatina, 5
europa, 3 canada, partecipazioni in Giappone Cina Indie-olandesi).
L'Europa passa dal 61% (1913) al 40% del controllo-partecipazione
al commercio mondiale. Gli Stati Uniti subiscono una crisi nel
1920 per la diminuzione degli acquisti europei di derrate alimentari
e cotone, ma già nel 1922 tornano a un alto dinamismo produttivo.
Intorno al 1923 la crisi mondiale di adattamento post-bellico
era sostanzialmente superata. Mentre in Italia si sperimentava
una economia corporativa, e in Russia con la NEP ci si avviava
verso esperienze di pianificazione e collettivizzazione, nella
maggior parte dei paesi industriali il sistema economico continuava
a poggiarsi sulla preminenza dell'iniziativa privata, con lo Stato
che si limitava alla politica finanziaria e doganale.
In Gran Bretagna diminuì la disoccupazione (ma non al di
sotto del milione), aumentarono le esportazioni; nel 1925 fu ristabilita
la parità prebellica della sterlina con il dollaro e il
ritorno al "gold standard"; si sviluppò l'industria edilizia
e quella cantieristica, mentre quelle dell'automobile e della
radio furono sopravanzate dagli USA. Il nuovo governo laburista
attuò programmi di nazionalizzazione e un politica estera
di opposizione all'intransigenza francese verso la Germania. Una
politica estera continuata dal governo conservatore (1924-1929)
che temeva una egemonia continentale in europa e ambiva a proteggere
le vie marittime inglesi anche con l'amicizia con gli USA.
In USA la produzione industriale aumentò tra il 1923 e
il 1929 del 64%, trainata dall'industria automobilistica petrolifera
e chimica; nel 1929 contribuiva per il 44,8% della produzione
industriale mondiale (11,6% Germania, 9,3% Gran Bretagna, 7% Francia,
4,6% URSS); solo 1/5 della popolazione era impegnato nell'agricoltura,
notevolmente meccanizzata (rispetto ai paesi europei). Si succedettero
presidenti appartenenti al partito repubblicano, che beneficiarono
soprattutto i capitalisti. Inorgoglito dalla vittoria bellica
e dalla prosperità, protetto dall'isolazionismo e dalle
barriere protettive elevate contro i prodotti stranieri, il paese
fu percorso dall'esaltazione dell'americanismo; mentre aumentavano
le violenze e la repressione interna. Tra il 1921-24 una serie
di leggi bloccarono le immigrazioni (da 1.200.000 nel 1913 a 165.000
nel 1925) con l'obiettivo di ostacolare la diffusione delle idee
comuniste, proteggere il livello di vita dei lavoratori statunitensi,
impedire la "degradazione" per l'afflusso di slavi e latini. Ciò
però provocò nei paesi europei un aumento progressivo
della disoccupazione per la impossibilità all'emigrazione
(che si mantenne intorno al 15% nei paesi europei avanzati: l'eccedenza
di manodopera ostacolò il rinnovamento degli impianti e
l'efficacia dell'azione sindacale per il miglioramento delle condizioni
di vita della gente). L'isolazionismo verso l'europa non era applicato
verso il mercato cinese e il centro e sud-america.
In Giappone la crisi è avvertita nel 1920-metà del
1921, per la brusca riduzione dell'esportazione dei manufatti
con la caduta dei prezzi industriali, mentre le importazioni richieste
dai bisogni alimentari e produttivi provocavano emorragia di oro
e divise straniere. Nel 1920-30 i circoli dirigenti sono divisi
riguardo la politica di espansione che i fattori economici e demografici
impongono: i dirigenti dei grandi trusts, le forze politiche e
giornalistiche sono per un'espansione pacifica, commerciale: è
la politica seguita in questo periodo, tranne un breve intermezzo.
Ma forte è l'opinione dei militari che sono per un'espansione
armata che garantisca materie prime e sbocchi commerciali e consenta
al popolo nipponico di adempiere alla "missione" di guida e unificazione
dei popoli asiatici. L'agitazione imperialista rimane incessante
e minacciosa, con metodi minacciosi che includono l'assassinio
politico.
