Maksim
Gor'kij: Opere
Maksim Gor'kij: Opere
I suoi primi libri rispecchiano l'esperienza
degli anni tra scorsi nei porti della Russia meridionale. Con
i racconti Makar Cudra (1892) e soprattutto Celkas pubblicato
nel 1895 sulla rivista «Russkoe bogatstvo» (La ricchezza russa),
ebbe inizio la sua fortuna letteraria. Nel 1898 la raccolta in
due volumi Schizzi e racconti lo rivelò al grande pubblico.
Il personaggio tipo di questi racconti è ancora di tagli
romanticista: il vagabondo, l'eroe che sfida il mondo delle convenzioni.
Sulla rivista marxista «Zizn» (La vita) pubblicò Foma Gordeev
(1899) e I tre (1901) ancora legati al mondo dei racconti prece
denti, e il Canto della procellaria (1901) allegoria dell'appros
simarsi della rivoluzione. Per questo poema la rivista fu sop
pressa e Gor'kij arrestato e confinato in Crimea, suscitando le
reazioni del mondo culturale progressista russo.
E' un periodo molto attivo per Gor'kij che a parte i guai con
le autorità zariste, fonda la casa editrice Znanie che
servì a far conoscere al paese i giovani scrittori realisti.
Il Teatro d'Arte di Stanislavskij mette in scena due drammi di
Gor'kij: Piccolo-borghesi (1901) e Bassifondi (1902) che ebbe
un enorme successo di pubblico.
"Bassifondi", conosciuto anche con il titolo di "L'albergo dei
poveri", non è un dramma di intreccio, ma una galleria
di ritrat ti di vagabondi giunti all'estrema libertà della
desolazione. L'usuraio Kostylev ha trasformato una misera cantina
in un alber go dei poveri, asilo notturno per senzatetto. Tra
gli ospiti dell'albergo c'è Luka, mezzo santo e mezzo ciarlatano,
capace di infondere in tutti un po' di speranza o di illusione;
e il ladro Vaska, amante di Vasilisa moglie di Kostylev, ma in
realtà inna morato della sorella di lei Natascia. Vasilisa
cerca di indurre Vaska a uccidere Kostylev per poter vivere insieme.
Vaska alla fine acconsente ma con un altro scopo: liberare Natascia
dall'odiosa sopraffazione dell'usuraio. Dopo la morte di Kostylev,
anche Luka scompare dall'albergo, lasciando i compagni di miseria
nella disperazione.
A questi drammi ne seguirono altri, dedicati soprattutto all'atteggiamento
degli intellettuali verso il popolo e la rivoluzione: I villeggianti
(1904), I figli del sole (1905), I barbari (1905).
Nell'esilio di Capri scrisse La madre (1907), che segna
il passaggio alla seconda fase della sua produzione. Nella storia
di una vecchia che attraverso il figlio rivoluzionario emerge
da una rassegnazione antica e capisce il valore della ribellione,
Gor'kij indica un'alternativa alla vana ricerca di libertà
dei suoi precedenti vagabondi. Protagonista è Pelageja
Nilovna Vlasova: contadina, moglie bistrattata del fabbro Vlasov
brutale e ubriacone, subisce una profonda trasformazione alla
morte del marito. Causa del suo mutamento è il figlio Pavel,
operaio e socialista, che fa della sua casa il luogo di riunioni
politiche. A contatto con il figlio e i suoi compagni Andrej,
Mazin, Vesovscikov, Natascia, Samojlov ecc., viene conquistata
alla causa e liberata da ogni antico timore e pregiudizio. Quando
Pavel e gli amici vengono imprigionati, lei, serena e sicura della
sua nuova fede, è come la madre di tutti. I giovani sono
condannati, lei distribuisce i volantini con il di- scorso rivoluzionario
pronunciato da Pavel in tribunale. Scoperta e circondata dai gendarmi,
lancia i volan tini alla folla radunata, proclamando a gran voce
il suo appello ai lavoratori. Nel tumulto, viene uccisa.
Trittico di scritti autobiografici sono Infanzia (1913), Fra la
gente (1915), Le mie università (1917). Dopo la guerra
pubbli cò L'affare degli Artamonov (1925) che attraverso
la storia di tre generazioni di una famiglia russa traccia la
parabola del ca pitalismo russo dall'abolizione della servitù
della gleba, alla rivoluzione. Nel 1935 è il suo ultimo
romanzo, La vita di Klim Sangin che aveva iniziato nel 1925.
[1997]
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