Anton 
              Pavlovic Cechov: Teatro 
            
             
             
              Anton Pavlovic Cechov: Teatro 
               
               Tra il 1884 e il 1891 Cechov scrisse per il teatro 
                8 atti uni ci o vaudevilles. In alcuni sono ancora prevalenti 
                la dimensione narrativa e il monologo: Il tabacco fa male , Tragico 
                contro voglia , Il canto del cigno . In altri è già 
                una tecnica autonoma ol tre che notevoli qualità drammatiche: 
                così in Sulla via maestra . 
                 
                A questi vaudevilles seguirono 6 lavori in quattro atti. Il primo 
                dramma vero e proprio di Cechov fu Ivanov (1888): la cosa più 
                debole di questo dramma è proprio la componente troppo 
                evidentemente psicopatica del protagonista. Seguì Iscij 
                (1889), im portante soprattutto come prima versione di "Zio Vanja". 
                Ma i veri capolavori del teatro cechoviano furono i quattro drammi 
                suc cessivi: Il gabbiano (1895) di cui si ebbe una rappresentazione 
                nel 1898 con Stanislavskij nella parte di Trigorin e l'attrice 
                M.L. Roksanova in Nina, Zio Vanja (1899) rappresentato 
                al Teatro d'Arte di Mosca con la regia di Stanislavskij come pure 
                i due seguenti, Le tre sorelle (1901), e Il giardino dei ciliegi 
                (1904). 
                 
                Nei quattro atti de "Il gabbiano" è Irina Arkadina, attrice 
                di successo, che passa l'estate in una tenuta del fratello, insieme 
                all'amante, il noto scrittore Trigorin, e al figlio Treplev che 
                vuole diventare drammaturgo ed è innamorato della giovane 
                Nina, anche lei villeggiante e attrice dilettante. Sedotta da 
                Trigorin Nina fugge con lui a Mosca. Due anni dopo Treplev e Nina 
                si rive dono: Nina abbandonata da Trigorin con un figlio morto 
                in fasce, fa l'attrice di provincia, è povera e infelice 
                ma decisa a vivere con coraggio, prosegue la sua vita raminga. 
                Treplev invece solo e deluso, incapace di comunicare persino con 
                la madre che si disin teressa di lui, si uccide. 
                 
                Protagonista dei quattro atti di "Zio Vanja" è Ivan Petrovic 
                Voiniskij, zio Vanja appunto, che per anni ha amministrato con 
                scrupolo e abnegazione la tenuta della nipote Sonja versandone 
                i redditi al cognato, il professor Serebrjakov, vedovo di sua 
                so rella e padre di Sonja. Unica amicizia nella grigia esistenza 
                di Vanja e di Sonja è quella del medico Astrov, amato senza 
                speranza da Sonja. Per il resto sono tutti devoti al professori, 
                che cre dono un genio. Serebrjakov si stabilisce con i due, insieme 
                alla seconda moglie, Elena. Le illusioni sono presto distrutte: 
                alla rivelazione che l'illustre professore è solo un mediocre 
                sfaccia tamente ingrato, zio Vanja sembra ribellarsi: in un momento 
                d'ira arriva a sparargli, senza colpirlo. Nemmeno questo gesto 
                estrema modifica il destino di Vanja e di Sonja, che riprendono 
                la loro vita rassegnata e dimessa, sempre inviando le rendite 
                della tenuta al professore tornato in città con la moglie. 
                 
                Tre atti per "Le tre sorelle": in una città di provincia 
                vivono le sorelle Prosorov: Ol'ga, Mascia e Irina. Con loro il 
                fra tello Andrej. Svanite le prime speranze giovanili e il progetto 
                di andare a Mosca, matura insensibilmente l'epilogo che fissa 
                le linee di un grigio destino. Ol'ga invecchia sola. Mascia non 
                ama il marito, il maestro Kulygin. Andrej è l'infelice 
                marito dell'insensibile, rozza e presuntuosa Natal'ja. Nell'ultimo 
                atto Mascia, che si era innamorata dello sposato colonnello Versinin, 
                deve congedarsi da lui, trasferito altrove. Muore in un inutile 
                duello il barone Tuzenbach, che Irina aveva accettato per marito. 
                Le tre sorelle si separano, lasciando Andrej nella casa familiare 
                con l'arrogante Natal'ja e i figli. Disperata rassegnazione in 
                Kulygin, Andrej e Ol'ga, che ha fatto felice la sua vecchia bambinaia 
                Anfisa maltrattata da Natal'ja, accogliendola nel suo nuovo alloggio 
                di direttrice della scuola. 
                 
                I quattro atti de "Il giardino dei ciliegi" si aprono con Lju 
                bov' Ranevskaja che, proprietaria di una tenuta, torna dall'este 
                ro dove ha fatto una bella vita dissoluta, per sistemare il pa 
                trimonio dissestato. Consigliata da Lopachin, figlio arricchito 
                di un suo servo, a lottizzare il vecchio e splendido «giardino 
                dei ciliegi» adiacente alla casa padronale, Ljubov' rifiuta ap 
                poggiata dall'inconcludente fratello Gaev. Essi si rivelano del 
                tutto incapaci di prendere decisioni risolutive. L'intera pro 
                prietà è messa all'asta per far fronte ai debiti, 
                viene acquistata da Lopachin che caccia gli antichi padroni e 
                fa abbattere i ciliegi del giardino. Nella casa abbandonata romane, 
                malato e dimenticato da tutti, il vecchio servo Firs. 
                 
                Dopo la rivoluzione politica del 1917 sono emersi dagli archi 
                vi altri lavori teatrali di Cechov. Tatjana Répina (1899) 
                è di scarso interesse, probabilmente la continuazione caricaturale 
                di un dramma dell'editore A.S. Suvorin. Senza titolo, ma etichettato 
                dai critici come Platonov è un'opera giovanile del 1880-1891 
                in cui Cechov alle prime armi come drammaturgo disegna nel protago 
                nista un eroe senza volontà, e in altri personaggi e situazioni 
                la contrapposizione tra due mondi, la nobiltà e la borghesia 
                mercantile, che riapparirà nelle opere maggiori. 
               
              
               
              [1997]
              
             
            
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