In Cina dopo la morte nel 1925 di Sun Yat-sen, sotto la guida
di Chiang Kai-shek si attua l'organizzazione del regime autoritario
e la progressiva riunificazione del paese: partendo da Canton
le truppe nazionaliste marciano verso il nord fino alla conquista
di Shanghai nel 1927. Chiang ha l'appoggio del grande capitale,
della piccola borghesia e dell'esercito; rompe con il partito
comunista che viene represso. Si ha la rottura tra Mosca e Nanchino
(la nuova capitale), l'avvicinamento alle potenze occidentali,
soprattutto USA e Gran Bretagna che così riescono a bloccare
momentaneamente l'espansionismo nipponico. Chiang sposa nel 1927
Soong Meiling, sorella del banchiere Tze-Wen Soong, cognata di
Sun Yat-sen e di H.H. Kung, 76esimo discendente di Confucio e
magnate della finanza: nel 1928 è presidente della nuova
repubblica, crea un esercito regolare, riprende la conquista e
il 9 giugno 1928 occupa Pechino.
2) La crisi
La sovrapproduzione industriale e la saturazione del mercato,
e lo squilibrio finanziario che aveva portato a una espansione
dei crediti e all'artificiosa ascesa dei valori azionari, rese
il crac del 1929 dirompente. Preceduto dalla tensione progressiva
dei tassi d'interesse, dal cedimento delle Borse europee, dal
ribasso dei prezzi mondiali delle materie prime e dal fallimento
di una importante banca londinese, nell'ottobre 1929 la Borsa
di New York crollò: il crollo dei valori azionari provocò
una brusca restrizione degli acquisti, la flessione della produzione,
il ritiro dei crediti a breve scadenza. Tragica la sequela di
fallimenti, spaventoso l'incremento della disoccupazione (13 milioni
nel 1933). Concomitante la crisi agricola, cui seguì l'inurbamento
di centinaia di migliaia di ex agricoltori che ingrossarono le
schiere degli indigenti.
La crisi colpì per primi i paesi pił dipendenti dai crediti
esteri: l'Austria, l'europa centrale, la Germania. In Germania
la catastrofe fu evitata per l'aiuto delle banche occidentali.
Il panico finanziario raggiunse London e poi la Francia. La depressione
dilaga: caduta dei prezzi, collasso dei valori azionari, riduzione
della produzione (nel luglio 1932 la produzione industriale mondiale
fu del 38% inferiore a quella del giugno 1929), riduzione dei
salari, fallimento delle imprese, disoccupazione. Nel 1932 si
calcolano almeno 30 milioni i disoccupati (esclusi i paesi asiatici),
il commercio mondiale scende da 5 a 1, nel settembre 1932 il 21%
del tonnellaggio mondiale è in disarmo nei porti. La sovrapproduzione
di grano (per la ripresa cerearicola europea e dell'URSS) e la
diminuzione del potere d'acquisto delle popolazioni urbane portò
alla crisi agricola: difficoltà drammatiche investirono
i paesi a monocoltura: cerealicoltori, piantatori cubani di canna
da zucchero, brasiliani di caffè, raccoglitori di cacao
africani. Si conobbero gli effetti della deflazione (la riduzione
del circolante e dei salari).
3) Politiche di superamento della crisi
Per combattere la crisi per la prima volta furono chiamati gli
stati nazionali a politiche di intervento e programmazione economica
su larga scala. Al fine di accrescere la domanda interna si impiegarono
due strumenti:
- l'intensificazione dei lavori pubblici e il riarmo. La relativa
ripresa economica degli anni posteriori al 1932 si attuò
in dipendenza di un'intensa
- fabbricazione di materiale da guerra.
Per procurare mercati esterni si attuò una politica di
competizione commerciale mediante premi all'esportazione, con
l'aggravamento degli imperialismi economici e dei connessi rischi
di guerra. Si accentò il contrasto tra paesi pił ricchi
e meno: USA Gran Bretagna e Francia possedevano da soli l'80%
dell'oro mondiale.
Negli USA fu il new deal (=nuovo trattamento) di Franklin Delano
Roosevelt eletto presidente nel 1932, il programma elaborato dal
suo brain trust tra cui era l'abile finanziere Bernard Baruch.
Fu requisito l'oro, svalutato il dollaro, eliminate le spese inutili
(tra cui quelle connesse al proibizionismo); con i mezzi finanziari
acquisiti si potè assistere i disoccupati ma soprattutto
avviare un'intensa opera di lavori pubblici, anche con istituzioni
interstatali. Fu organizzato il credito agricolo, sostenuto il
prezzo delle derrate agricole, incoraggiata la riduzione delle
superficie coltivate; fu ridotto l'orario di lavoro e elevati
i salari. Una riforma attuata non senza difficoltà e resistenze,
con l'energico uso dello strumento fiscale e una politica di armamenti.
In Gran Bretagna si costituì nel 1931 un governo di unione
nazionale presieduto dal laburista James MacDonald, nonostante
la vittoria dei conservatori nel 1932. La situazione economica
e finanziaria fu risollevata: fu sospeso il tallone aureo, svalutata
la sterlina per dare maggiore competitività ai prodotti
inglesi sui mercati mondiali, fu abbandonato il libero scambio
a favore di un protezionismo imperiale (Conferenza di Ottawa,
1932) con regime preferenziale reciproco per i paesi del Commonwealth.
Già nel 1934 la produzione risalì e diminuì
la disoccupazione. Il paese godette così di una notevole
stabilità politica nonostante la crisi dinastica del 1936
per l'abdicazione di Edward VIII e le tensioni con l'Irlanda.
La Francia fu raggiunta con ritardo ma la crisi fu pił grave per
la concomitante crisi morale e politica: scandali finanziari,
instabilità ministeriale, paralisi dell'esecutivo. Aspro
il contrasto tra destra e sinistra. Nel 1932 coalizione radicali-socialisti;
nel 1934 la violenta agitazione di forze autoritarie; nel 1934-36
l'esperienza dei moderati; nel 1936-38 il Fronte Popolare del
socialista Léon Blum. Si ha un certo risollevamento economico,
ma con una irrisolta crisi demografica, debolezza economica, divisione
interna.
Verso la nuova guerra
Intorno al 1928 in parecchi stati europei, sulla scia del fascismo
italiano e del regime di Horthy in Ungheria, si formarono parecchi
regimi autoritari e dittatoriali. Il problema era, in stati a
economia debole e arretrata, rispondere o prevenire movimenti
di rivolta dei ceti dominati dalle classi dirigenti. Il regime
democratico parlamentare era considerato infatti dai ceti dominanti
come una concessione eccessiva, virtualmente erosiva dei propri
privilegi. Così in Spagna la dittatura del generale Primo
de Rivera (1923-1930), in Portogallo quella del generale Carmona
(1926) aiutato dal professore di scienze finanziarie Salazar,
in Austria i metodi autoritari del cancelliere Ignazio Seipel,
in Ungheria il primo ministro Bethlen per conto di Horthy, in
Bulgaria il governo borghese e filo-militari succeduto all'assassinio
di Stambolijski, in Jugoslavia il federalista Stjepan Radic fu
ammazzato nel 1928 dentro il Parlamento e il potere fu assunto
dal dittatore re Alessandro esponente del centralismo panserbo,
in Polonia il maresciallo Pilsudsky instaurava una dittatura (1926)
che lasciava formalmente le strutture rappresentative. In Grecia
una rivoluzione promossa dai militari portò alla repubblica
nel 1924, che però non riuscì a consolidarsi.
Tra i paesi dell'europa centro-orientale solo la Cecoslovacchia
ebbe una democrazia stabile con leaders di prestigio. Nel resto
dell'europa solo i paesi scandinavi e nazioni occidentali piccole
ebbero una proficua stabilità. Nei nuovi stati baltici
(economia contadina, industria del legno in Finlandia, centri
commerciali a Tallinn e Riga) la riforma fondiaria e l'impulso
a istituzioni democratiche. Solo la Lituania, il pił povero tra
questi paesi e premuto dall'ostilità della vicina Polonia,
ebbe nel 1926 un colpo di stato militare che diede poteri dittatoriali
al presidente. In Belgio il prestigioso re Albert I, l'adozione
del suffragio universale; il connesso Luxemburgo con la granduchessa
Carlotta di Nassau e una costituzione pienamente democratica;
nei Paesi Bassi una certa difficoltà nei commerci ma con
un buon sviluppo delle industrie, il prosciugamento dello Zuiderzee
iniziato nel 1927 diede 200 mila ettari fertili all'agricoltura;
la Danimarca nel 1918 riconosce l'Islanda e prosegue nella sua
politica di sviluppo agricolo e di educazione popolare; la Norvegia
ricostruisce la flotta danneggiata dalla guerra; in Svezia è
lo sviluppo industriale con programmi sociali avanzatissimi per
il tempo, a favore degli anziani, lo stimolo all'edilizia popolare
e alla cooperazione.
Le elezioni del luglio 1932 in Germania avevano visto una enorme
affermazione dei nazionalsocialisti (230 seggi su 609). Il governo
si trovò privo di maggioranza, retto solo dei poteri di
emergenza del presidente della repubblica. Per uscire dalla difficoltà
Hindenburg, su pressioni della casta militare e del grande patronato
industriale e agrario, diede la cancelleria a Hitler (gennaio
1933); nuove elezioni in un clima di forti violenze diede al NSDAP
(National Sozialistische Deutsche Arbeiterpartei, partito nazionale
socialista degli operai tedeschi) solo il 44% dei voti: l'incendio
del palazzo del Reichstag fece scattare il piano golpista. Furono
perseguitati i comunisti; ottenuti i pieni poteri (con la sola
opposizione dei socialdemocratici), attuò il principio
di "un solo capo, un solo partito, un solo popolo". Fu posta sotto
controllo stampa sindacati chiese istituti di assistenze organizzazioni
giovanili scuole. Nel giugno 1934 l'epurazione interna al NSDAP.
Nell'agosto 1934 la morte di Hildenburg permise a Hitler di riunire
le cariche di cancelliere e capo di stato: un plebiscito legalizzò
l'innovazione istituzionale.
All'interno il nuovo regime ridusse la disoccupazione, diede crediti
a industria e agricoltura, avviò grandi lavori pubblici.
La ripresa fu concepita tramite piani quadriennali, come parte
dell'obiettivo primario del ristabilimento della potenza militare
tedesca. Nel 1933 la Germania si ritira dalla Società delle
Nazioni, nel 1934 stipula un patto di non aggressione con la Polonia
in funzione anti-russa; nel 1935 la Saar torna alla Germania,
che ristabilisce il servizio militare obbligatorio (contro il
trattato di Versailles). Nel 1934 un colpo di stato appoggiato
dai nazisti interno all'Austria fallisce, e con esso il progetto
della riunificazione. Nel 1935 Gran Bretagna Francia Italia patteggiano
in funzione anti-tedesca, ma l'accordo fu incrinato per l'accordo
navale anglo-tedesco e per la guerra italo-etiopica.
La guerra etiopica aggravò il declino della Società
delle Nazioni, impotente davanti alle aggressioni internazionali
(Etiopia 1935-36; Cina nel 1931 con la Manciuria e poi nel 1937),
e priva ormai di Giappone (1933), Germania (1935), Italia (1936).
In URSS il superamento faticoso della carestia nel 1923 e la NEP
portarono a una lenta crescita della produzione. Con la morte
di Lenin nel gennaio 1924 e l'ascesa di Stalin, è la ripresa
del nazionalismo russo. L'URSS riesce a farsi riconoscere da Gran
Bretagna Francia Italia, e a concludere trattati con Giappone
e Lituania.
Il primo piano quinquennale (1928-1933) creò un'industria
pesante, anche grazie all'aiuto di tecnici occidentali, collettivizzò
l'agricoltura il cui rendimento si tentò di migliorare
anche con l'uso delle macchine. L'eliminazione fisica di una gran
numero di kulaki (contadini benestanti) e la creazione dei kolchoz
(aziende agrarie collettive) in cui i contadini colpiti nei loro
interessi non esitavano a attuare un'ecatombe di bestiame e a
rifiutare il lavoro, non migliorò la produzione agricola.
I trasferimenti giganteschi dall'agricoltura all'industria, creazione
accelerata di tecnici mediante lo sviluppo di scuole per adulti,
pesavano duramente sull'insieme della popolazione: i viveri razionati,
la mancanza di oggetti di prima necessità e di abitazioni,
l'intensificazione del controllo del regime. I successivi piani
(1933-37 e soprattutto il terzo iniziato nel 1938) realizzavano
la totale collettivizzazione di agricoltura industria commercio,
accentuavano lo stachanovismo; furono costruite nuove città,
valorizzate nuove fonti locali di energia, si ebbe un certo elevamento
del livello di vita dei cittadini (nel 1935 furono abolite le
tessere annonarie).
Nel 1936 una nuova costituzione semplificò gli organi di
governo e mantenne la struttura federale (11 repubbliche). L'URSS
passò da 147 milioni (1927) a 170 milioni (1939) di abitanti.
Nel 1934 il regime si fece meno duro. L'assassinio di Kirov diede
occasione a Stalin di attuare una prima vasta epurazione nell'esercito
e nel partito, che stupì gli osservatori stranieri per
ampiezza della repressione e docilità con cui gli accusati
rendevano le "confessioni".
In politica estera l'URSS riprese la politica zarista, mostrandosi
prima pił attiva in oriente (Cina), sfruttando i collegamenti
della Terza Internazionale. Dopo l'avvento al potere di Hitler
ci fu un certo avvicinamento alla Francia. La direzione moscovita-staliniana
dei partiti si fece pił rigida con la creazione del Komintern,
all'interno della Terza Internazionale: fu favorita la costituzione
di fronti popolari, movimenti unitari tra socialisti e comunisti
là dove questi erano in minoranza; si intensificò
la propria presenza, esasperando conflitti sindacali e malcontenti
popolari, tensioni nazionali (in asia africa vicinoriente), ponendosi
come organo delle ribellioni nazionali all'imperialismo, delle
rivendicazioni economiche e politiche del proletariato, della
difesa delle libertà minacciate dai regimi fascisti.
Il colonialismo
Nel mondo è il declino dell'egemonia europea coloniale.
La Gran Bretagna ha difficoltà con il nazionalismo arabo
del vicinoriente e con la rivolta indiana. In Palestina il governo
inglese esita tra sionisti e arabi. Nel 1936 una commissione reale
progetta di dividere il paese in due stati: 1/3 riservato agli
ebrei e 2/3 agli arabi, con un corridoio tra Gerusalemme e il
mediterraneo: i due gruppi insorgono. In Egitto la guerra italo-etiopica
costringe a nuove concessioni: è riconosciuta l'indipendenza
totale, la GB conserva i diritti su Suez, è conclusa una
alleanza militare, e un condominio anglo-egiziano nel Sudan.
In India, di fronte all'azione di Gandhi e del "partito del congresso",
al dissidio tra indł e musulmani e all'allargarsi dell'influenza
dei comunisti, nel 1935 la GB concede una costituzione parlamentarista.
Alle elezioni, cui partecipano solo una parte ristretta della
popolazione, vince il partito del congresso guidato da Nehru,
ma si rafforza anche la Lega Musulmana. La minaccia dell'imperialismo
nipponico alleggerirà la tensione con gli inglesi. La Francia
ha difficoltà in nordafrica vicinoriente e Indocina. In
Indocina la lotta anticoloniale è guidata dal partito nazionalista
e da quello comunista. Il PCI fu fondato a Canton nel 1917, guidato
da Nguyen Ai-Quoc (detto Ho- Chi-Minh, =il luminoso). I disordini
del 1930-31 sono opera dei due partiti: la reazione dura dei francesi
non attenua il malcontento.
In Cina (una realtà data da oltre 450 milioni di abitanti)
il regime di Chiang Kai-shek deve fare i conti con opposizioni
interne e con i comunisti. Questi, allontanandosi dalle direttive
del Komintern, avevano accentuato il carattere rurale della loro
propaganda; costituirono a sud dello Yang-tzu-chiang il Governo
della Repubblica Sovietica Cinese, di cui divenne presidente nel
1931 Mao Tse-tung. Nel 1933 è l'inizio della guerra civile:
Chiang Kai-shek con l'aiuto di consiglieri tedeschi passò
all'offensiva, ma il piccolo (100 mila uomini) esercito comunista
riuscì a non farsi travolgere: inseguito dai governativi,
dopo un anno di prove terribili, raggiunse il rifugio dello Shan-
hsi (la "lunga marcia", 1934-1935) dove fu organizzato uno stato
collettivista, che dichiarò guerra al Giappone.
Chiang Kai-shek nonostante la scarsità delle risorse e
calamità varie (le grandi inondazioni del 1931, la crescente
pressione giapponese), promosse un certo risollevamento economico
e la diffusione della cultura; non reagì all'espansione
giapponese in Manciuria e nello Jehol, ma "l'incidente del ponte
Marco Polo" gli diede occasione di mutare atteggiamento: di fronte
al Giappone la Cina oppose così una compagine sostanzialmente
unita.
Nel 1932-1933 in Giappone è il predominio dei militari,
collegati con società segrete tradizionaliste, convinti
di una missione nipponica di "conquista mondiale" sotto la guida
"divina" dell'imperatore. Fu conquistata la Manciuria: di fronte
alla condanna della Società delle Nazioni, il Giappone
decise di ritirarsi da essa (1933).
Diminuita l'influenza dei militari, i capitalisti giapponesi ripresero
la politica di espansione commerciale, coadiuvati dalla svalutazione
dello yen. L'espansionismo allarmò parecchi stati e li
indusse a misure protezionistiche verso le merci giapponesi (oltre
che verso l'emigrazione). Si attuò una alleanza tra militari
e alta finanza, orientata ormai verso la guerra. All'interno i
gruppi militari si scatenarono contro "coloro che abbandonavano
il cammino dell'imperatore", uccidendoli. Nel 1936 è firmato
un patto anti- URSS e anti-comunista con la Germania nazista.
Si aggrava la tensione con la Cina che sfocia nel luglio 1937
nella guerra quando alcuni soldati nipponici e cinesi si sparacchiano.
La guerra durò in estremoriente e nel pacifico per otto
anni.
La guerra di Spagna
La guerra civile spagnola durò dal 1936 al 1939. La repubblica,
fondata nel 1931 dopo l'abdicazione del re Alfonso XIII, era piuttosto
debole. Le elezioni del 1936 diedero la vittoria al Fruente Popular
unitario delle sinistre: il neogoverno del massimalista socialista
Largo Caballero intensificò la lotta contro gli elementi
tradizionalisti: chiesa cattolica, grandi proprietari, esercito.
Le destre si accordarono: si ebbe un "pronunciamiento" dei militari
(luglio 1936) e la proclamazione del generale Franco capo di un
"governo nazionale" che stabilì il quartier generale a
Burgos. Il governo repubblicano abbandonato da polizia e esercito,
ma appoggiato dalla marina, si rifugiò a Valenza: fu organizzata
una milizia a opera dei sindacati. Fu una guerra civile violentissima
e spietata.
L'europa si divise in fascisti e antifascisti. Il governo inglese
riesce a far passare il principio di non intervento, ma di fatto
lo eludono Italia Germania URSS e Francia: l'Italia fascista invia
"volontari" raggruppati in divisioni, la Germania nazista sperimenta
nuove armi e tattiche, l'URSS fa trucidare la forte componente
anarchica per prendere il controllo del fronte. Il governo repubblicano
fu costretto a trasferirsi a Barcellona nel novembre 1936. Con
la caduta di Madrid, dopo 28 mesi di assedio, agli inizi del 1939
è la vittoria definitiva di Franco.
Virtualmente 1/3 del mondo è in guerra già dal 1936:
tra guerra civile spagnola e guerra cino-giapponese. Le tappe
successive riguardarono l'espansionismo tedesco in europa e quello
giapponese in oriente, fino al coinvolgimento nel 1941 di USA
e URSS.
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